Cultura

Bono, ieri pacifista oggi attivista

Il pensiero del leader U2. Il cantante, "combatto sempre per la pace ma uso altri mezzi"

di Carlotta Jesi

La lotta è appena iniziata/ e ci sono già molte vittime/ ma ditemi chi ha vinto? Le trincee scavate nei nostri cuori/ e i figli, i fratelli e le sorelle strappati via. Nel 1982, Bono Vox era un pacifista così. Uno che, marciando sul palcoscenico con una bandiera bianca, gridava la sua rabbia contro la Sunday bloody Sunday del 1972 in cui i parà dell?esercito inglese avevano sparato ai partecipanti di una manifestazione pacifista in Irlanda del Nord. Sono passati vent?anni. Bono ha fatto 12 album, 4 figli, concerti benefici in quantità, decine di campagne sociali. E, come ha scritto al Corriere della Sera, non è più «un pacifista in senso letterale». Perché chi siede al World Economic Forum con George Bush e i leader europei che hanno dichiarato guerra in Afghanistan, non è un pacifista da dizionario. Di quelli che si oppongono a ogni tipo di guerra. E neppure lo è chi si fa finanziare dagli Stati Uniti per portare in Africa il ministro del Tesoro, Paul O?Neill, l?uomo che centellina i fondi per l?aiuto allo sviluppo e aumenta il budget americano per la guerra. Perché secondo Bono «la responsabilità e la volontà di proteggere i figli» viene prima del rifiuto incondizionato della guerra. Per i pacifisti duri e puri, no. Ma, soprattutto, perché negli ultimi vent?anni il ?no? alla guerra del leader degli U2 si è trasformato in una lotta contro le sue cause. Contro il debito estero dei Paesi poveri che combatte dal 1999 con le campagne Jubilee 2000 e Drop the Debt. Contro l?Aids e la povertà, che sfida con la sua nuova non profit Data (Debt, Aids,Trade in Africa). Contro le barriere commerciali sull?export dei Paesi poveri e i sussidi agli agricoltori americani che, ha spiegato in Africa a Paul O?Neill, «Sono uno scandalo. I poveri non possono esportare se i nostri prodotti sono sovvenzionati». Un cambio di posizione improvviso? Tutt?altro. La svolta di Bono passa per i suoi concerti di Mostar (1987) e Sarajevo (1997). Per i G8 di Colonia, Birmingham e Genova. Per le liriche di Cold blood (1993) – La storia di una bambina di tre anni/ violentata da dei soldati/ la vita vale meno di quattro chiacchiere – e per quelle di Peace on Earth (2000) che si ispira alla macchina imbottita di esplosivo saltata in aria a Omagh, in Irlanda del Nord, uccidendo 29 persone. Paradiso Terrestre/ ne abbiamo bisogno adesso/ sono stanco dei dispiaceri/ sono stanco del dolore. Pace in Terra/ Gesù prenditi il tempo/ di gettare una corda a un uomo che annega/ parlane a quelli che non sentono nessun suono. Oggi cerca una pace anche per i dimenticati, Bono. E ammette: «Tutte le armi per la distruzione di massa mi fanno orrore, comprese quelle di cui gli stessi Stati Uniti sono in possesso». Altro che abiura. Il leader degli U2 non è più un pacifista in senso letterale perché si è trasformato in attivista. Un attivista ricevuto alla Casa Bianca e al Vaticano. Un attivista che quando parla ha un impatto diretto su milioni di fan. Un attivista che negli ultimi vent?anni, come succede a chi invecchia, ha imparato a mediare. «Vai avanti, non mollare, quello che hai non te lo posso portare via, non lo capiscono neppure. Walk on, quello che senti non lo possono vendere o comprare», canta Bono in Walk on, la canzone che ha fatto da colonna sonora ai manifestanti G8 di Genova e dedicata all?attivista birmana Aung San Suu Kyi. Anche lei esclusa dalla definizione letterale di pacifismo che non copre una leader dell?opposizione disposta a trattare con la giunta militare in nome della democrazia. Anche lei una che diceva ?no? secchi e s?è messa a mediare.


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