Sostenibilità
Brasile: risparmiatori italiani a rischio?
L'allarme del Centro studi internazionale di Enrico Jacchia: «Negli Usa è già diffuso per tempo». Rischio reale o echi di una campagna anti-Lula
Un effetto Argentina sui risparmiatori italiani che hanno investito in titoli di Stato brasiliani? O il riverbero di una manovra anti-Lula, il candidato della sinastra brasiliana, che secondo i sondaggi dovrebbe affermarsi?
Sta di fatto che un nota del Centro studi internazionali, a firma del direttore prof. Enrico Jacchia, se la prende con «il silenzio della quasi totalità dei mezzi di informazione sulle prospettive per i risparmiatori italiani che hanno investito in obbligazioni del Brasile (circa 10.000 miliardi, secondo autorevoli fondi finanziarie)».
Jacchia cita invece l’esempio degli Stati Uniti dove «invece il campanello d’allarme è suonato da mesi e la corsa del pubblico americano a liberarsi dei titoli brasiliani fino a che c’e’ ancora tempo ha fatto crollare ulteriormente negli ultimi giorni e ore il valore di questi. E’ una conseguenza ovvia di quello che l’ormai sicuro vincitore dell’imminente voto ha ripetuto costantemente: non rimborserò niente agli stranieri». In Italia però «non esiste un organismo che consigli i risparmiatori sugli investimenti internazionali a rischio, specie quelli nei paesi in via di sviluppo. Un organismo indipendente sia dai ministeri che dalle banche, come funziona invece nei mercati dei nostri principali partners. Era chiaro che l’Argentina andava all’insolvenza, come è probabile che la segua il Brasile. Altri paesi però offrono buone prospettive e sono ormai centinaia di migliaia i nostri piccoli risparmiatori che, liberatisi negli ultimi anni dal provincialismo dei Bot, investono sul mercato finanziario internazionale», continua Jacchia, «è un bene perche’ ormai siamo entrati nell’Europa della moneta unica e ci serve alzare lo sguardo a orizzonti finanziari più vasti. Ma è un male che restino senza guida».
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