Mondo

Branca: «Non dobbiamo reagire sulla scorta delle emozioni»

La riflessione dell'islamista Paolo Branca che non ha dubbi: «È quasi scomparso il ruolo delle grandi diplomazie e sono ormai introvabili uomini di stato lungimiranti, la parola resta fatalmente alle bombe, capaci di distruggere ma ignare d’ogni possibile futuro»

di Paolo Branca

In Medio Oriente e in Nordafrica si sta allargando un’ampia area d’instabilità, se non di caos assoluto, che dovrebbe preoccuparci anzitutto in quanto europei, dirimpettai distratti e inerti di fronte a una deriva della quale non saremo, ma già siamo le principale bersaglio degli inevitabili contraccolpi. Paradossalmente, ma solo fino a un certo punto, la crisi vede primeggiare (si fa per dire) ben altri protagonisti: le potenze regionali in ordine sparso, ognuna con i suoi miopi obiettivi (sunniti contro sciiti, turchi contro curdi, arabi contro arabi…), compreso Israele, e i soliti ‘grandi’ tra i quali primeggia per attivismo Putin, accanto persino a una nave da guerra cinese!

Gli attentati di Parigi preludono quasi sicuramente a un’esibizione muscolare più decisa, con ulteriori distruzioni e massacri in un’area già duramente provata, senza tuttavia un obiettivo chiaro a medio-lungo termine.

Re-agiamo, al solito, piuttosto che agire e sulla scorta soprattutto delle emozioni. Emozioni che però dovrebbero anche suscitare se non sdegno, almeno forti timori per il prezzo che potremmo dover presto pagare. La ridefinizione dei confini stabiliti alla fine della I Guerra Mondiale in un’area ch’è da sempre un mosaico di popoli, supponendo nuove entità politico-istituzionali ritagliate su basi etniche e confessionali comporta infatti due conseguenze di cui non siamo sufficientemente consapevoli: deportazioni di massa e genocidi.

A ben vedere, i prodromi son già sotto i nostri occhi, e quel ch’è peggio è che gli esiti di tale follia si stanno riversando e si riverseranno sempre più principalmente in direzione dell’Europa, in primis delle sue tre penisole che si affacciano sul Mediterraneo: la balcanica, l’italiana e l’iberica.

Quasi scomparso il ruolo delle grandi diplomazie e ormai introvabili uomini di stato lungimiranti, la parola resta fatalmente alle bombe, capaci di distruggere ma ignare d’ogni possibile futuro.

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