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Borsa pazza, si salva l’investimento etico

Negli Usa molti investitori fanno causa agli analisti finanziari per i rovesci borsistici e in Italia qualcuno ci sta pensando. Gli esperti: la finanza responsabile è al riparo

di Francesco Maggio

Immaginate di recarvi un bel giorno in un?agenzia di viaggi per prenotare una vacanza che abbia un unico scopo: quello di farvi divertire un po?.
Decidete perciò di non badare a spese e delegate tutto al tour operator. Poi, una volta giunti a destinazione, scoprite che vi hanno tirato un grosso bidone: il posto è brutto, non c?è divertimento e, in più, ci avete rimesso un sacco di quattrini. A quel punto che fate? Come minimo denunciate l?agenzia e vi ripromettete di non essere più così incauti da dare carta bianca a qualcun altro per procurarvi un po? di spensieratezza.
Ebbene, da un anno a questa parte, in seguito ai ribassi pressoché diuturni delle Borse di mezzo mondo, sta accadendo la stessa cosa tra i risparmiatori e gli analisti finanziari cui si sono affidati. I primi, animati dal desiderio di mettere da parte un bel gruzzolo, soprattutto grazie alla new economy, hanno dato ai gestori un solo ordine: investite come volete i nostri soldi purché ci facciate guadagnare. Fintanto che l?aria che tirava era buona, nessun problema.
Quando invece il Nasdaq e i suoi indici fratelli hanno cominciato a crollare e si è capito che le dot.com non erano poi quell?eldorado che in tanti avevano vaneggiato, allora i nodi sono venuti al pettine. Ed è emerso che non di rado, i tanto declamati guru della finanza, piuttosto che fare gli interessi dei risparmiatori ne caldeggiavano ben altri. Per esempio, quelli delle aziende verso cui indirizzavano gli investimenti. Insomma, una bella confusione (diciamo così). Epilogo. Oggi, soprattutto negli Stati Uniti (ma anche in Italia l?idea va prendendo piede) gruppi di risparmiatori raggirati e arrabbiati stanno seriamente pensando di intentare causa contro gli analisti per essere risarciti. Cosa insegna tutto questo? Che morale se ne può trarre? Innanzitutto, che anche quando il mercato tira, la prudenza non è mai troppa. E poi che quanto avvenuto negli ultimi mesi rilancia in grande stile la finanza etica. Non solo perché ha mediamente garantito rendimenti migliori dei fondi cosiddetti tradizionali. Ma anche in quanto, in virtù di tutta una serie di sue peculiarità, risulta immune da vizi come quello appena sottolineato.

Immuni da brutte soprese
«Chi investe in fondi etici», spiega Marco Piccolo dell?ufficio responsabilità sociale della Banca popolare etica, «lo fa perché vuole conoscere la destinazione finale dei suoi risparmi. Questa consapevolezza lo rende abbastanza immune da certe brutte sorprese perché egli instaura con il gestore un rapporto di fiducia. Inoltre» aggiunge Piccolo, «l?investimento socialmente responsabile presuppone una griglia di lettura dei valori aziendali più ampia, non attenta solo agli indicatori di redditività immediata e ciò abbassa il rischio di incorrere in titoli gonfiati». Insomma dagli alti e bassi dei mercati, dalle pazzie degli indici, dalle speculazioni, l?investimento responsabile mette al riparo.
Gli fa eco Giorgio Fiorentini, economista della Bocconi: «Il recente crollo dei fondi azionari dimostra sempre più come il patto fiduciario che lega il risparmiatore al gestore non può essere fondato solo sul risultato finale ma deve basarsi anche sulla trasparenza e sulla contabilità sociale. Si tratta di una bella sfida per i gestori di fondi e non v?è dubbio che quelli già orientati al socially responsible investing, siano per molti versi avvantaggiati».

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