Un libro di epigrammi fotografici: Brecht durante gli anni del nazismo prima e della guerra poi, ritagliava immagini dai giornali e poi componeva poesie o commenti densi di dolore e ironia. È una cavalcata storica L?Abici della guerra, piena di colpi bassi, di interpretazioni provocatorie, di orgoglio ideologico. Ma i commenti di Brecht fanno tralucere anche lo sgomento davanti agli incredibili acuti di crudeltà che la realtà gli presentava. Oggi, i commenti verrebbero bollati come politicamente ultra-scorretti («So la legge della gang», mette in bocca a un Churchill in smoking e carabina; mentre il commento ai bombardamenti tedeschi su Londra suona così: «Incidente sul lavoro»). C?è il Brecht antioccidentale, e quello comunque dalla parte dei vinti, che cerca di spiegare «l?inspiegabile pazienza dei popoli». Ma su tanti giudizi storici così di parte, domina la sensazione profonda dell?inutilità della guerra. Contro di lei Brecht vomita parole. E come sottolinea Michele Serra nella bella introduzione, per una volta parlando di guerra ci accorgiamo di quale orrore stiamo parlando.
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