Salute

Brasile: il miracolo aids

I sieropositivi sono meno di 500 mila ed ogni malato riceve le cure gratuitamente. Un successo insperato

di Carlotta Jesi

Secondo la Banca mondiale, il Brasile sarebbe dovuto entrare nel nuovo Millennio con 1,2 milioni di sieropositivi. Confermando la sua tesi che i Paesi in via di sviluppo, da soli, non sono in grado di battere l?Aids perché costa troppo, hanno sistemi sanitari troppo fragili e i loro abitanti sono troppo ignoranti per seguire le terapie. Ma si sbagliava: oggi in Brasile i sieropositivi sono meno di 500mila, ogni malato riceve gratuitamente i cocktail di farmaci antiretrovirali con cui si curano gli occidentali, l?epidemia si è stabilizzata con 20mila nuovi casi l?anno e il tasso di mortalità è stato ridotto del 50 per cento. Senza affondare l?economia, anzi: dal ?97 al ?99, la diminuzione dei ricoveri ospedalieri ha fatto risparmiare allo Stato 422 milioni di dollari. I meriti di questo successo?
Tutti del governo brasiliano, che ha trasformato la lotta al virus in un investimento. Fin dal ?96, quando alla conferenza mondiale sull?Aids di Vancouver si parlava per la prima volta dei cocktail di farmaci e José Sarney fece approvare l?articolo 68 dell?Industrial property act. Una legge che consente al governo di produrre in proprio farmaci lanciati sul mercato dopo il ?97, anno di adozione delle norme sul copyright del Wto, se l?azienda che detiene il brevetto non li produce nel Paese da tre anni. Risultato: 95mila sieropositivi salvati e costi delle cure abbattuti del 79 per cento.

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