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Bosnia Herzegovina: tra scioperi e proteste arrivano le elezioni

In un clima caratterizzato da ondate di scioperi e manifestazioni, la Bosnia Herzegovina si prepara alle elezioni politiche e presidenziali in programma per il prossimo 12 ottobre

di Adriana Coletta

In un clima caratterizzato da ondate di scioperi e manifestazioni, la Bosnia Herzegovina si prepara alle elezioni politiche e presidenziali in programma per il prossimo 12 ottobre.

Il via ufficiale all’apertura della campagna elettorale è arrivato a metà settembre da parte della Commissione elettorale centrale ma gli schieramenti politici in corsa per aggiudicarsi i posti in parlamento e le altre cariche erano a lavoro già da tempo.

In Bosnia Herzegovina i seggi sono assegnati in base all’etnia di appartenenza (Bosniaca, Croata e Serba), così come la poltrona presidenziale che prevede una triplice dimensione così da rappresentare a rotazione le tre maggiori etnie presenti nel Paese. Alla competizione elettorale parteciperanno ben 65 partiti politici, 24 coalizioni e 24 candidati indipendenti.

Anche queste elezioni si faranno senza le riforme che nel 2013 l’UE aveva posto come precondizione indispensabile per riconoscere i risultati. I cittadini saranno infatti chiamati alle urne senza che sia stata applicata la sentenza del 2009 della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel caso “Sejdić-Finci”, che obbliga le istituzioni bosniache a riformare la Costituzione, nata nel 1995 inseguito agli Accordi di Dayton, in modo da garantire la possibilità di candidarsi alla Presidenza e alla Camera dei popoli anche a chi non appartiene ad uno dei tre popoli “costituenti” (serbi, croati e bosgnacchi).

Chiaro è stato il messaggio di apertura della campagna elettorale, nel quale l’organo garante ha richiamato i candidati ad una condotta civile pena l’esclusione dalla competizione elettorale.

La Bosnia Herzegovina è un Paese che stenta a consolidare il proprio percorso di unità nazionale. La crisi interna, a livello etnico, è profonda e percettibile nella quotidianità. Di fatto il Paese è diviso in tre parti, a seconda dell’etnia di appartenenza, la spaccatura si manifesta anche in piccolissime sfumature come ad esempio il numero civico delle abitazioni che è blu se la casa è in zona serba o verde se croato.

La popolazione sta sviluppando un forte attivismo sociale e il continuare di scioperi quotidiani da parte di lavoratori e soprattutto studenti, evidenzia uno stato di consapevole malessere.

I motivi delle manifestazioni sono prevalentemente contro una classe politica, che negli ultimi anni è stata incapace di far fronte alla difficile e complicata situazione economica e sociale in cui versa la popolazione.
Il tasso di disoccupazione si aggira intorno al 40% della forza lavoro e sembra che la maggior parte delle persone impiegate non riceva lo stipendio da mesi.

L’indebitamento pubblico è molto elevato e la crisi economica globale, che tra l’altro ha portato alla contrazione degli aiuti provenienti dall’estero, ha reso drammatica la già complicata situazione.

Nel Paese, inoltre, le profonde ferite lasciate dalla guerra seguita allo smembramento della Jugoslavia che, dal 1992 al 1995, ha devastato territorio e popolazione, sono ancora aperte e tangibili. Nelle campagne molti villaggi sono stati abbandonati, i cimiteri si trovano un po’ ovunque e la diaspora verso Croazia e Serbia è marcata.

Per di più i recenti accadimenti metereologici che hanno sconvolto buona parte del Paese hanno ulteriormente aggravato il già difficile scenario. Così chi non era andato via per la guerra sta andando via per l’alluvione che lo scorso maggio ha colpito il Nord della Bosnia Herzegovina (e parte della Serbia) arrecando gravi danni al territorio e accrescendo la sfiducia della popolazione verso lo Stato. Molte famiglie avevano appena finito di ricostruire la loro casa in seguito alla guerra e si sono ritrovate nuovamente a dover ricominciare da capo, nella maggior parte dei casi senza l’aiuto dello Stato, che anzi è sembrato voler sdrammatizzare la reale situazione.

Con l’avvicinarsi delle elezioni, come di consueto, il livello di attenzione verso questa e altre problematiche presenti nel Paese si sta alzando e la speranza è che ciò non sia solamente pura campagna elettorale. L’auspicio è che dalle elezioni di ottobre esca una classe politica forte, capace di accompagnare una Bosnia Herzegovina finalmente integrata nell’Unione Europea.


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