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Bruxelles, pasticcio all’italiana sui migranti

La Commissione europea ha proposto di anticipare l'entrata in vigore di alcuni punti del Patto migrazione e asilo e, in questo modo, facilitare i respingimenti. La lista dei "Paesi sicuri" fa discutere. Per Gianfranco Schiavone, dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione, si tratta di un'operazione politica «priva di senso giuridico» e un segnale di «italianizzazione» delle istituzioni europee, nel senso più dispregiativo del termine

di Francesco Crippa

Mattone su mattone la Fortezza Europa prende sempre più forma. Il 16 aprile la Commissione europea ha presentato una proposta di modifica del regolamento procedurale insito nel Patto migrazione e asilo che dovrebbe anticiparne l’entrata in vigore e facilitare i respingimenti dei migranti. Fermo restando che servirà l’approvazione del Consiglio e poi del Parlamento e che quindi il castello potrebbe rivelarsi fatto di carte, la proposta di Bruxelles fa storcere il naso per almeno tre motivi. Il primo riguarda il contenuto, il secondo l’obiettivo e il terzo le modalità. Per Gianfranco Schiavone, membro dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, la Commissione ha dato di sé «un’immagine miserabile». Ma andiamo con ordine.

La lista dei Paesi sicuri, una forzatura farla già ora

La proposta di legge presentata dall’esecutivo comunitario prevede innanzitutto una lista di “Paesi sicuri”, che in parole povere sono quelli in cui non si ravvisano condizioni di violenza e instabilità tali da giustificare una richiesta d’asilo all’estero; di conseguenza, uno Stato può respingere tale richiesta. Ebbene, Bruxelles ha inserito nella lista tutti gli Stati che attualmente hanno lo status di “candidato” a entrare nell’Unione europea (esclusa l’Ucraina) più Kosovo, la Tunisia, l’Egitto, il Marocco, la Colombia, il Bangladesh e l’India.

Al di là della definizione di “sicuri” applicata a Paesi dove le violazioni dei diritti umani sono noti come Tunisia, Egitto o Marocco (ma vale anche per la Turchia, che rientra nei “candidati”), il problema a monte è la stessa compilazione della lista. «È una cosa totalmente priva di senso giuridico anticipare ora una lista che sarà adottata solo dopo l’approvazione della norma e sulla base della condizione di quei Paesi nel momento dell’entrata in vigore e non di oggi», commenta Schiavone. «Per questo penso che sia soltanto un messaggio politico».

Anticipare il Patto migrazione e asilo, pura propaganda

La seconda proposta della Commissione è quella di anticipare l’entrata in vigore dei due parti del regolamento contenuto nel Patto migrazioni e asilo che entrerà in vigore a giugno 2026. La prima è quella di consentire ai 27 di indicare in via eccezionale anche altri Paesi come “sicuri”; la seconda è quella di estendere l’applicazione delle procedure accelerate (quelle per chi viene da Paesi sicuri) ai cittadini provenienti da tutti quegli Stati in cui al massimo il 20% dei richiedenti vede accettata la propria domanda d’asilo. La logica alla base di questo provvedimento è che se uno Stato ha una bassa percentuale media di accoglimento della domanda allora è sicuro. «Si inventano paesi sicuri, si inventano procedure, si inventato di tutto per arrivare all’obiettivo di estrema compressione del fenomeno migratorio», il giudizio di Schiavone. «È un modo per coprire ciò che non si può dire apertamente e cioè che non si vuole accogliere queste persone».

In ogni caso, sottolinea l’esperto, c’è poco da rimanere sorpresi: le norme erano già contenute nel regolamento ed è lì il vero problema, non nell’anticipazione. «Il danno irreparabile è stato fatto allora, con il fissare la soglia del 20%. Un criterio di definizione di “sicuro” bizzarro, basato sulla statistica». La proposta di anticipare l’entrata in vigore, dunque, «risponde solo a un obiettivo politico, propagandistico, che è quello di mostrarsi solerti rispetto al tema dell’immigrazione».

Una caduta di stile

Secondo Schiavone, quello su cui ci si dovrebbe interrogare è il modo in cui la Commissione sta cercando di bruciare le tappe. «Se c’è già un regolamento generale appena approvato e neppure entrato in vigore è parossistico fare già delle modifiche. Oltretutto, si è in attesa del giudizio della Corte di giustizia dell’Ue sul caso Italia-Albania, quindi compilare la lista dei Paesi sicuri già ora è una mancanza di stile, in trent’anni non ho mai visto una cosa simile. È un modo di agire all’italiana. Ecco, sì, la Commissione si è un po’ italianizzata».

Si è italianizzata non solo per il modo di procedere, diciamo così un po’ borderline, ma anche perché, come ritiene Schiavone, «è come se la Commissione si fosse asservita agli interessi di alcuni Paesi», tra cui appunto l’Italia. Giorgia Meloni, del resto, applaudendo Bruxelles ha cercato di intestarsi il ruolo di apripista. «Ritengo positiva la proposta di anticipare l’entrata in vigore di alcune componenti del Patto», ha detto. «È un’ulteriore conferma della bontà della direzione tracciata dal governo» che sta svolgendo «un ruolo decisivo per cambiare l’approccio europeo nei confronti del governo dei flussi migratori».

Come detto, la proposte della Commissione devono passare al vaglio di Consiglio e Parlamento. «Mi aspetto che ci sarà una grande pressione politica su entrambi gli organi affinché questa legge passi il più velocemente possibile ed entri in vigore», conclude Schiavone. Tuttavia, la Commissione sa che non sarà facile.

AP Photo/Omar Havana/Associated Press/LaPresse

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