Welfare

Bonus asilo e casa popolare per i veneti doc

Proposta choc della giunta leghista di Zaia

di Daniele Biella

A volte ritornano. Luca Zaia, presidente leghista della Regione Veneto ed ex ministro alle Politiche agricole, l’aveva promesso: “prima i veneti”. Detto fatto, et voilà il progetto di legge che crea una corsia preferenziale per residenti in regione da almeno 15 anni nell’accesso a servizi per la prima infanzia (asili in primis), buoni scuola e case popolari. Il numero è proprio quello: 15 anni di residenza. Non meno. Uno straniero che ha la cittadinanza italiana o un italiano doc immigrato da un’altra regione anche dieci anni fa? Niente, i loro figli saranno scavalcati dai veneti ‘purosangue’. La giunta regionale ha infatti approvato un provvedimento in tal senso (con voti anche del Pdl, nonostante qualche malumore interno, mentre Udc e opposizione l’hanno bollato come “razzista”, annunciando ricorso), avviando così l’iter legislativo vero e proprio.

Ma quella del governatore Zaia è solo l’ultima delle indicazioni, ordinanze o tentativi di far prevalere la fantomatica razza padana sulle altre: negli ultimi anni, soprattutto negli enti locali a guida leghista (questa volta fa ancora più impressione perché il provvedimento è regionale), si è visto di tutto. “Nella quasi totalità dei casi, queste norme sono state bocciate dai giudici come discriminatorie. Succederà così anche stavolta: una volta introdotta la regola, nel primo caso di messa in atto verrà impugnata e bloccata”, rimarca però Paolo Oddi, avvocato milanese integrante dell’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) e cofondatore della onlus Avvocati per niente che segue molte cause legali (tra cui proprio quella che ha respinto come discriminatoria la decisione dell’ex giunta di Milano targata Letizia Moratti di vietare l’asilo ai figli di immigrati irregolari) a difesa dei diritti umani e civili di stranieri indigenti senza chiedere loro la parcella. “Le linee guida del testo unico sull’immigrazione parlano chiaro, soprattutto quando si parla di minori: è vietato discriminare, fare distinzioni in base alla provenienza”, continua Oddi, “e dove la legislazione italiana non arriva, c’è il quadro normativo europeo che è ancora più chiaro in merito”.

D’altra parte se iniziative di questo tipo vengono sempre bocciate, perché c’è chi continua a promuoverle? “Sono forzature politiche, pura demagogia: in tempi di scarse risorse, si cerca il consenso e basta, pur sapendo a cosa si va incontro”, ribatte l’avvocato. Che sul finire dell’intervista ci rivela una recente vittoria di Avvocati per niente, contro nientemeno che il Ministero degli Interni: “In occasione dell’imminente censimento avevano vietato l’accesso al lavoro di rilevatore ai non italiani. Era una norma palesemente illegittima, abbiamo fatto causa e ora il bando è esteso a tutti”.

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