Migranti

Boom di msna nei centri di accoglienza straordinari: nel 2023 erano 1.773

Openpolis e ActionAid pubblicano il rapporto "Accoglienza al collasso". Nel 2023 si è registrato un aumento del 64% di minori stranieri non accompagnati nei Cas per minori, che rispetto al Sai mancano di servizi adeguati. Nel 2020 il dato riguardava appena 48 minori (l’1,5% sul totale degli accolti in Italia)

di Redazione

Accoglienza al collasso” è il nuovo rapporto sul sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati in Italia, realizzato da Openpolis e ActionAid nell’ambito del progetto Centri d’Italia. Si tratta dell’ottava edizione di un dossier che vuole fotografare lo stato di salute dell’accoglienza dei migranti nel paese, attraverso analisi e dati di dettaglio.

“Non sono rilevati a livello centrale”. Così risponde il Ministero dell’interno alle richieste di rilascio dei dati su Minori Stranieri non accompagnati, così come non fornisce – perché non li ha – i dati sui centri straordinari temporanei nati nel 2023 sotto il Governo Meloni e di cui non si conosce nulla. Il Sistema di accoglienza italiano è sempre più impenetrabile e caotico, nonostante la continua produzione di Decreti e modifiche di Legge degli ultimi due anni. L’Analisi e la piattaforma online vuole fare luce su quanto accade alle persone richiedenti asilo e rifugiate in Italia, centro per centro, a partire dai dati ottenuti con richieste di accessi agli atti al Viminale. 

Vulnerabili e Paesi sicuri. Chi è nei Sai?

Nel 2023 è stata introdotta la possibilità di trattenere i richiedenti asilo in ingresso con procedure accelerate in frontiera, come si tenta di realizzare anche nei centri extraterritoriali in Albania. La maggior parte delle richieste di asilo di persone provenienti da paesi considerati “sicuri” (individuati con il Decreto-legge 158/2024) viene respinta, ma non è sempre così e non sono casi isolati. A fine 2023 nel Sai erano ospitate ben 12.169 persone provenienti da questi paesi, il 39,3% del totale. Non si tratta quindi di territori sicuri, non ovunque e non per tutti. Poiché le procedure accelerate non sono applicabili a minori e persone con vulnerabilità (tra le quali le donne, dopo il decreto 133/2023), ActionAid e Openpolis stimano che siano accolti nel Sai (Sistema accoglienza integrazione in capo agli enti locali) circa 5.400 uomini adulti provenienti da paesi considerati sicuri. 

Che fine fanno i minori stranieri soli?

Le presenze nei centri di accoglienza straordinaria per minori stranieri non accompagnati (Msna) nel 2023 crescono del 63,9% rispetto all’anno precedente: 1.773 minori (il 26% di quelli accolti complessivamente), una cifra impressionante, a maggior ragione se si considera che nel 2020 il dato riguardava appena 48 minori (l’1,5% degli accolti). Inoltre, sono stati 740 i minori sopra i 16 anni inseriti in centri per adulti nel 2023: 532 in Cas e 208 nei centri governativi di prima accoglienza di Brindisi, Crotone e Treviso. A fine agosto del 2024 erano 284 i minori soli ancora accolti in strutture governative che ospitano adulti. Nei Sai però, tra gennaio e agosto del 2024, i posti per minori non accompagnati lasciati liberi sono stati in media 144.   

«La situazione dei minori soli è allarmante e molto preoccupante l’atteggiamento del Ministero dell’Interno. Nessun ascolto, nessun rispetto. Del superiore interesse del minore, delle convenzioni internazionali, delle preoccupazioni della Garante per l’Infanzia e del Ministero del Lavoro, così come dell’osservatorio sull’attuazione degli atti normativi del Senato, solo infine della società civile. Il Viminale aggira una sua specifica responsabilità e nei fatti non garantisce il diritto all’accoglienza dignitosa, neanche per i minori, oltre a rendere impossibile valutare l’impatto dei cambiamenti normativi su giovani adolescenti», dichiara Fabrizio Coresi, esperto migrazioni ActionAid.

Sempre più donne nei Sai e per lungo tempo

Tra il 2014 e il 2023 le donne nel Sai a fine anno aumentano di circa 5 volte, mentre gli uomini non sono nemmeno raddoppiati. Una tendenza che va rinforzandosi: il decreto-legge 133/2023 individua tutte le donne richiedenti asilo come “vulnerabili” e di riflesso convoglia la loro accoglienza nei centri del Sai, creando le premesse per una “femminilizzazione” del sistema. Il rischio però è che non si riesca a rispondere a bisogni e aspirazioni delle donne. Anche nel Sai, infatti, i servizi garantiti a chi chiede asilo sono meno di quelli per persone rifugiate, quindi anche le possibilità di affrontare situazioni complesse come quelle di madri sole o delle sopravvissute alla tratta o a violenze sessuali e torture. Inoltre, rispetto agli uomini, le donne restano in media per un periodo più lungo all’interno dei progetti di accoglienza. Il totale delle donne accolte nel Sai nel corso del 2023 (13.874) e la presenza di donne a fine anno (8.683) evidenziano un ricambio più lento in confronto agli uomini (40.638 accolti nell’anno a fronte di 22.312 presenze al 31 dicembre). Un dato da tenere presente per una programmazione efficace: senza un investimento nel sistema pubblico e un ampliamento reale, il sistema, già saturo (solo 507 i posti disponibili a fine 2024, l’1,3% dei posti attivi), è destinato allo stallo. 

Arrivi limitati, ma centri sempre più grandi

Nonostante un incremento più che gestibile di arrivi nel 2023 (157.652) la logica dell’emergenza, anche quando non c’è (gli accolti a fine 2023 sono solo lo 0,23% della popolazione residente in Italia), guida l’approccio all’accoglienza fatto di prassi al limite della legittimità. Il circuito dei centri governativi continua a costituire l’ossatura del sistema (il Sai dà ospitalità al 22,64% delle persone accolte a fine 2023) e non funziona il collegamento tra i due livelli di accoglienza (considerando solo il periodo da gennaio 2023 a ottobre 2024, sono 3500 le persone segnalate dalle prefetture e rimaste fuori dal Sai). Nel 2023 il numero delle strutture sopra ai 300 posti è aumentato del 360%. Una tendenza alla maggiore concentrazione che si è rafforzata anche nel 2024: i contratti per strutture con più di 50 posti passano dal 12% del 2020, al 33,1% dei primi otto mesi del 2024. 

Nessuna programmazione: centri al collasso, revoche dell’accoglienza e assegnazioni dirette

I dati mostrano come in mancanza di una gestione razionale si tende ad aggirare il diritto ad un’accoglienza dignitosa, colpendo le persone migranti: da un lato si riempiono le grandi strutture fino a farle straripare e dall’altro si procede in maniera indiscriminata con le revoche dell’accoglienza, cioè si toglie il posto assegnato alle persone nei centri con prassi di dubbia legittimità. A fine 2023 sono 105 le grandi strutture che per 13.123 posti, registrano 3.963 persone in eccesso. Escludendo il Cara di Bari e quello di Gradisca di Isonzo, situazioni estremamente critiche rispettivamente con 647 e 393 persone oltre la capienza, il contesto più problematico è la città metropolitana di Milano, con 10 grandi Cas sovraffollati (421 persone in esubero). Guardando alle revoche dell’accoglienza, il sospetto è che siano servite per trovare posti liberandoli ad ogni costo: se nel 2022 le revoche sono state 30.500 circa, nel 2023 il dato è quasi doppio, circa 50.900 revoche, mentre nei primi 9 mesi del 2024 siamo a più di 27.600.  

Al caos amministrativo e all’assenza di programmazione la soluzione del Ministero è azzerare la trasparenza nella gestione dei Cas: nel 2023 sono il 71,1% i contratti affidati direttamente, un dato allarmante. Nei primi 8 mesi del 2024 le prefetture continuano a garantire un’accoglienza ridotta a guardiania, a scapito di trasparenza e diritti delle persone accolte: quasi il 40% delle assegnazioni sono ancora senza gara. L’assenza di trasparenza riguarda anche il rilascio di dati: nonostante la vittoria al Tar del 2020 e quella al consiglio di stato del 2022, ActionAid e Openpolis sono costretti a tornare in tribunale per esercitare il diritto di sapere e avere informazioni precluse anche ai decisori. Il 19 marzo è fissata l’udienza. 

Photo di Antonino D’Urso/LaPresse 

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