Europee 2024

Bruxelles, nel cuore dell’attivismo verde si scommette sul voto

Dove sono finiti i ragazzi che manifestavano per il clima, cinque anni fa? Quell’onda verde, che ha portato alla nascita del Green deal nell’Ue, esiste ancora? Ne è convinta Faustine Bas-Defossez, dell’European Environmental Bureau – Eeb, la più grande rete di organizzazioni ambientaliste in Europa

di Elisa Cozzarini

Dalle marce per il clima alle proteste dei trattori: alla vigilia delle prossime elezioni europee, il contesto sociale e politico è profondamente cambiato, negli Stati dell’Ue, rispetto al 2019. Oggi il Green deal è sotto attacco e le questioni ambientali sono al centro di un dibattito sempre più acceso, spesso distorto da fake news. «Ma i ragazzi che scendevano in strada cinque anni fa, ci sono ancora. Sono cresciuti, si sono organizzati in modi più tradizionali, fanno meno rumore, ma hanno la stessa convinzione. Assieme a loro, stiamo lavorando per far sentire la voce della componente progressista ed ecologista della società», afferma Faustine Bas-Defossez, dell’European Environmental Bureau – Eeb, la più grande rete di organizzazioni ambientaliste in Europa, con sede a Bruxelles.

Faustine Bas-Defossez – European Environmental Bureau – Eeb

Eeb, con BirdLife Europe, Climate Action Network, Transport & Environment e Wwf, ha dato vita a un’alleanza per il voto alla natura: Vote Nature Alliance. Il primo appuntamento è al Parlamento europeo il 19 marzo, quando i rappresentanti della società civile dei 27 Stati membri si incontreranno, in presenza e online, per confrontarsi sulle strategie più efficaci da mettere in campo per coinvolgere i cittadini, convincerli dell’importanza di andare alle urne dal 6 al 9 giugno prossimi, e per contrastare la disinformazione. Ci saranno anche i giovani di Youth Environment Europe, una federazione che fa parte di Eeb.

«Quando parlo con i ragazzi, non ho l’impressione che abbiano perso la fiducia in un’Europa verde. Il punto è che l’onda di cinque anni fa non c’è più, ha cambiato forma. Nasceva come reazione a un Europarlamento molto conservatore, che non aveva dato spazio alle istanze ambientaliste», continua Bas-Defossez. «E, soprattutto, arrivava all’indomani della pubblicazione del rapporto speciale dell’Ipcc, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, che evidenziava le conseguenze di un riscaldamento globale di 1,5° C rispetto all’era preindustriale. In quel momento, molte persone aprivano gli occhi per la prima volta sulla necessità di fare qualcosa per arrestare la febbre del pianeta. Da quella spinta è nato il Green deal».


Destra versus Green Deal

L’attacco dell’estrema destra al Patto verde europeo, specialmente per le misure che riguardano l’agricoltura e l’agroindustria, ha portato a un calo di consensi per il Ppe, il partito dei conservatori di Ursula von der Leyen. La risposta sono stati i passi indietro rispetto alle politiche ambientali, come la bocciatura del Regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi – Sur (ne abbiamo parlato qui). Eppure, nel manifesto con cui si presenta alle prossime elezioni, il Ppe rivendica la paternità del Green deal, specificando che «non è un’ideologia, come sostengono i Verdi o i Socialisti».

In queste settimane il Consiglio, che rappresenta i governi degli Stati membri, sta elaborando la bozza dell’Agenda strategica per il quinquennio 2024-29, un documento fondamentale, che stabilisce i principali obiettivi politici dell’Europarlamento che verrà. «Siamo al lavoro per chiedere che l’ecologia continui a essere una delle priorità, come è stato per l’Agenda del 2019, che conteneva un capitolo dedicato alla neutralità climatica, per un’Europa verde, equa e attenta ai bisogni sociali delle persone. Era la prima volta, a livello comunitario, ed era un risultato ottenuto grazie alla pressione delle associazioni ambientaliste», continua Bas-Defossez. Nel 2014, infatti, le politiche ambientali non venivano neanche nominate tra le priorità. C’era solo un vago riferimento al costo dell’energia e al cambiamento climatico. Al momento, la bozza dell’Agenda strategica si focalizza sulle crisi geopolitiche globali e l’impatto sull’Ue. Ma restano ancora centrali le politiche verdi, con l’obiettivo di aumentare la resilienza degli Stati membri di fronte alla crisi climatica e ambientale. Si concentrano sull’energia, l’economia circolare, la decarbonizzazione e l’adattamento climatico.

Far conoscere il Patto verde europeo

«L’ascolto dei territori restituisce uno scollamento tra i cittadini e le istituzioni europee, da alcuni percepite come ostili, ma per lo più sconosciute. Di qui il disinteresse per il voto», continua Bas-Defossez. In base a un recente studio realizzato in Francia da Destin commun, infatti, non solo il Green deal è ignoto ma anche persone con un certo livello di istruzione sono all’oscuro di come funzioni l’Ue. «Il nostro compito, nei prossimi mesi, è quello di fare una campagna di informazione e sensibilizzazione per far comprendere l’importanza delle scelte comunitarie per i temi che ci stanno a cuore».

Nella foto in apertura, Greta Thunbger a Lorndra,. Credit: AP Photo/Kirsty Wigglesworth/LaPresse.

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