Non profit
Bonifica dei Sin, rivoluzione in atto
Il ministro dell'Ambiente definisce le bonifiche "prioritarie per il Governo" nell'incontro con la rete dei Comuni che 'ospitano' Siti di interesse nazionale e che negli ultimi tempi sta combattendo senza esitazioni una battaglia ambientale per i propri cittadini
"Le bonifiche dei Sin, Siti di interesse nazionale, sono una priorità per l'attuale Governo". Parola del ministro dell'Ambiente Andrea Orlando, che ha preso una posizione netta incontrando la Rete dei Comuni interessati a tali bonifiche. "E' la prima volta che un ministro dice apertamente una cosa del genere, ci fa ben sperare e continuare con forza la nostra battaglia", sottolinea Mariella Maffini, assessore alle Politiche ambientali del Comune di Mantova e coordinatrice della Rete dei Comuni Sin, presente all'incontro del 30 gennaio con Orlando assieme, tra gli altri, all'avvocato Pernice e l'ingegnere D'Aprile, rispettivamente Direttore generale per la Tutela del territorio e delle risorse idriche e Dirigente delle divisione VII del Ministero dell'Ambiente.
Tale priorità come verrà tradotta? "Ci sono due gruppi di lavoro ministeriali che stanno lavorando ai punti cruciali della questione, innnanzitutto per quanto riguarda la revisione della normativa, che a oggi non permette di eseguire le bonifiche, e per la stesura di un vero e proprio piano di bonifica nazionale", risponde Maffini, "siamo stati invitati alle prossime riunioni dei gruppi di lavoro, porteremo la nostra voce e le nostre esperienze".
Un'altra importante tappa futura è un incontro allargato che il ministro ha intenzione di effettuare alla Camera dei Deputati invitando tutti i Comuni interessati: "nell'occasione Orlando illustrerà la sua strategia", nella quale i 187 Comuni della Rete Sin contribuiranno in prima fila. Oggi in Italia i luoghi potenzialmente contaminati sono ben 15mila, come riporta l’Ispra, Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale, nel proprio annuario 2013: di questi solo 3mila sono stati bonificati. I 57 casi più gravi sono stati riconosciuti dal governo italiano fin dal 1998 come Sin, ovvero “quelle aree in cui l’inquinamento di suolo, sottosuolo, acque superficiali e sotterranee è talmente esteso e grave da costituire un serio pericolo per la salute pubblica”. Stiamo parlando di complessi enormi (vi lavoravano, in tutto, almeno 4mila aziende private), che coprono il 3% del territorio nazionale (1800km² di aree marine, lagunari e lacustri, 5500km² terrestri) e coinvolgono 9 milioni di persone, da Porto Marghera a Piombino, dalla val Bormida a Porto Torres. A pagarne, naturalmente è la salute dei cittadini. Il rapporto Sentieri, pubblicato nel 2011 dall’Iss, Istituto superiore di sanità e dall’università La Sapienza di Roma (riferito al periodo dal 1995 al 2002, ndr), parla chiaro: in 44 siti su 57 l’incidenza tumorale è la più alta d’Italia, e si calcolano almeno 10mila decessi collegati. I siti contaminati d’interesse nazionale sono oggi 36, perchè nel 2013 l'allora ministro dell’ambiente Corrado Clini ne ha declassati 18 a siti d’interesse regionale.
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