Welfare
Brasile alla sbarra: cosa fai ai tuoi figli?
Vittime della violenza,degli abusi sessuali,della droga e del lavoro nero. Migliaia di piccoli schiavi attendono una giustizia che il governo non è in grado di garantire.
Già nell?aprile 1991, nella sessione dedicata all?impunità per i crimini di lesa umanità in America Latina? il Tribunale permanente dei popoli aveva condannato nelle metropoli brasiliane la ?pulizia sociale?, vera e propria repressione istituzionale attuata dalla polizia contro i bambini di strada.In questi giorni a San Paolo del Brasile, lo stesso Tribunale sta tenendo un?altra sessione sulle violazioni dei diritti dei bambini.
Una sessione purtroppo indispensabile: la richiesta, a gran voce, è infatti partita dai volontari delle associazioni della ?Solidarietà brasiliana?, Ong e altre organizzazioni della società civile, che stringono in mano un?enorme documentazione che testimonia la rinnovata situazione di impunità. Sul banco degli imputati siedono le istituzioni del Brasile, difese dall?avvocato José Gregori la cui presenza, però, resta ancora da confermare. Forse le posizioni del capo dello Stato, Fernando Henrique Cardoso, con tutte le sue inefficienze e contraddizioni, son troppo difficili da difendere se il tema è la violazione dei diritti dei minori. Impressionante è sicuramente la lista dei testimoni presenti contro lo Stato brasiliano: al di là dei singoli nomi di persona, i problemi per cui il Brasile istituzionale è chiamato in causa sono la mortalità materno-infantile, la condizione dei bambini e delle bambine di strada e di quei minori vittime delle droghe, la violenza, lo sfruttamento sessuale e il lavoro minorile.
Fra i giurati anche due italiani, il giudice presso il Tribunale per i minorenni di Napoli, Melita Cavallo, e il professore ordinario di Ricerca operativa al Dipartimento di informatica dell? università di Pisa, Giorgio Gallo. «Il caso del Brasile», spiega il segretario generale del Tribunale permanente dei popoli, Gianni Tognoni, «è stato da sempre una delle situazioni più dibattute, anche per il fatto che la magistratura locale è sempre stata incapace di far rispettare il diritto, troppo succube delle pressioni governative. Così, alla fine del 1997», continua il segretario generale del Tribunale permanente dei popoli, «scattò un?inchiesta a livello nazionale sullo stato del rispetto dei diritti dei bambini promossa dalla società civile brasiliana». Lungo l?elenco delle organizzazioni di volontariato ed umanitarie che vi hanno preso parte, così come molte sono state le denunce. Ad organizzare il lavoro sotto il profilo tecnico-giuridico è stato l?Ordine degli avvocati brasiliani (Oab), organizzazione che difende anche i diritti dei campesinos.
La specificità del Tribunale permanente dei popoli, prosegue ancora Tognoni, «è quella di andare alle radici dei fatti, di articolare le sentenze non solo sulle responsabilità di singoli individui, ma sulle cause strutturali, a livello dei singoli Paesi e sempre più spesso della comunità internazionale. Così abbiamo lavorato», conclude Tognoni, «anche sulle responsabilità del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale sui nuovi genocidi, economici e culturali di intere aree del mondo, sulla svolta di chiusura al diritto di asilo in Europa. La sessione sull?Amazzonia ha poi fortemente sottolineato le esigenze, e insieme i grandi ritardi, di un diritto ecologico capace di includere efficacemente gli uomini tra i beni da proteggere di fronte all?aggressione anonima, drammatica, di quel rischio che si chiama l?interesse economico, più o meno coniugato con lobbies militari o con ideologie di progresso». Il Tribunale permanente dei popoli è rimasto indipendente e credibile, come metodo e come contenuti: proprio per questo motivo, tutte le sue sentenze vengono inviate alle principali istanze internazionali e molte sono state discusse dalla Commissione per i Diritti Umani dell?Onu a Ginevra.
L?ultima carta a difesa dei popoli
Il Tribunale permanente dei Popoli è, da statuto, un organo della Fondazione Internazionale Lelio Basso: si ricollega storicamente ai tribunali di opinione Russell I e II (che si occuparono della questione del Vietnam e delle dittature militari in America Latina), specializzandosi però nella materia del diritto dei popoli. Non sono gli Stati a stabilire le regole di tale diritto, bensì le domande e le esigenze dei popoli. Il diritto in base al quale il Tribunale giudica nasce dai fatti e dall?esame della realtà, al fine di emettere ?sentenze? che colpiscano, sotto forma giuridica, i responsabili delle violazioni di tali diritti. Il Tribunale è caratterizzato inoltre dal pluralismo ideologico dei membri della giuria, scelti sulla base delle loro qualità morali, scientifiche e letterarie. Fonda il proprio lavoro sui documenti del processo di Norimberga, gli Accordi delle Nazioni unite sui diritti dell?uomo e soprattutto, sulla Dichiarazione universale dei diritti dei popoli, meglio nota come Carta di Algeri. Attualmente oltre settanta persone di tutto mondo e di varie professioni (giudici, docenti universitari e specialisti di varie discipline, fra cui diversi premi Nobel) contribuiscono al lavoro del Tribunale. Per informazioni, richiesta di sentenze e di altre pubblicazioni: Fondazione Lelio Basso, Tribunale permanente dei popoli, Tel.0668801468; 066833389. Fax: 066877774
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