Famiglia

Bonus cultura, ci perdono i giovani

Vittorio Pelligra, economista dell’ateneo cagliaritano, fa le pulci alla nuova misura introdotta dal governo Meloni e sottolinea che nel 2022 soltanto il 12,8% dei maturati ha ottenuto un voto pari a 100 o a 100 e lode: uno su dieci. La maggior parte di questi voti sono stati assegnati in Calabria, Puglia, Umbria e Sicilia. Ma nei testi Invalsi, gli studenti di Calabria, Puglia e Sicilia ottengono punteggi inferiori alla media nazionale sia in italiano che in matematica

di Luigi Alfonso

Nasce il bonus cultura, destinato ai maturati che abbiano conseguito il massimo dei voti. Non è stato partorito da quello che, pomposamente, è stato ribattezzato ministero del Merito (oltre che dell’istruzione): è un’iniziativa del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, il quale spiega che «andrà a tutti i giovani, a prescindere dal reddito familiare, che raggiungeranno il massimo dei voti alla maturità, con l’evidente scopo di premiare il merito e l’impegno negli studi. In questo modo si supera la logica della mancetta, per approdare a strumenti equi e basati sul merito».

Che cos’è il bonus cultura? Un provvedimento riservato ai ragazzi nati nel 2004. La commissione Bilancio della Camera nei giorni scorsi ha dato il via libera al restyling della App18, che sarà sostituita da due nuovi bonus basati sul reddito familiare e sul presunto merito: da una parte la Carta della cultura Giovani, per coloro che risiedono in Italia e appartengono a nuclei familiari con Isee sino ai 35mila euro (sarà utilizzabile nel 2023); dall’altra la Carta del merito per chi si è diplomato con 100 centesimi. Ciascuna di esse ha un valore di 500 euro e sono cumulabili. La misura è finanziata sino ad un massimo di 190 milioni di euro annui. In precedenza, con 18App, arrivava a 230 milioni di euro.

Non basta. «È anche interessante vedere come si distribuiscono questi voti tra le regioni», riprende Pelligra. «Capofila la Calabria, poi la Puglia, l’Umbria e la Sicilia. Se uno, poi, è proprio tignoso, può andare a vedere i risultati che gli studenti hanno ottenuto nei test Invalsi; test standardizzati a livello nazionale, i cui risultati quindi sono confrontabili tra regione e regione. Scoprirebbe che gli studenti di Calabria, Puglia e Sicilia, sia in italiano che in matematica, ottengono sistematicamente punteggi inferiori ai punteggi medi nazionali. Basta una rapida scorsa a questi dati per capire come questa norma sia ingiusta non una, ma tre volte. Primo, perché rende più costoso all’88% degli studenti diciottenni l’accesso ad un bene, la cultura, che dovrebbe essere pubblico e, quindi, per definizione “non escludibile”. Secondo, perché agli esclusi toglie tutto e agli “inclusi” raddoppia il bonus da 500 a 1.000 euro. Terzo, perché il criterio per l’assegnazione, il voto di maturità, è un indicatore del tutto inattendibile. Se la maggioranza di governo non lo sa è grave. Se lo sa e fa finta di niente è gravissimo. Chi ci rimette, alla fine, come sempre in questo Paese, sono i giovani. Però la tossica e ipocrita retorica del merito è salva. Avanti così».

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