Famiglia

Brasile: svolta nell’omicidio di Suor Dorothy

Arrestato un un socio del fazendeiro accusato di essere il mandante. Si rafforza la pista del ''consorzio'' tra latifondisti

di Paolo Manzo

Nuova svolta nel caso della religiosa americana uccisa in Amazzonia: è stato arrestato Regivaldo Pereira Galvao, un socio del fazendeiro accusato di essere il mandante dell’assassinio. Questo nuovo arresto rafforza la pista del ”consorzio” tra latifondisti. A fine febbraio Vita aveva condotto un?inchiesta sulla violenza che, nelle ultime settimane, aveva insanguinato lo stato del Pará, in Brasile e che portò all?uccisione di suor Dorothy Stang, pubblicando anche una lista delle persone minacciate di morte nello stato del Pará di cui venne in possesso: 35 sindacalisti, appartenenti al Movimento dei Sem Terra, alla Commissione pastorale della Terra (espressione della Conferenza episcopale brasiliana), semplici contadini che hanno visto qualcosa che non dovevano vedere, o hanno osato pronunciare una mezza parola contro il latifondista, il politico o il poliziotto sbagliato di turno. “Sono già 212 le persone che, solo nel Pará, sono state uccise prima di Dorothy Stang negli ultimi anni, ed erano tutte sulle liste nere dei fazendeiros, i latifondisti locali”, denuncia Jacques Pinto Bira, coordinatore della Commissione pastorale della Terra dello Stato di Pará. Ciò che maggiormente impressiona è la percentuale di morte violenta che colpisce – nei primi tre anni dall??inserimento in lista? – i minacciati: il 49%. “L?Amazzonia è un?immensa Sicilia verde”, si sfoga Lucio Flávio Pinto, giornalista e sociologo che ha speso 39 dei suoi 55 anni a denunciare i disastri di quella che lui definisce, “una vera e propria mafia all?italiana”. Intesa come “un potere parallelo allo Stato e assai più potente di quest?ultimo”. L?ultimo libro di Lucio Flávio ha un titolo che è tutto un programma: Cvrd. Ossia l?acronimo della Companhia Vale do Rio Doce, una multinazionale molto più potente di uno Stato e che, lo scorso anno, ha contribuito al 10% del prodotto interno lordo dello Stato di Pará, esportandone quasi la totalità all?estero. La ?Vale?, come la chiamano da quelle parti, è la più importante società mineraria e di trasporto merci del Brasile e il maggior produttore mondiale di minerale di ferro. I suoi interessi nell?area sono enormi, così come il suo interesse a disboscare a ritmo crescente il tesoro che c?è nel sottosuolo di questo Stato povero per gli indicatori sociali, ma ricco di nichel, ferro, bauxite, oro e niobio. Questo minerale favoloso (detto anche ?diamante blu?) che, in lega col titanio, è il miglior superconduttore al mondo c?è solo qui e in Congo ma “tutti i veicoli spaziali che girano intorno al globo sono messi insieme grazie al niobio, che resiste a temperature elevatissime e che in questa regione è abbondante come in nessun altro Paese al mondo”, confida a Vita Alcenir Monteiro, coordinatore nazionale dei Sem Terra per il Pará. Per Jacques Pinto Bira le grandi aziende con i maggiori interessi nel settore minerario dell?area e nel disboscamento della stessa sono proprio la Companhia Vale do Rio Doce e, a ruota, la Onça-Puma, multinazionale canadese, leader nell?estrazione del nichel. Oltre alle multinazionali minerarie l?altro settore economico coinvolto è quello dell?industria del legno. “Le grosse multinazionali sono il problemão, il grande problema e le madereiras sono tra i mandanti diretti o indiretti, non ho dubbi”, spiega Plinio de Arruda Sampaio, intellettuale brasiliano tra i più prestigiosi, dirigente del Partido dos trabalhadores, nonché capo dell?équipe incaricata dal presidente Lula di formulare la riforma agraria. Tornando all’attualità, il magistrato Lauro Freitas ha negato ieri la libertà provvisoria all’altro latifondista, tal Vitalmiro Bastos de Moura, che si era consegnato due settimane fa, dopo 42 giorni di latitanza


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