Formazione

Borse di studio bye bye Uno su tre rimane senza

Gli allarmanti dati del Politecnico di Milano

di Francesco Dente

Solo il 66,1% degli idonei avrà il sostegno economico contro il 92,4% dell’anno scorso. E nel 2011/12
si arriverà al 60%.
L’esperto: «Un duro colpo alla meritrocrazia»
Altro che riforma del ruolo dei ricercatori, governance degli atenei, rischi di privatizzazione. L’emergenza più sentita dalle matricole universitarie è sicuramente il taglio delle borse di studio universitarie. Sulla testa di un idoneo su tre alla borsa di studio pende una mannaia che a breve ne taglierà la testa. Quest’anno, secondo stime elaborate dall’economista Giuseppe Catalano del Politecnico di Milano, uno dei massimi esperti in materia, solo il 66,1% degli idonei avrà la borsa contro il 92,4% dell’anno scorso. Una percentuale che nel 2011/12 scenderà al 60%.
Come se non bastasse, il ministero non ha ancora ripartito l’annualità 2010 alle Regioni e c’è, in più, un problema di coordinamento con il decreto del 2001 sul diritto agli studi universitari che prevede sia assicurato alle singole Regioni l’80% di quanto ottenuto l’anno prima. In soldoni, significa che il Fondo dovrebbe essere di 187 milioni mentre a disposizione ce ne sono solo 99.
Le risorse, inoltre, potrebbe diminuire ulteriormente. «Questo in conseguenza del taglio di tre miliardi dei trasferimenti dallo Stato alle Regioni a decorrere dal 2011. Le Regioni, anche quelle del Centro-Nord, non saranno in grado di compensare con risorse proprie la diminuzione di quelle statali. Insomma, dal 2011 potrebbe essere messa in discussione l’esistenza stessa del Fondo e dell’intero sistema del sostegno agli studenti», paventa Catalano.
A rischio l’eguaglianza delle opportunità e la mobilità sociale. «Le condizioni familiari eserciteranno un’influenza sempre più determinante nel successo scolastico». Gli effetti dei tagli non saranno solo sulle tasche delle famiglie. «La borsa di studio», argomenta lo studioso, «ha un significativo impatto sulla continuità e la qualità degli studi, in particolare per gli studenti fuori sede, e sulla mobilità studentesca verso le università migliori. Si accentuerà la provincializzazione del sistema e risulteranno frustrati gli sforzi per attirare studenti stranieri».
Chi pagherà i tagli? Gli studenti del primo anno, fuori sede e del Meridione. L’effetto potrebbe essere l’incremento della fuga dagli atenei del Sud. Attenti alla Lega, però. Al Pirellone ha chiesto priorità per i lombardi nei test d’accesso alle facoltà a numero chiuso. Uno scenario che rende ancor più incomprensibile il silenzio degli studenti. «Mi pare che non vi sia una consapevolezza della gravità della situazione. Ma quel che più importa, non sembra comprenderlo il sistema politico, l’intellighenzia che predica il merito, senza praticarlo e promuoverlo», sferza Catalano.

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