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Bosnia, dopo l’alluvione rischio emergenza sanitaria

Silvana Grispino, country director di Oxfam in Bosnia Erzegovina parla dell'emergenza del post-alluvione. Urgente occuparsi della potabilizzazione dell'acqua. E c'è anche il pericolo mine spostate dai campi segnalati

di Antonietta Nembri

Dopo la tremenda alluvione che ha colpito i Balcani un team di esperti di Oxfam Italia è al lavoro nelle zone del centro e del nord della Bosnia Erzegovina, in particolare a Šamac, Domaljevac, Zavidovići, Bijeljina e Brčko. «Ci stiamo dividendo nelle zone più colpite e operiamo con i partner locali e le associazioni internazionali come la Croce rossa per fare una prima distribuzione di aiuti» spiega Silvana Grispino, direttrice di Oxfam in Bosnia Erzegovina. Oxfam fa parte del team di risposta delle Nazioni Unite e porta avanti il proprio impegno a fianco delle persone colpite dalle inondazioni in coordinamento con le altre agenzie e i donatori presenti nel Paese.
Ma dopo la prima emergenza dedicata a salvare vite umane ora si deve pensare a come intervenire, continua Grispino «Per prima cosa bisogna assicurarsi che la popolazione colpita abbia accesso ad acqua potabile, decenti condizioni igienico-sanitarie e cibo, specialmente per i bambini. Questa tragedia colpisce soprattutto le persone più povere nelle zone rurali che vivono di piccola agricoltura e allevamento. Hanno perso tutto. Sono centinaia i volontari impegnati nelle operazioni di soccorso. Ma non basta. Serve il nostro aiuto oggi e nei mesi a venire»

La devastazione è grave e ci sono località come Bijeljina per le quali si pensa che il peggio debba ancora venire dato che il fiume Sava, affluente del Danubio, ha raggiunto una portata idrica mai registrata prima.
A preoccupare il personale di Oxfam è il rischio salute «ci sono quasi 40mila sfollati, al momento non si sa quante sono le case danneggiate, quelle che potranno essere recuperate e poi ci sono le frane che hanno lasciato molte zone isolate dove si arriva solo in elicottero, sono una ventina i ponti distrutti per non parlare delle strade» spiega Silvana Grispino.

C’è poi il problema dell’acqua potabile «con il ritorno del sole le temperature saliranno e il rischio epidemie non è poi così remoto, per questo il nostro appello è rivolto alla necessità di fondi per potabilizzare l’acqua serve cibo per bambini, cibo e kit igienico sanitari», continua Grispino pensando a un altro grande problema: le piogge e le frane non solo hanno travolto i villaggi, ma hanno anche divelto i cartelli che delimitavano i campi minati, le stime delle autorità parlano di circa 120mila mine ancora presenti. «Il rischio delle mine non è da trascurare, le frane e il fango le hanno spostate, le autorità ci hanno detto che stanno facendo nuove mappe» spiega la direttrice di Oxfam in Bosnia Erzegovina. «Quello delle mine che ora non si sa più dove sono è un rischio suppletivo»
 


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