Mondo

Brasile: le Ong criticano Lula, non ha mantenuto le promesse

Coro di critiche per la mancata attuazione dei piani di riforma agraria, di lotta alla fame e all'analfabetismo e di sviluppo dell'Amazzonia.

di Chiara Brusini

Molte delle promesse che il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva aveva inserito nel suo programma elettorale – lotta alla fame, riforma agraria, aumento dell’occupazione, alfabetizzazione, sviluppo delle popolazioni indigene, emergenza Amazzonia e ambientale in generale – non sono state rispettate dal governo. Lo sostengono i principali movimenti sociali che lo appoggiarono alle elezioni.

Nel ”Rapporto 2005 sui diritti umani in Brasile”, redatto dalla Rete sociale di giustizia, viene evidenziato che ”non c’e’ piu’ tempo per i cambiamenti: l’eredita’ lasciata per il 2007 sara’ esplosiva per qualsiasi prossimo governo, sia di sinistra che di destra”.

Contesta i contenuti del rapporto il segretario esecutivo del ministero dello sviluppo agrario, Guilherme Cassel, secondo cui non e’ ”ragionevole” affermare che il governo non stia realizzando gli obiettivi del Piano nazionale di Riforma agraria. Cassel sostiene che dall’inizio del governo Lula gia’ sono state interessate 200mila famiglie, alle quali se ne aggiungeranno altrettante entro la fine del 2006”.

Ma le Ong brasiliane, che salvano dal bilancio negativo la sola lotta al lavoro in schiavitu’, insistono che l’obiettivo contenuto per il periodo 2003-2006 nel Piano nazionale di riforma agraria, in base al quale 400mila nuove famiglie avrebbero ricevuto terre, non e’ piu’ raggiungibile. I nuclei famigliari che riceveranno la terra non saranno più di 60 mila. ‘

‘La situazione puo’ solo peggiorare – dice Maria Luisa Mendonca, una delle redattrici del rapporto – ed il governo Lula, eletto per cambiare lo stato delle cose, non e’ riuscito nemmeno a combattere la fame o l’analfabetismo. Questa inerzia puo’ addirittura favorire l’azione futura della destra al potere”.

Drammatico anche il capitolo riguardante l’ordine pubblico e la violenza dell’azione della polizia che flagella le grandi metropoli con cifre allarmanti. Il totale di 50mila morti per la violenza urbana in Brasile, ha sottolineato Mendonca, ”e’ superiore a quello dei paesi che vivono in uno stato di guerra civile”. Per questo in futuro i movimenti ”continueranno a fare politica, ma saranno orientati maggiormente verso la societa’ civile e meno coinvolti nel processo elettorale”.

Al coro di critiche, in particolare per ”l’assenza dello Stato in Amazzonia”, si associa anche suor Jane Dwyer, che lavorava a fianco della missionaria americana Dorothy Stang, assassinata il 12 febbraio scorso per la sua attivita’ in favore dei senza terra. ”I “grandi” continuano a fare quello che vogliono, con il sostegno della polizia e delle autorita”’.

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