Welfare

Bruxelles giudica le stragi del Ruanda

Il Belgio processa due uomini e due donne giudicati responsabili di alcune stragi. Fra loro due suore cattoliche. Ottocentomila morti in pochi mesi nella primavera del 1994, l'unico genocidio ricono

di Giampaolo Cerri

Un processo storico quello che si è aperto oggi a Bruxelles: per la prima volta una corte d?assise belga si dovrà pronunciare su accuse rivolte a cittadini ruandesi accusati d?aver partecipato ai massacri del 1994.Centosettantuno testimoni, di cui una cinquantina arrivati sin dal Ruanda, sfileranno davanti alla corte per un procedimento che è già costato qualcosa come 3 milioni di euro. Sul banco degli imputati 2 uomini e due donne (due religiose) e fra i testimoni anche alcuni rappresentanti di ong impegnate all?epoca nelal regione dei Grandi Laghi. Saranno ricostruiti eventi tragici e i massacri che portarono alla morte di 800 mila persone in soli tre mesi fra tutsi, etnia minoritaria, e hutu moderati. Una gigantesca strage, la sola insieme alla Shoah ad essere riconosciuta come genocidio dall?Onu nel secolo scorso. Mentre un tribunale internazionale lavora già a Arusha nella Tanzania, altre cause contro persone ritenute responsabili di crimini contro l?umanità si svolgono in Ruanda (4.500 processi e 100 mila prigionieri) mentre in Svizzera è stato giudicato da un tribunale militare un vecchio sindaco ruandese. L?ordinamento belga infatti consente di giudicare cittadini straniere per fatti commessi all?estero su vittime straniere. ?Siamo il solo paese occidentale il cui primo ministro si sia recato a Kigali per chiedere perdono al popolo ruandese?, ha scritto in questi giorni Le Soir, ?e saremo il primo paese al mondo a dimostrare che, in caso di crimini contro l?umanità, la giustizia non conosce confini?. I fatti giudicati a Bruxelles si sono svolti fra l?aprile e il giugno del ?94 a Butare, la seconda città del Paese dove morirono in pochi giorni 300 mila persone. Sul banco degli imputati due suore ruandesi, Gertrude e Kizito, rispettivamente di 42 e 37 anni, un notabile vicino al potere e un intellettuale: ognuno è accusato di aver collaborato a diverso titolo alle stragi Le religiose in particolare di aver consegnato alle milizie hutu quattromila tutsi terrorizzati che si erano rifugiati nel covento di Sovu, nelle vicinanze di Butare.


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