Volontariato

Bruno, il disabile più abile del mondo

Napoletano, 27 anni e un chiodo fisso: trovare un impiego. Nonostante Napoli. E la distrofia. Il suo motto: «Se non vai al lavoro, il lavoro viene da te». C’è riuscito, con un computer

di Alessandro Sortino

A Napoli c?è chi attraversa la città per andare a lavoro, e magari impiega un?ora buona. Bruno Esposito attraversa la sua stanza, dieci secondi, dal letto alla scrivania. Bruno è un ragazzo distrofico di ventisette anni, da un anno costretto sulla sedia a rotelle. Da qualche tempo è il più abile e richiesto webmaster italiano, che tradotto vuol dire: creatore di siti Internet. La sua stanza è il suo ufficio. Una, due, tre, quattro pareti, agli occhi degli altri. Ma ai suoi occhi la sua stanza non ha più pareti, come quella di una canzone famosa. Sulla scrivania di Bruno c?è una tastiera, un computer, un modem. «Sono fortunato», dice lui, «perché la malattia non ha limitato di molto i miei movimenti». Dunque può muovere il mouse, scrivere sulla tastiera. Per abbattere quattro pareti, basta e avanza. I nternet, il suo habitat naturale C?è un personaggio del fumetto di fantascienza ?Nathan Never?, (lo stampa Bonelli, quello di Tex e Dylan Dog), che è afflitto da una fastidiosa balbuzie. E in più è piccolo e maldestro. Ma quando, attraverso un congegno di realtà virtuale, naviga fisicamente nella rete, subisce una metamorofosi, si trasforma in un eroe invincibile. Viceversa, navigando con Bruno Esposito nell?iperspazio di Internet, è il profano a sentirsi impacciato, ad avvertire il fastidio del limite. Lui invece è nel suo elemento. Naviga, conosce persone, stringe amicizie, combina affari, ma soprattutto lavora. Bruno Esposito infatti è un lavoratore indefesso, e in più un lavoratore ambizioso. Dieci anni fa (ne aveva appena sedici) cominciò a lavorare come dj per le radio di Napoli. A quei tempi godeva di una maggiore capacità di movimento, e poteva recarsi a lavoro fuori casa. Ma quando fu costretto a rinunciarvi, adottò il motto: se non puoi andare a lavoro, il lavoro può sempre venire da te. Sulla scrivania piazzò una consolle avveniristica. Mixava i dischi, combinava i suoni. Presto comprese come nell?industria dei suoni mancassero tecnici specializzati. Allora si buttò sul mercato degli spot, radiofonici e televisivi. Dalla Fininvest al Telethon La sua apparecchiatura si era fatta via via sempre più sofisticata: dunque cominciò a prendere commesse da tutta Italia, e persino dalla Fininvest. La sua carriera di fonico per la pubblicità era avviatissima. Ma la lasciò improvvisamente. «Ho capito che a Napoli il mercato era asfittico», dice oggi, «sì, qualche commessa arrivava anche qui. Ma rispetto a Roma e Milano erano briciole. Io delle briciole non mi accontento. Mi piace lavorare in campi dove so che posso crescere. Quando la rete delle reti è cominciata a diventare una realtà frequentata da milioni di persone, ho sentito che quello sarebbe diventato il mio mondo» In effetti in Italia sono in pochi ad avere la conoscenza di Internet che Bruno Esposito può vantare, in pochi a potere offrire la sua professionalità come creatori di siti. «Il mio lavoro consiste in una sorta di tipografia telematica. Mi arrivano i testi, io li combino e li organizzo in ipertesti. E poi creo tutta la parte grafica, che su Internet svolge un ruolo essenziale. Per ognuna delle funzioni che svolgo, ci vuole una professionalità specifica. Per esempio il fatto che io me la cavi anche come grafico, mi dà una marcia in più rispetto ai miei concorrenti». Lo stipendio di Esposito attualmente arriva, in forma di borsa di studio, dai fondi Telethon. È lui il webmaster del sito Telethon, e di quello Uildm, il più vasto sito europeo sulla disabilità. Ma Esposito ha cominciato a proporsi sulla piazza di Internet, come creatore di siti, anche all?attenzione di imprese profit. «Ho creato una piccola società con un mio amico», dice, «e le commesse cominciano ad arrivare. Purtroppo c?è un problema: le bollette. Collegarsi con Internet in Italia costa più che in altri Paesi del mondo. E sul mercato noi italiani finiamo col perdere competitività. Su Internet non ci sono distanze, dunque chi costa meno conviene ovunque si trovi». «I miei colleghi? Non li ho mai visti» Comunque Telethon ha dotato la stanza-ufficio di Bruno di tecnologie avanzatissime, e soprattutto di una linea Isdn che gli permette di scaricare i dati con una velocità di molto superiore rispetto a quella delle linee telefoniche standard. E dunque di risparmiare in bollette. Ma per le ambizioni di Bruno ancora non basta. «Il mio sogno è quello di lavorare in un sito d?informazione. Un sito però fatto con tutti i crismi, tipo quello che fa la Cnn. Un sito che occorre aggiornare continuamente, che funziona in termini ipertestuali, ovvero con la possibilità di saltare da un testo a un altro. Purtroppo in Italia siamo ancora indietro sulla informazione on line. E anche l?informazione tradizionale che si occupa di Internet non fa altro che sottolinearne gli aspetti negativi». In effetti la stampa si comporta come chi comincia a imparare una lingua nuova: le prime parole che rimangono impresse sono quelle brutte. Allo stesso modo, riguardo Internet, si sono imparati subito gli usi perversi, la sua idoneità a favorire le azioni illecite e a preservare chi le commette dalla esposizione. Eppure Internet è anche e sopratutto qualcos?altro: uno spazio della realtà senza barriere dove l?abilità lavorativa e scollegata dalla capacità di movimento fisico. «Io concepisco Internet», prosegue Bruno, «come una porzione della realtà. Per esempio: dedico una parte consistente del mio tempo all?aggiornamento. Perché se vengono fuori nuove tecnologie di programmazione, e ciò avviene continuamente, e io non lo vengo a sapere, perdo subito competitività. Ma la rete è anche un sistema per conoscere persone. Ho degli amici che ho incontrato sulla rete, che non ho mai visto dal vivo, ma con i quali ho uno scambio gratificante. Anche i miei colleghi dei siti Telethon e Uildm, non li ho mai visti. Loro preparano i testi, curano la parte redazionale del sito, mentre io mi occupo, per così dire di quella tipografica. Lavoriamo fianco a fianco, si può dire, anche se io sto a Napoli e loro a Roma e Padova». «Ho molti amici, conosciuti in rete» Perché questo è uno dei fatti nuovi di Internet: il tempo e lo spazio tendono a sfumare come realtà materiali, e assomigliare sempre più allo spazio e al tempo mentali. «Tempo fa», spiega Esposito, «ho lanciato su Internet un appello: c?è qualcuno che vive un?esperienza simile alla mia? C?è qualcuno che lavora col telelavoro? Niente, nessuna risposta. Eppure sarebbe interessante confrontare le esperienze: la vita che faccio io ha qualcosa di diverso rispetto a quella degli altri. Per esempio sono diversi i tempi della mia giornata: se non ci fosse la mia famiglia, faticherei a rispettare l?orario del pranzo. Così come fatico a rispettare quello della cena, e quello del sonno. Quando lavoro, non riesco a staccarmi dal monitor se prima non ho terminato. Così finisco per passare la notte sveglio. Il problema è che io sono un pigro: dunque il telelavoro finisce per diventare un disincentivo ulteriore a uscire di casa». Il tempo libero comunque Bruno lo passa col suo gruppo musicale: è un gruppo che fa musica hip hop. Il suo strumento? Facile indovinare: un computer.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA