Economia

Bravi e trasparenti per fare l’Europa sociale

Intervista a Felice Scalvini,padre del termine impresa sociale (anche se lui,a dir la verita', "non ne pretende il copyright")

di Francesco Agresti

Un artigiano che inventa situazioni sociali e cerca di farle funzionare», si definisce così Felice Scalvini, presidente di Cecop, la confederazione europea delle cooperative di lavoro e sociali, vicepresidente di Confcooperative, uno degli estensori della legge 381, padre, anche se, precisa, «non ne pretendo il copyright», del termine impresa sociale. Nel corso del convegno organizzato da Cecop, a fine ottobre a Praga, è stato uno dei punti di riferimento dei rappresentati delle organizzazioni europee. Probabilmente sarà difficile farglielo ammettere, ma se in Europa si parla di cooperazione ed economia sociale è difficile non fare il suo nome.
Vita: Scalvini, un bilancio di Praga?
Felice Scalvini: Il bilancio finale è molto positivo, dopo una serie di conferenze sull?economia sociale in cui traspariva un po? di stanchezza, nella capitale della Repubblica Ceca si è registrata vitalità, interesse a conferma che l?allargamento dell?Unione europea crea sì dei problemi ma offre anche molte opportunità. Entrando nel merito si è avuta la conferma della grande pluralità di esperienze e della necessità di arrivare a forme più stringenti di coordinamento.
Vita: Spostando il tiro sull?intera Europa, qual è lo stato di salute del sistema cooperativo sociale?
Scalvini: Sta uscendo da una crisi che, negli ultimi dieci anni, ne aveva un po? rallentato la crescita. In Europa si stanno sviluppando interessanti esperienze nei Paesi nordici, in Francia, dove dopo le Scic, le leggi sull?economia sociale, sono state promulgate norme su cooperative miste nel settore sanitario che coinvolgono personale …
.tecnico e utenti a conferma della validità della forma della cooperativa multistakeholder come strumento utile per affrontare tematiche relative ai servizi pubblici e ai processi di integrazione sociale.
Vita: I valori dell?economia sociale troveranno spazio nella Costituzione europea?
Scalvini: Finora è stata tracciata la cornice entro cui inserire i valori fondanti, si tratta ora di scrivere i singoli articoli, ci sono spazi per poter inserire i valori dell?economia sociale, i prossimi mesi saranno decisivi.
Vita: Tracciando il bilancio degli ultimi suoi anni di attività professionale, tempo fa disse «ho cercato di mettere l?economia al servizio dell?uomo»: cosa intendeva dire?
Scalvini: Volevo dire che ho cercato di mettere l?economia al servizio dell?uomo secondo modelli diversi da quelli più diffusi.
Vita: Cioè?
Scalvini: Secondo l?idea socialdemocratica, condivisa da buona parte del mondo cattolico, al centro delle politiche pubbliche devono esserci processi redistributivi. Senza voler negare la bontà di queste misure, credo che l?economia possa essere messa al servizio dell?uomo dando all?uomo gli strumenti per servirsene.
Vita:Come?
Scalvini: Ad esempio diffondendo la capacità delle persone di gestire i fatti economici complessi. Quelli dell?economia etica sono processi di acculturazione economica che coinvolgono larga parte della popolazione. L?imprenditorialità sociale è uno strumento che permette all?uomo di servirsi dell?economia secondo una visione non paternalistica, in questo senso le cooperative sociali rappresentano un utile strumento.
Vita: I processi redistributivi sono anche strumenti di gestione del consenso. Com?è giudicata questa visione dalla classe politica?
Scalvini: In Italia lo sviluppo di una sussidiarietà orizzontale è visto con timore. L?intera partita relativa alla riorganizzazione dei servizi sociali è ispirata dalla preoccupazione di perdere potere e capacità di gestire alcune leve del consenso. In risposta alla crisi dei tradizionali servizi sociali, si sta scegliendo la linea di favorire, senza distinzione tra destra e sinistra, la costituzione di aziende controllate dell?ente pubblico anziché puntare sulla capacità di autorganizzarsi del tessuto sociale. L?antidoto per arginare questa tendenza sta nella capacità dell?economia sociale di organizzare forme di rappresentanza per negoziare spazi di autonomia.
Vita: Anche alla luce del meeting di Praga, cosa vede nel futuro dell?economia sociale?
Scalvini: Sta emergendo un?articolazione dell?intero settore in due grandi aree: attività economica di produzione di beni e servizi e attività di erogazione di rilievo sociale.
Vita: Sarà inevitabile la sovrapposizione dell?attività delle imprese for profit. Come arginare l?ingerenza?
Scalvini: Bisogna essere più bravi. Più bravi nella gestione dei servizi coinvolgendo e responsabilizzando i destinatari degli interventi. Ma credo che il punto fondamentale sia l?accountability, sentiero sul quale le organizzazioni debbono fare ancora molta strada. Bisogna capire che occorre investire in queste attività superando uno dei principali difetti: l?autorappresentazione. Le organizzazioni devono diventare delle case di vetro, capire che evidenziare i limiti è un modo per crescere meglio: per questo credo che le figure professionali di cui si ha maggior bisogno nel non profit siano quelle dei ragionieri, degli amministrativi. Quella della trasparenza è un battaglia decisiva, perderla pregiudicherebbe il futuro dell?economia sociale.

Input
Cecop è l?organizzazione
del movimento cooperativo
in Europa:
www.cecop.org

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