Non profit

Bruni: adesso vi racconto come sono andate le cose in Rai

L'economista con una lettera torna sulla querelle della "quasi censura” subita al programma “Fà la cosa giusta” di martedì mattina, dove si è persuaso a non commentare lo scandalo di una tv pubblica che pubblicizza l'azzardo

di Redazione

Tutto è inziato con uno j'accuse su Twitter da parte del profilo del Movimento Slot Mob che parlava di censura nei confronti del fondatore, l'economista Luigino Bruni che non avrebbe potuto commentare la scelta della tv pubblica di mandare in onda spot sul gioco d'azzardo durante i Mondiali di calcio in Brasile. Il prof, contattato da Vita al telefono, ha minimizzato l'accaduto spiegando come si fosse trattato solo di una moral suasion insistita da parte della redazione del programma e motivata dalle possibile ricadute che un attacco del genere avrebbe fatto piovere sul programma (Tg1 – Fà la cosa giusta). 

A stretto giro di posta però sono arrivati due contributi. Il primo è stato quello di Paola Brodoloni, presidente dell'associazione "Cuore e Parole Onlus”, anche lei ospiter del programa che sottolineava come fosse stata lei a dissadere il professore dal suo proposito. Il secondo da parte di Giovanna Rossiello, conduttrice di Fà la cosa giusta in cui negava l'accaduto.

Oggi Bruni ci ha scritto, per chiarire l'accaduto dal suo punto di vista.


Ecco il testo della mail.

Carissimo Direttore,
anche se non avrei nessuna voglia né tempo per replicare agli interventi delle due signore Rai che voi avete tempestivamente pubblicato, per amor del vero sento di doverle scrivere io personalmente la versione dei fatti, poi a voi credere a me o alle due signore.

Una premessa: quando qualche giorno fa lanciammo sui social media la campagna contro gli spot Rai sull'Azzardo, io telefonai alla Rossiello e le dissi: «Vuoi ancora invitarmi in Rai visto che abbiamo lanciato questa campagna? Senti il direttore del TG1 e fammi sapere». Mi rispose subito che non c'era nessun problema, così io andai in trasmissione. Per ulteriore correttezza, dissi alla Rossiello: «io faccio una battuta sugli spot dell'azzardo, ok?». Al che le due reazioni parallele: la mia co-ospite (che oggettivamente non c'entrava nulla) mi ha fatto tutto un discorso sull'etica televisiva, che non bisogna andare in Rai per parlar male della Rai e che quindi trovava eticamente grave la mia idea di accennare agli spot; la Rossiello che mi dice che rischiava con una tale battuta di ridurre i pochi minuti che aveva la sua trasmissione e persino di chiuderla.  Come vogliamo chiamare questi fatti: «censura» (come dissi al telefono al vostro giornalista, mi sembrava eccessivo), «ricatto morale»? «pressione etica»? o come? Ma da qui a dire come afferma la Rossiello nell'articolo da voi pubblicato che non si è parlato degli spot perché non c'era tempo in soli 7 minuti, significa negare l'evidenza e farlo intenzionalmente.

Lei può credermi o non credermi, questo non dipende da me, ma questa che le ho raccontato è la pura e semplice versione dei fatti così come si sono svolti martedì mattina alle 9.00, Saxa Rubra, Palazzina B. Siccome poi eravamo già microfonati, se esistesse una registrazione di quella conversazione in back stage, sarei molto lieto che venisse resa pubblica. Come vede, niente di molto grave. ovviamente, ma ciò che per me è moralmente grave, è negare la realtà e far passare il sottoscritto come un millantatore. Visto il seguito di questa storia, la sola cosa giusta che non ho fatto è stato ignorare le parole delle due signore e in diretta denunciare lo scandalo di un servizio pubblico che pubblicizza l'azzardo, e di questa cosa giusta non fatta per non mettere in difficoltà la Rossiello mi porterò per qualche giorno il rimorso.
 

Caro professore, noi cerchiamo di essere tempestivi sempre, quando ci si riesce, sia nel raccogliere le notizie, come nel caso dell'input del sito Slot Mob che denunciava una censura a Uno mattina, sia nell'interpellarla, che a pubblicare le lettere di chiede a Vita.it il diritto di replica di fronte ad accuse se non gravissime, oggettivamente antipatiche. (R. B.)
 

 


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