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Bonus bebé per tutti (immigrati compresi)

Asgi e Cgil vincono il ricorso contro la delibera comunale che annullava l'erogazione dell'assegno: «un atto ritorsivo che violano le norme anti-discriminazioni europee»

di Redazione

Alla fine l’hanno spuntata: il giudice del lavoro di Brescia ha accolto il ricorso di Asgi, Associazione studi giuridici sull’immigrazione, e Cgil contro la delibera comunale che revocava a tutti il bonus bebè. Una contromisura che l’amministrazione bresciana aveva messo in campo il 30 gennaio, dopo che la magistratura aveva esteso i benefici dell’assegno a tutte le famiglie aventi diritto, senza vincoli di cittadinanza, quindi, anche agli stranieri. Ora, il giudice accoglie la tesi sostenuta dall’Asgi: «la delibera comunale costituiva un atto ritorsivo vietato dalla norme di recepimento della direttiva europea anti-discriminazioni razziali (n. 2000/43/CE) e dalle norme anti-discriminazioni contenute nel T.U. immigrazione».


Per il comune dunque arriva un’altra batosta: con l’ordinanza depositata il 12 marzo, il tribunale di Brescia ha disposto il ripristino della delibera dello scorso 21 novembre, con cui si istituiva il bonus bebè da mille euro per ogni bimbo nato nel 2008. Con l’allargamento del beneficio alle coppie di genitori stranieri. La decisione accoglie il ricorso presentato da quattro diversi genitori stranieri e dall’Associazione studi giuridici sull’immigrazione con il sostegno della Cgil.


«Il comportamento ritorsivo», dice Asgi, «è stato ravvisato dal fatto che, dopo aver perso un primo ricorso contro il carattere discriminatorio della delibera istitutiva dell’assegno per le famiglie con almeno un genitore italiano, il comune ha approvato una “contro delibera”, eliminando l’incentivo economico per tutti, italiani e stranieri. Nel provvedimento, la giunta spiegava che non poteva dare attuazione alla “finalità prioritaria di sostegno alla natalità delle famiglie di cittadinanza italiana”. Secondo il giudice “l’evidente strumentalità dell’operazione giustifica l’attribuzione del carattere ritorsivo alla condotta, poiché l’iniziativa si è limitata a paralizzare gli effetti della decisione giudiziale”».


Non solo. Il giudice, infatti, ha ordinato al comune di comunicare l’erogazione del bonus con «idonea pubblicità» sulla stampa locale di maggiore diffusione e presso le emittenti televisive locali in cui venga «espressamente annunziata la nuova istituzione del beneficio ai cittadini italiani e stranieri, la finalità ripristinatoria della parità di trattamento dell’iniziativa, l’indicazione dei termini di scadenza e delle modalità per la presentazione della richiesta». Per fare in modo che tutti gli aventi diritto abbiano tempo per presentare le domande per accedere al bonus bebè, il termine per la presentazione viene prorogato al 30 giugno.


Il giudice poi ha condannato il comune di Brescia a provvedere alla pubblicazione dell’ordinanza (allegata qui a fianco) sui due quotidiani locali, nonché al pagamento delle spese processuali.


«Ciò che mi pare l’ordinanza respinga nella maniera più ferma è la tesi perseguita dall’amministrazione secondo la quale la parità di trattamento si tradurrebbe in un danno per tutti: non è vero che dando agli stranieri si danneggiano gli italiani, ma si afferma invece un principio di parità e di uguaglianza che è il presupposto per l’integrazione e per la civile convivenza». Questo il commento dell’avvocato Alberto Guariso, il legale di Milano che ha sostenuto il ricorso dell’Asgi e dei ricorrenti.


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