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Bryan Ferry accarezza Dylan

Un’America tutta spazi e libertà da una parte, e dall’altra l’Inghilterra più dandy che ci sia. La voce nasale di Bob Dylan e quella carezzevole di Bryan Ferry...

di Enrico Barbieri

Un?America tutta spazi e libertà da una parte, e dall?altra l?Inghilterra più dandy che ci sia. La voce nasale di Bob Dylan e quella carezzevole di Bryan Ferry. Che si potesse trovare una sintesi tra questi due mondi, non solo musicali, era difficile da immaginare. Ma quando c?è la classe? Ad accompagnare l?ex Roxy Music nel suo Dylanesque, una band navigata con Paul Carrack, Chris Spedding, Warren Ellis e con il tocco di Brian Eno. Ferry si avventura nel repertorio di mr. Robert Zimmerman con naturalezza: presta il suo timbro profondo e raffinato a pezzi storici come Knockin? On Heaven?s Door e Times They Are A-Changin. E sembra davvero che Bob, mentre le scriveva, pensasse a lui? Dopo la cura glamour di Bryan, non evapora l?energia folk contestataria e la poesia beatnik di Dylan. Una metamorfosi ben riuscita.

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