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Brexit & Azzardo: finisce la colonizzazione inglese dell’Italia?
L'azzardo è italiano, ma la sede è a Londra e le licenze vengono da Gibilterra: così operano le multinazionali del gambling. Con la Brexit si annuncia un terremoto nel settore e qualcuno inizia a tremare: siamo infatti alla vigilia del rinnovo di 120 concessioni statali sul gioco online e molti dei partecipanti puntano a firmare subito, prima che l'opinione pubblica si accorga del problema. Ma se Brexit deve essere, deve esserlo soprattutto in questo settore
di Marco Dotti
Gaming in subbuglio
L'industria inglese del gaming rappresenta da sola il sesto mercato mondiale. I cosiddetti casual smartphone games – giochetti tipo candy crash o angry birds per capirci – sono diventati un vero affare e, secondo una ricerca di Newzoo, società di consulenza, generano profitti per 3,83miliardi di dollari l'anno. Nell'economia interconnessa dove sviluppo, progettazione e fruizione mal sopportano barriere e confini rischiano di ricevere un duro colpo dalla Brexit tanto che l'amministratore delegato di Newzoo, Peter Warman, si è sbilanciato affermando che «una delle cose che accadranno a livello mondiale è che le società di giochi non metteranno più il proprio quartier generale a Londra. Mi aspetto inoltre – ha ribadito Warman – che quelli che hanno la loro sede centrale nel Regno Unito si trasferiranno presto altrove». Il riferimento del ceo di Newzoo è a Sega o King società leader nei giochi su mobile che detiene, appunto, il famoso Candy Crash.
Azzardo made in Uk
Se questo è vero nel settore del gaming e dei casual games, dove le scosse sono forti e si sentono, che cosa accadrà nel settore dell'azzardo è facile intuirlo: un terremoto. Dopo la Brexit, la Gaming Commission, ovvero l'authority che regola il settore legale nel Regno Unito, si è affrettata a rassicurare tutti. Ovviamente, le rassicurazioni ufficiali non rassicurano più nessuno, servono casomai per guadagnare tempo e tra i lobbysti è scattata la corsa al rimedio. Tenteranno di mettere una pezza là dove si è aperta una voragine. Si cercherà la solita eccezione ma questa pratica, molto europea, sembra oramai figlia di una logica definitivamente archiviata con il referendum di giovedì. Vediamo i tre nodi critici della questione.
GIbilterra: la Spagna salverà il "paradiso societario"?
Il primo punto è Gibilterra: 30mila abitanti, enclave inglese nel cuore dell'Europa su cui la Spagna ha già avanzato una timida richiesta di co-sovranità. Gibilterra è un paradiso fiscale e societario per l'industria globale dell'azzardo. In questi anni Gibilterra è diventata un vero e proprio Cavallo di Troia: Grazie alle licenze inglesi rilasciate a Gibiltarra, infatti, molti operatori si trovano a poter lavorare all'interno di ordinamenti dello spazio comune europeo. I casinò online che otttengono una licenza rilasciata a Gibilterra possono agire legalmente o nella semilegalità; la zona grigia garantiva fino a ieri, quanto meno, ricorsi all'UE in nome del "libero mercato". Con licenza inglese operano ad esempio 888 e William Hill.
2016: fuga da Londra
È ancora vivo tra gli osservatori più attenti lo scontro per aggiudicarsi il bando del lotto italiano fra l'inglese Stanleybet – società di Liverpool, ma con sede legale a Malta – e l'italiana Lottomatica. Per la verità, Lottomatica è oramai solo un brand, un marchio e la sua italianità è relativa. Il colosso controllato dalla De Agostini e che da 22 anni gestisce, tra le altre cose anche, il lotto e i Gratta&Vinci ora si chiama IGT, ha ricavi per 1,4miliardi di euro e ha spostato la propria sede centrale proprio a Londra. Cambierà qualcosa per IGT/Lottomatica? Ovviamente, avvocati d'affari e analisti sono già al lavoro per capire gli impatti della Brexit su una struttura complessa.
Nel luglio di 2 anni fa, quando venne annunciata la fusione con l'americana International Game Technology Inc. la residenza effettiva della holding di controllo venne aperta nel Regno Unito. Si disse che questo comportava diversi vantaggi fiscali. Dal 2010 Londra aveva infatti dato corso a una riforma della corporate tax policy al fine di attrarre investimenti e diventare il polo di attrazione delle multinazionali decise a delocalizzarsi. A meno di una clamorosa decisione europea, la Brexit dovrebbe segnare la fine della Corporate Tax Road Map ossia del beneficio sulla tassazione dei redditi società. Con una rilocalizzazione o una nuvoa delocalizzazione.
"Ce lo chiede l'Europa": ora non più
Chi ha buona memoria ricorda anche le estenuanti polemiche e gli infiniti ricorsi sul tema delle sanatorie per i centri scommesse non autorizzati, ma dotati di licenza rilasciata da altri Paesi dell'Unione Europea, solitamente, appunto, il Regno Unito. La risposta ai più critici, da parte di amministratori e funzionari di Stato era la solita: «ce lo chiede l'Europa». Il problema era concreto, soprattutto per quanto riguarda i cosiddetti Centri di Trasmissione Dati che operano collegati a bookmaker esteri. Dettaglio non irrilevante: il "soggetto estero" era ed è solitamente un soggetto inglese. Questo dicono i fatti.
E i fatti ci dicono che oggi non solo l'Europa, ma il Regno Unito stesso "non ce lo chiede più". Ammesso l'abbia mai chiesto nei termini che la vulgata vorrebbe far passare. Ora che uno scenario è caduto, si avrà il coraggio di chiudere finalmente la porta? La Brexit può avere indicibili ricadute e infinite conseguenze nel settore dell'azzardo legale che ricade sul territorio italiano (ma, oramai, di italiano ha ben poco). Non è detto siano tutte negative. Con la Brexit si annuncia un terremoto e qualcuno inizia a tremare: siamo infatti alla vigilia del rinnovo delle concessioni statali sull'azzardo legale online che dovrebbero portare nelle casse dell'erario 24milioni di euro (spiccioli, insomma) e molti dei partecipanti puntano a rinnovare subito, prima che l'opinione pubblica si accorga del problema. Ma se Brexit deve essere, dovrebbe esserlo soprattutto in questo settore. Si tratta di una buona occasione per i decisori che, oggi, possono trovarsi a poter compiere scelte che, fino a mercoledì, sembravano inedite o implausibili. Coglieranno la sfida?
In copertina: immagine di Matt Cardy/Getty Images
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