Politica

Brexit? Deve essere la grande occasione dell’Italia

«Diventiamo finalmente il terzo piede dello sgabello. Siamo il terzo paese dell’Europa e avremo pari dignità di Francia e Germania. Assumiamo un peso che non avevamo mai avuto. E Milano può sostituire Londra». A parlare è Carlo Maria Pinardi, docente di Finanza alla Bocconi, presidente della società do consulenza Analysis SpA e curatore di Our Money, una delle rubriche di Vita Bookazine

di Lorenzo Maria Alvaro

I cittadini del Regno Unito hanno deciso di uscire dall’Unione Europea. Al netto di tutte le considerazioni sull’età degli elettori, sulla loro istruzione e sul loro ceto, il dato certo è che la Brexit è diventata realtà. Quali saranno le conseguenze a breve, medio e lungo termine di questa decisione? Per rispondere abbiamo chiesto a Carlo Maria Pinardi, docente di Finanza alla Bocconi, presidente della società do consulenza Analysis SpA e curatore di Our Money, una delle rubriche contenuta nella sezione Forward di Vita Bookazine.


Quali saranno secondo lei le conseguenze della Brexit in Gran Bretagna?
Innanzitutto penso che se si votasse oggi il Remain vincerebbe al 60% perché gli inglesi si sono resi conto della stupidaggine che hanno fatto. Di questo sono abbastanza convinto anche se effettivamente la Borsa che ha perso di meno è proprio quella inglese. A perdere di più sono i Paesi periferici, più è periferico il paese più perde. In realtà secondo me viene ampiamente sottostimato l’impatto della Brexit nel medio e lungo termine. Nel breve termine ci sarà molta più volatilità. Dipende molto da come avverrà questa uscita. La Gran Bretagna ha già messo le mani avanti chiedendo un’uscita lenta, l’Ue dovrebbe invece chiederne una molto molto rapida.

Ma i tempi tecnici non sono di due anni?
Sì, ma gli effetti sostanziali di questa uscita, che certamente richiede tempo, di fatto possono essere fatti atterrare a brevissimo. Il Regno Unito, in sostanza, è già fuori. Da domani tutte le riunioni che avverranno non terranno in conto il punto di vista inglese.

Dal punto di vista della politica interna invece ci saranno cambiamenti?
L’effetto scontato è che Scozia e Irlanda del Nord chiederanno ragionevolmente la secessione per aggregarsi all’Europa. Questo per trarre vantaggio dalla nuova posizione privilegiata di cui godrebbero in una situazione del genere. Non è dunque solo l’Ue che si rompe ma anche l’Uk, fatto molto sottostimato dagli elettori inglesi e gallesi.

Rimanendo in campo britannico come vede l’economia da oggi in poi?
Le conseguenze sono naturalmente, nel medio termine, significative. Il Fondo Monetario stimava una felssione del Pil inglese in una forchetta tra l’1,5 e il 5,5% nei prossimi 3 anni. Al di là di questo si fermeranno tutti gli investimenti verso il Regno Unito. Chi investe vuole capire come evolve la situazione. Nell’incertezza tutto viene congelato. C’era già stato un rallentamento in vista del referendum. Chi ha perso questa volta sono Londra e in generale l’Uk che uscirà a pezzi.

Però la sterlina guadagnerà in flessibilità…
Si è vero, ma per dire se sarà un vero guadagno bisognerà aspettare 10 anni.

Parliamo ora di Unione Europea. Cosa significa la Brexit per i Paesi membri?
Questa per la zona Euro è la sfida decisiva. Spero e penso che l’Europa da questa lezione durissima possa cogliere un’occasione per cambiare passo.

Cosa intende?
Andare verso l’unità politica vera, che corrisponda a quella monetaria. Cominciando dalla politica estera, proseguendo con la difesa e poi con l’unione fiscale.

Per l’Italia invece le cose come cambiano?
L’Italia diventa finalmente il terzo piede dello sgabello. Siamo il terzo Paese dell’Europa e avremo pari dignità di Francia e Germania. Assumiamo un peso che non avevamo mai avuto. Al di là dell’instabilità e delle conseguenze pesanti sul piano finanziario che vivremo nel breve termine per noi è una grande possibilità, anche in termini di attrazione degli investimenti che prima finivano necessariamente in Uk. Adesso per accedere in Ue Londra non sarà più la porta privilegiata.

Quindi vede una posizione centrale di Milano e di Piazza Affari?
L’Italia, e Milano in particolare, può sfruttare questa situazione a proprio vantaggio. Potremmo essere quelli che traggono maggior vantaggio da questa situazione. Piazza Affari è legata a doppio filo con la Borsa della City.

Agli investitori italiani cosa conviene fare?
È oggettivo che gli italiani che hanno comperato in tempi recenti in Gran Bretagna, in particolare a Londra, abbiano subito un duro colpo. Tra svalutazione della sterlina e il fatto che già prima del referendum il mercato immobiliare londinese era in bolla, è oggettivo che non sarà più come il passato. Londra è un mercato che non potrà che essere ridimensionato da quello che è successo. Certamente questo ridimensionamento dipende dalla risposta dell’Europa.

Sta auspicando una sorta di “guerra” finanziaria e commerciale agli inglesi?
Dico che più l’Europa avrà risposte forti, più la situazione per Londra sarà pesante. D’altra parte ogni divorzio è dispendioso per il partner che decide di abbandonare il tetto coniugale.


Carlo Maria Pinardi cura per Vita Bookazine, nella sezione Forward la rubrica “Our Money, spunti per un uso ragionevole del denaro” . Sul numero in edicola scrive di tasse e evasione

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