Welfare

Bottalico: ma il reddito minimo da solo non basta

Soddisfazione delle Acli per l'avvio del percorso che a metà settembre porterà il governo a presentare una misura di contrasto alla povertà. Il presidente Bottalico però dice: «questo è anche un monito a fare di più per frenare l'impoverimento dei ceti intermedi e lavoratori»

di Sara De Carli

Il ministro Giovannini in un'intervista ad Avvenire ha annunciato che a metà settembre sarà pronta la proposta per il reddito d’inserimento, a cui sta lavorando una commissione di cui fanno parte anche esperti che hanno elaborato il Reis, il reddito di reddito d’inclusione sociale presentato poche settimane fa da Acli e Caritas.

Presidente Bottalico, è un bel risultato a poche settimane dal lancio del vostro Patto contro la Povertà e della vostra proposta: è stata una sorpresa trovare subito questa apertura? Siete soddisfatti?
Si tratta di un'ottima notizia, ma non, per noi, di una sorpresa visto che il ministro Giovannini era presente lo scorso 24 luglio al lancio della proposta sul Reddito di inclusione sociale ed in quella sede aveva annunciato davanti ai vertici di Acli, Caritas, Cgil, Cisl e di altre organizzazioni che danno vita al Patto contro la povertà, la volontà di procedere in tal senso.
Come sta lavorando la commissione? Chi ne fa parte? Ci può confermare i tempi indicati?
La Commissione ha l'obiettivo di rispettare i tempi previsti dal governo e di tener conto delle proposte pervenute in materia di reddito minimo. In tale lavoro sono autorevolmente rappresentati anche quei mondi impegnati a lanciare la proposta del Reis.
Quali altri approcci state esaminando, su quale modello ci si sta orientando?
Acli e Caritas hanno proposto di siglare un Patto Aperto contro la Povertà a tutti soggetti sociali interessati. Ci riuniremo a settembre per avviare la campagna di sensibilizzazione in concomitanza con l'iniziativa del governo. Lo scopo è quello di unire le forze e percorrere insieme un cammino finalizzato a promuovere l’introduzione del Reddito d’Inclusione Sociale nel nostro Paese. Il modello di riferimento è quello opposto allo statalismo ed all'assistenzialismo: proponiamo un sistema basato sulla sussidiarietà e sul protagonismo dei territori che aiuti e incentivi chi è in difficoltà ad essere il principale artefice della propria ripresa.
A quale beneficiario si pensa?
I beneficiari primi non potranno che essere coloro che stanno peggio secondo un piano progressivo concretamente legato alle risorse disponibili.
Che significato ha il fatto che finalmente anche l’Italia stia per dotarsi di uno strumento di contrasto alla povertà assoluta?
Per un Paese che da oltre un decennio condivide con la Grecia il poco invidiabile primato di essere l’unica nazione dell’Europa a 15 priva di una misura nazionale contro la povertà assoluta, si tratta a dir poco di una conquista. Che è nel contempo un monito a fare di più per frenare l'impoverimento dei ceti intermedi e lavoratori. La povertà la si debella innanzitutto frenando l'impoverimento in termini patrimoniali, di risparmio e di reddito da lavoro e pensione delle famiglie, e quindo favorendo lo sviluppo. Il sistema deve reggere, se si vuole che anche le misure come il reddito di inclusione per i casi estremi abbiano efficacia. Chi pensasse invece ad una facilità di accesso al reddito minimo come surrogato di una ritrovata capacità di consumo delle famiglie e di una inadeguata remunerazione del lavoro, temo che finirebbe per peggiorare la situazione.
 


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