Responsabilità sociale d'impresa

Brembo, Ferrari e Iveco corrono, gli altri marchi inseguono

Ripercorriamo le classifiche del rating del sociale nell'economia italiana che sono state al centro del numero di ottobre del magazine. Cominciamo dall'automotive: tanti buoni risultati e qualche zero in un settore che, oggi, ha anche altro a cui pensare

di Nicola Varcasia

Come sono posizionate le grandi aziende del made in Italy nel campo della sostenibilità sociale? Eseguono e “sopportano” le regole imposte dalla normativa in fatto di rendicontazione o considerano questi temi come parte essenziale delle loro strategie di crescita e sviluppo? Da queste domande, nel numero di ottobre VITA ha preso in considerazione 40 aziende che in Italia operano e presentano il bilancio. Sono state scelte le prime dieci società per fatturato appartenenti a ciascuno di quattro settori trainanti della nostra economia: alimentare, abbigliamento, arredamento, automotive.

Con metodo

Ripercorriamo la prima delle 4 classifiche per settore, esplorando i motivi per i quali alcune aziende hanno a nostro avviso meritato un punteggio più alto. I criteri con cui sono stati osservati i canali pubblici e i bilanci di sostenibilità di queste società sono stati elaborati con Altis Università Cattolica. Abbiamo così individuato cinque categorie di valutazione: approccio strategico; continuità di intervento; approccio multistakeholder; attenzione alla comunicazione; rendicontazione. Ogni categoria è composta da tre o quattro segmenti, a ciascuno dei quali corrisponde un peso, il cui valore va a comporre il risultato finale.

Freni che accelerano

Il primo settore che considereremo è dunque l’automotive perché è stato quello da cui è emersa l’azienda che in base al nostro lavoro ha totalizzato un punteggio più alto. Si tratta di Brembo, nota in tutto il mondo per gli impianti frenanti, che ha sfiorato il punteggio massimo (due punti) in ciascuna delle cinque categorie. Conoscendo l’azienda bergamasca e il suo radicamento nel territorio – oltre che le iniziative di sostegno alle donne in zone anche lontane dall’Italia nelle quali è presente – non è stata per noi una sorpresa in senso assoluto. Quello che colpisce però è proprio il settore di appartenenza, l’automotive, che è al centro della più grande crisi di sviluppo e prospettive da quando le quattro ruote hanno iniziato a cambiare il nostro modo di vivere.

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