Politica
Boschi: La Riforma del Terzo settore fiorirà in primavera
A FestaReggio, la Festa Nazionale della Sanità e del Welfare del Pd, dialogo con il ministro delle Riforme e dei Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi sulla Riforma del Terzo settore e sui tempi della sua approvazione in Parlamento
Quando il 12 aprile 2014 Matteo Renzi al festival del Volontariato di Lucca se ne uscì dicendo che entro un mese il Governo avrebbe proposto un testo di Riforma del Terzo settore “non per dare un riconoscimento ulteriore ai buoni ma perché il Terzo settore doveva essere protagonista della scommessa educativa, culturale ed economica del Paese”, Maria Elena Boschi era seduta in prima fila e come tutti rimase sorpresa. Positivamente sorpresa, anche se l’orizzonte di un mese metteva una certa ansia. Nel dialogo a FestaReggio, la Festa Nazionale della Sanità e del Welfare del Pd, non si poteva che partire da qui, ricordando le ragioni che sottendono la Delega per la Riforma del Terzo settore, ragioni che le discussioni di quest’anno e mezzo, spesso sulle parole e sui tecnicismi, rischiano di far smarrire.
Ministro partiamo dalle ragioni hanno ispirato al Riforma?
È giusto partire da qui, da quella sorpresa e da quella sfida. Anche per ricordare che poi il Governo ha mantenuto le sue promesse presentando un testo che qualcuno ha definito un Civil Act e che è stato discusso online e nel Paese in tutto questo tempo. Certo la discussione ha rischiato spesso di avvitarsi e di scadere nell’autoreferenzialità e nella politicizzazione. La legge delega ha l’obiettivo di togliere il Terzo settore dall’angolo dei buoni e mira a definirlo per la prima volta e in maniera complessiva e lo inquadra come leva di crescita economica e di nuova e buona occupazione con il capitolo sull’impresa sociale. La Riforma ha anche la necessità di render più trasparente questo mondo e di dare stabilità a quegli strumenti che incentivano fiscalmente le organizzazioni e i cittadini che donano e si impegnano. Infine, l’introduzione del Servizio civile universale come strumento formidabile nella sfida educativa che connota tutta la nostra agenda di governo e come risposta alla voglia di impegno dei giovani italiani. La Riforma è l’espressione di una delle nostre convinzioni, c’è bisogno di più società perché è la società il motore fondamentale per lo sviluppo di un Paese, se non si rimette in moto la società il Paese non cresce. E il Terzo settore è fatto da milioni di persone che nell’epoca dell’individualismo vanno contro corrente, impegnandosi per gli altri, mettendosi insieme, sperimentando un’economia che non mira alla massimizzazione del profitto. Ecco l’Italia deve liberare queste energie ed è per questo che fare questa Riforma è un urgenza che parla al nostro presente e al nostro futuro, il futuro così come noi lo vogliamo. Per questo la Riforma non è solo un riordino o una puntualizzazione giuridica, ma un progetto per l’Italia che ci immaginiamo di costruire da qui ai prossimi decenni ed è per questo che il Premier e il Governo la ritengono centrale nell’agenda politica.
Sino a qui le ragioni di una Riforma molto attesa dal Terzo settore italiano che in questi mesi ha spinto perché il percorso parlamentare si facesse meno tortuoso, ridondante, senza inutili rimandi e sovrapposizioni. Ma purtroppo stiamo ancora in regime di Bicameralismo e ora la Riforma dopo due rinvii è al Senato dove sono stati presentati quasi 700 emendamenti che prevedono tutto e il contrario di tutto, e qualcuno vuole addirittura tornare a ridiscutere la definizione di Terzo settore. Cosa può fare ora il Governo perché il percorso parlamentare possa concludersi al più presto? Che tempi prevede?
Credo che oramai la definizione di Terzo settore sia ormai completa grazie a un gran lavoro di squadra in questi mesi a cui hanno partecipato tanti parlamentari che proprio dal Terzo settore arrivano. La discussione in questo anno e mezzo è stata ampia dentro e fuori il Partito democratico, dentro e fuori il Parlamento. Per questo i 700 emendamenti del Senato sono davvero tanti, troppi. Cosa può fare il Governo? Non esistono magie, altrimenti le avrei usate anche in altre occasioni e su altre Riforme, possiamo solo garantire il massimo impegno, così come lo chiediamo ai parlamentari che in questa legislatura, ci tengo a sottolinearlo, hanno ad oggi già realizzato un monte ore lavorativo superiore a tutta la precedente legislatura. Come Governo e come partito abbiamo poi chiesto ai due relatori, Stefano Lepri in Senato e Donata Lenzi alla Camera di lavorare insieme così che il ritorno del testo alla Camera diventi solo un passaggio formale. I tempi? Matteo Renzi poche settimane fa ha preso l’impegno di varare la Riforma entro un anno, confermo questi tempi e con un po’ di ottimismo mi spingo a dire che il percorso parlamentare della Riforma, se tutti si impegnano, potrà realizzarsi per il prossimo aprile, in primavera. Perchè questo sia possibile è importante anche la spinta, che in questi mesi non è mai mancata, dello stesso Terzo settore.
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