Economia

Boom dei Green Jobs

Tutti i numeri della ricerca condotta dal Progetto Ambiente dell'Isfol sulle professioni ecologiche

di Lorenzo Alvaro

È boom in Italia delle professioni ecologiche. Dopo un anno dal completamento di un percorso di formazione in questo settore, l’80,6% dei neo-esperti della tutela dell’ambiente ha trovato lavoro. E si tratta di impieghi di alto profilo. Ma non solo. I green jobs valorizzano il lavoro delle donne
che fanno più carriera degli uomini. E non solo. La percentuale della componente femminile impiegata nel settore “verde” cresce, passando dal 12,7% del 1993, al 25,5% del 2008. Migliora anche la posizione occupata dalle donne all’interno dei green jobs: il 57,8% ricopre
infatti posizioni di livello medio-alto di tipo impiegatizio, contro il 35,3% degli uomini
Ed a crescere nel nostro Paese è anche l’offerta formativa legata all’ambiente. In Italia sono ormai più di 2mila i corsi attivati e ci sono oltre 50mila persone in formazione all’anno. Su questo fronte, nel Mezzogiorno si registra una crescita del 29,9% di corsi programmati nel 2007-2008. I dati emergono dalla ricerca condotta dal Progetto Ambiente dell’Isfol, l’Istituto per lo Sviluppo
della Formazione Professionale dei Lavoratori
, che ha scandagliato le ricadute sul versante dell’occupazione della formazione ambientale.
Guardando nel dettaglio, la ricerca rileva che l’80% di chi ha trovato lavoro, dopo il percorso formativo, non ha atteso più di sei mesi dalla sua conclusione, inoltre, l’occupazione trovata è di alto profilo e in buona misura coerente con la formazione realizzata. Circa il 58% degli occupati ha raggiunto l’obiettivo di far coincidere il proprio percorso di studi con le aspirazioni professionali e il lavoro svolto. E ancora.
Secondo la ricerca dell’Isfol, il 68% degli occupati ha trovato una collocazione rispondente al livello formativo acquisito. In particolare, il 31% circa ha un lavoro nell’ambito delle professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione, il 31,7% svolge professioni di tipo tecnico ed il 5,2% è collocato nelle posizioni di legislatore, dirigente, imprenditore. A dare maggiori garanzie di successo per quanto concerne la collocazione lavorativa, sottolinea l’Istituto, sono i master ambientali di II livello con l’85% di occupati, seguono i master privati con l’83%.
Secondo l’Isfol, questo scenario spiega anche perchè, dal 1999 ad oggi, i master per la formazione nel settore ambientale siano di fatto quintuplicati, passando dai 60 master nel 1999-2000 ai quasi 300 nel 2007-2008, e la tendenza per gli anni 2008-2009 va nella direzione di un ulteriore incremento. Sono gli atenei i maggiori soggetti promotori che consolidano l’offerta di master di I e di II livello che raggiungono, nel 2007-2008, rispettivamente il 42,2% e il 40%.
I master ambientali, spiega l’Isfol, «rispondono a fabbisogni professionali e formativi espressi dai sistemi territoriali ed economici ma non sono ancora molto praticate le azioni di concertazione con il territorio e le conseguenti rilevazioni dei fabbisogni». Per l’Isfol, quindi, «dovrà essere posta maggiore attenzione a questo passaggio, per far sì che il segmento formativo relativo all’ambiente possa giocare un ruolo di anticipatore dei futuri fabbisogni professionali e formativi, proponendo figure innovative che rispondano in modo rapido ai nuovi “mercati verdi” in espansione».
Riguardo la formazione ambientale, la ricerca sottolinea che è diffusa ampiamente su tutto il territorio nazionale. Ogni anno vengono realizzati mediamente circa 2000 corsi da più di 500 enti pubblici e privati, tra scuole, enti di formazione, università, consorzi, associazioni o imprese. Significativi, poi, i dati sulla partecipazione media annuale, stimata tra le 50 mila e le 55 mila persone. Un importante aumento dell’attività formativa programmata si registra nel Mezzogiorno che segna un incremento del 29,9% negli anni 2007-2008.
Sul fronte delle tendenze del mercato del lavoro, dal 1993 al 2008, l’elaborazione Isfol stima il numero degli occupati nel settore ambientale, rilevando un trend positivo (+41%), visto che da 263.900 occupati del 1993 si passa a 372.100 del 2008. A caratterizzare maggiormente il dato, rileva ancora la ricerca, è la connotazione di genere dello stesso, infatti il mercato del lavoro ambientale valorizza le donne con la componente femminile passata dal 12,7% del 1993 al 25,5% del 2008.
Altro dato interessante è quello legato all’età degli occupati in relazione alla variabile sessuale, solo il 25% delle donne, contro il 49% degli uomini, ha più di 45 anni. Ma la componente femminile del mercato del lavoro ambientale non è solo la più giovane è anche la più qualificata.
L’ 87% delle donne impegnate ha livelli di scolarità medio-alti, contro appena il 54,6% degli uomini. Questo spiega, sottolinea l’Isfol, perchè il 61,7% delle donne, contro il 32,2% degli uomini, occupi posizioni di livello medio-alto in professioni intermedie di tipo tecnico. «Dai dati emersi», commenta l’Isfol «è chiaro che sarà la green economy la nuova frontiera delle crescita economica del XXI secolo». «L’Italia», aggiunge, «dovrà quindi continuare a lavorare nell’ottica e nel rispetto del Pacchetto clima-energia 20, 20, 20 al 2020 che fissa gli obiettivi vincolanti per la riduzione delle emissioni di CO2, attraverso le energie rinnovabili e l’efficienza energetica e il risparmio dei consumi».


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