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Bottura (Amref): «Rapida crescita dei casi in Etiopia»

L’Etiopia, nelle ultime settimane, ha visto un rapidissimo aumento dei contagi. Luigi Bottura, referente dei Progetti di Amref Italia in Etiopia, racconta come il Paese sta affrontando la lotta contro Coronavirus. Ma «Per quanto necessarie», spiega, «le misure restrittive imposte dal governo hanno danneggiato molte persone a livello economico. Circa il 60% della popolazione etiope vive infatti di sussistenza alla giornata»

di Redazione

L’Etiopia, nelle ultime settimane, ha visto un rapidissimo aumento dei contagi. Luigi Bottura, referente dei Progetti di Amref Italia in Etiopia, racconta come il Paese sta affrontando la lotta contro COVID-19.

Com’è la situazione sanitaria, al momento, in Etiopia?
Al momento, i casi confermati in Etiopia sono 1.486. Solo ieri, i casi confermati erano 1.172, 6 giorni fa erano 831, e i primi casi sono stati rilevati alla fine del mese di marzo. È chiaro che c’è stato un rapidissimo aumento dei contagi nell’ultimo periodo – dal 23 maggio ad oggi – e che la curva ha subito una crescita notevole.

A cosa è attribuibile questo aumento dei contagi?
Non ci sono dei chiari riscontri sul perché, se non relativi al numero di persone sottoposte ai test diagnostici. A fine marzo, il primo ministro Abiy Ahmed ha annunciato che tutti coloro in arrivo in Etiopia dai Paesi maggiormente colpiti dalla pandemia sarebbero stati messi in quarantena per 14 giorni e sottoposti al test. Fino a qualche settimana fa, nel Paese, era in vigore questa normativa, e il test veniva eseguito solo su persone che avevano avuto contatti certi con casi positivi, o su persone che erano appena rientrate dall’estero. Dal Gibuti, per esempio, con cui l’Etiopia ha frequenti scambi, e che al momento conta un numero elevato di casi. Ad oggi, il numero di test diagnostici eseguito giornalmente è aumentato notevolmente, come gli screening della temperatura nei luoghi pubblici, e l’aumento esponenziale del numero dei casi potrebbe essere attribuibile a questo. Inoltre, è iniziata da poco la stagione delle piogge, che dura generalmente da metà maggio fino a settembre. Non ci sono fonti certe sull’influenza del clima sulla diffusione del virus, ma pioggia e abbassamento della temperatura media potrebbero aver contribuito all’aumento dei casi.

Come stanno reagendo le comunità? Quali sono gli stati d’animo più diffusi in questo momento?
La popolazione ha molta paura. Nel dettare gli stati d’animo delle persone, contribuisce l’accesso alle informazioni riguardanti le condizioni sanitarie e la diffusione del virus nel resto del mondo, in particolare in Italia e in America, che sono i principali punti di riferimento occidentale dell’Etiopia. Questa consapevolezza ha alimentato la paura, ma ha anche aiutato la popolazione a sviluppare una conoscenza del virus che sta permettendo al Paese di agire in maniera corretta di fronte alla pandemia. Inoltre, la popolazione etiope – per il vissuto politico del Paese o per spontanea diligenza – difficilmente si “ribella”, e ha reagito in maniera molto rigorosa agli appelli del governo.

Quali sono le restrizioni implementate dal governo, in Etiopia, per contrastare il Coronavirus?
Il governo etiope ha adottato molte misure di sicurezza per prevenire la diffusione del virus. Le autorità federali hanno deliberato l’adozione dello Stato di Emergenza valido 5 mesi, che dovrebbe durare fino a settembre. Dall’inizio dell’emergenza, il governo ha bandito manifestazioni ed eventi pubblici, assembramenti di più di quattro persone, incoraggiato il lavoro agile, da casa, e finanziato programmi televisivi, radiofonici, ecc., volti a sensibilizzare le comunità al rispetto alle norme igieniche e sociali da rispettare. Fra le varie restrizioni già applicate in precedenza, sono recentemente entrati in vigore: l’obbligo di utilizzare la mascherina in pubblico e la possibilità di utilizzare un massimo del 50% dei posti a sedere nel trasporto pubblico e privato e del 25% dei posti a sedere della linea ferroviaria Etiopia-Gibuti.

Quali sono le conseguenze economiche del COVID-19 in Etiopia?
Per quanto necessarie, le misure restrittive imposte dal governo hanno danneggiato molte persone a livello economico. Circa il 60% della popolazione etiope vive di sussistenza alla giornata. Questo significa che oltre 65 milioni di persone, all’interno del Paese, devono arrivare a fine giornata guadagnandosi il sostentamento economico il giorno stesso. Io purtroppo lo vedo come un processo che si sviluppa in modo molto rapido, causando una drammatica reazione a catena. Molte persone hanno perso il lavoro o hanno dovuto sospendere le proprie attività. Alcune di queste persone, che a loro volta stanno ora affrontando delle difficoltà economiche, prima procuravano lavoro ad altri membri della comunità, e così via. Questa reazione a catena porta 65 milioni di abitanti incontro a una serie di gravi difficoltà finanziarie.

Sono state rinviate le elezioni parlamentari. Qual è stata la reazione?
La popolazione capisce perfettamente la situazione, la pericolosità dell’affluenza ai seggi, ma anche l’imprevedibilità della diffusione del virus. La scelta di posticipare le elezioni – che si terranno probabilmente a dicembre – è stata accettata e compresa pacificamente. Inoltre, a maggio dello scorso anno, il Paese ha affrontato molte problematiche legate alla sicurezza, e la popolazione è disposta ad accettare ciò che è necessario per evitare che ricapitino situazioni simili.

Cosa sta facendo Amref in Etiopia?
Amref Health Africa è recentemente entrata a far parte della Task Force nazionale contro l’emergenza Covid-19, essendo uno dei principali interlocutori del governo etiopico in campo sanitario. Amref tiene alcuni incontri virtuali di conoscenza della problematica, già da prima della comparsa dei primi casi in Etiopia, e sta svolgendo molte attività di sensibilizzazione volte a sensibilizzare, informare e formare correttamente Community Health Workers (CHW), per far fronte alla pandemia in tutto il Paese. Per potenziare la formazione di operatori sanitari, il Ministero della Salute dell’Etiopia (MOH) ha annunciato, qualche settimana fa, una collaborazione con Amref e l’implementazione della piattaforma mHealth di Amref, ‘Leap’ nel Paese. Si tratta di una piattaforma di formazione tramite telefono cellulare, abbracciata dal governo etiope per migliorare la sorveglianza, la diagnosi precoce, il monitoraggio della diffusione della malattia e la cura dei casi positivi. Inoltre, Amref utilizza poster, volantini, immagini rappresentative e “gadget” per far circolare messaggi chiave all’interno delle comunità.

Sei preoccupato per il futuro dell’Etiopia?
Nonostante l’inconfutabile emergenza sanitaria e le preoccupanti conseguenze del Covid-19, questa pandemia non rappresenta la sola urgenza in Etiopia. L’Etiopia è un Paese particolarmente esposto e nell’ultimo periodo ha dovuto affrontare molte sfide. Una tra le più gravi si è verificata all’inizio di quest’anno: il Corno d’Africa ha subito la più grande invasione di locuste degli ultimi 70 anni. Questi animali hanno divorato ettari di coltivazioni e vegetazione di molti Paesi, tra cui l’Etiopia, il Kenya, l’Uganda, la Somalia e la Tanzania. A seguire è arrivato il colera, poi il Covid e ora, in Congo, è stato individuato un nuovo focolaio di Ebola. L’Etiopia, come gran parte del continente africano, lotta tutti i giorni per la sopravvivenza, contro una natura ostile e l’esposizione alle malattie. È una battaglia impari che l’Etiopia non merita e il mondo non può accettare.

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