«Finalmente un podio della giusta altezza?»: bravo Brunetta. Una battuta fulminante e azzeccata, che mi ha colpito assai più del contenuto del suo discorso, peraltro zeppo di riflessioni interessanti. Una battuta giusta, che serviva a stemperare un momento di tensione emotiva, la standing ovation del congresso del Pdl al ministro più popolare. Una battuta azzeccata perché effettivamente il palchetto degli oratori del congresso non era – come quasi sempre accade – impraticabile per chi è basso di statura. Probabilmente – non ne ho la certezza – qualcuno finalmente c’ha pensato. Insomma, una bella storia di progettazione inclusiva. Ma è interessante e divertente immaginare che qualcuno si sia posto il problema di non mettere in difficoltà un ministro davvero molto basso. Ho navigato nei motori di ricerca e ho scoperto che l’altezza di Brunetta continua a rappresentare argomento di discussione e di dileggio. Il ministro non si è certo sottratto a questo sport, ma mi domando come le stesse persone che giudicano lombrosianamente il ministro non si rendano conto della cattiveria, della scorrettezza, della brutalità di tale atteggiamento, specie quando diventa ripetitivo, e vuole assurgere ad argomento politico. Anche io vedo il mondo più o meno alla stessa altezza di Brunetta, ma essendo seduto in sedia a rotelle la cosa fa meno effetto. In pratica però mi trovo spesso nella medesima situazione scomoda: banconi dei bar altissimi, sportelli delle informazioni e dei servizi praticamente inaccessibili, bancomat concepiti per watussi. Sarebbe bello dunque che il ministro più basso della storia della Repubblica (ricordo analoga ironia per Fanfani, decisamente più alto) dedicasse uno specifico impegno al tema dell’accessibilità universale. Gli sarebbero grati in molti, non solo i nani. E forse il suo consenso sarebbe ancor più trasversale, perché si parlerebbe di alto e di basso, non di destra e di sinistra.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.