Mondo

Bombe sulla storia?

Iraq. Il rischio archeologico. Dieci anni fa, con la prima guerra, il museo di Bagdad uscì a pezzi. Oggi si teme per siti di importanza senza pari.

di Barbara Fabiani

Non la delicatezza di Raffaello, non l?estetica precisione di Leonardo, non la luce fredda dei polittici fiamminghi potrà mai portarvi più vicino alla contemplazione dell?eleganza di quanto possano fare i bassorilievi del palazzo assiro di Nimrud. Dal suo carro Assurnasirpal II, lunga barba a boccoli e copricapo a cono, lancia strali contro decine di leoni che intorno a lui cadono, feroci e trafitti, per il suo regale divertimento. Leggeri, appena sbalzati dalla pietra, metri e metri di storia lasciano attoniti per il preziosismo dei dettagli. I bassorilievi sono conservati in due gallerie al British museum di Londra, protetti all?entrata da due enormi tori androcefali alati. Se siete persone dall?animo aperto, allora a voi le grandi teste barbute sul corpo animalesco guarderanno verso il basso, e senza disigillare le labbra di pietra chiederanno: «Dove vai tu, umano?». «Vado a Babilonia», risponderete. «Tra il Tigri e l?Eufrate. Vado a Uruk, a Lagash, a Nippur e a nord verso Accad e Ninive». Seimila anni Mesopotamia, Iraq. A Bagdad dal 1963 esiste l?Istituto italo-iracheno di archeologia, il centro per il restauro che durante questi 10 anni di embargo ha continuato a fare da base per le missioni archeologiche italiane, malgrado la drastica riduzione dei finanziamenti. Missioni mai del tutto interrotte grazie alla passione degli archeologi che hanno continuato a catalogare, topografare e a scavare, spesso senza remunerazione. Questa terra tra due dei quattro fiumi citati nella Bibbia come perimetro del paradiso terrestre, è stata il luogo dove seimila anni fa i Sumeri fondarono le prime città della civiltà umana e inventarono la scrittura. Sullo stesso territorio che oggi è l?Iraq, a nord convissero con il vicino regno di Accad, cui seguirono gli imperi assiro e babilonese. «Tra i siti di cui ci stiamo occupando da più anni c?è Seleucia, fondazione ellenistica eretta dai Parti», racconta il professor Antonio Invernizzi, direttore del Saast, centro studi e ricerche archeologiche dell?università di Torino. Sia il Saast che l?istituto italo-iracheno sono guidati dall?80enne Giorgio Gullini, nome epico tra gli esperti quanto Indiana Jones tra i profani. «Lavoriamo alla fortezza romana di Kifrim e nella città di Mossul. Abbiamo condotto importanti scavi nella città monumentale di Hatra, guidati dalla professoressa Roberta Venco. Inoltre stiamo avviando il restauro dei bassorilievi gravemente danneggiati del palazzo di Sennakerib a Ninive, con un contributo del ministero italiano degli Affari esteri», continua Invernizzi,prima di parlare delle difficoltà di riportare alla luce la storia dell?umanità in un Paese avvolto nell?oscurità dell?embargo. «Abbiamo difficoltà di spostamento per ragioni di sicurezza e grandi limiti nell?utilizzare apparecchiature sofisticate. I siti archeologici più lontani da Bagdad non sono possono più essere protetti». E aggiunge: «Prima della guerra del Golfo il Paese non conosceva il fenomeno degli scavi clandestini. Oggi qualsiasi cosa può facilmente uscire dai confini e finire sul mercato nero internazionale. Colpa anche dell?aumento della povertà». Il toro nel sacco Pochi anni fa a Khorsabad, sito del palazzo di Sargon II, un ladro venne colto con le mani nel sacco. Nel sacco c?era la testa umana di un toro alato grossolanamente segata in quattro pezzi. Il museo di Bassora, sul fronte meridionale della guerra di 11 anni fa, fu svuotato durante l?anarchia che seguì il bombardamento della città. Nel tentativo di ostacolare i ricettatori, il Saast ha quasi concluso il progetto ?Brila? che vede anche la collaborazione del Nucleo dei carabinieri per la tutela del patrimonio artistico. «Si tratta di costituire un catalogo fotografico via internet del patrimonio archeologico iracheno, in modo che, qualora si ritrovassero pezzi sul mercato nero, possano essere identificati e restituiti», spiega Carlo Lippolis, responsabile del progetto, mentre la sua attenzione sta a metà tra le valigie da fare e i notiziari sul probabile intervento armato americano. Lippolis è infatti in procinto di partire come capomissione a Seleucia per una rilevazione topografica con altri 15 ricercatori e studenti. «Una missione archeologica non è indispensabile come una missione umanitaria», dice con pudore, «ma farò di tutto per riprendere il lavoro con i miei colleghi iracheni». Alcuni dei quali contano su di lui anche per l?aggiornamento scientifico. L?isolamento culturale «L?embargo ha portato anche un terribile isolamento culturale», sottolinea Invernizzi, che dei colleghi iracheni ha sempre stimato la preparazione e l?apertura mentale, grazie anche a un sistema universitario che non risente dei condizionamenti della religione. «Oggi è difficile trovare giovani archeologi che si siano formati su metodologie aggiornate, e le pubblicazioni sono molto rare, sia quelle ricevute che quelle pubblicate». E se l?isolamento costa caro a un archeologo, figuriamoci a un medico. In Iraq c?è ancora da localizzare la mitica città di Accad (per farlo servirebbero rilevazioni satellitari e aeree, oggi impossibili da proporre al governo iracheno) nei cui palazzi, nel terzo millennio avanti Cristo, venne messa per la prima volta per iscritto l?epopea di Gilgamesh e del diluvio, il cui racconto orale si perdeva nella notte dei tempi. Penserà a questo l?aviere americano che dal suo bombardiere supertecnologico terrà nel mirino il museo di Bagdad, come già accadde 11 anni fa? Museo che da due anni è stato riaperto dal dipartimento iracheno dei Beni archeologici malgrado la crisi lo privi anche dei soldi per le vetrine. Ci penserà, John l?aviere, prima di bombardare? Si sa, in Texas non studiano la storia. Info: Babilonia Quella ricostruita sulle tracce delle fondamenta non è Babilonia La Grande, del re Hammurabi (1700 a.c.), poiché questa resta al di sotto di un?infiltrazione dell?Eufrate. Si tratta invece della Babilonia di Nabucodonosor (600 a.c.), il re della cattività degli ebrei. Visibili una gigantesca ziggurat, che gli storici riconoscono come la Torre di Babele. Hatra È una città ellenistica (II sec a.c.- II sec d.c) speciale per la storia degli incontri tra popoli. Hatra è la più monumentale e meglio conservata delle città mesopotamiche, grazie anche al fatto di essere interamente costruita in pietra. Sorge nel mezzo della steppa desertica del nord, lungo le vie carovaniere. è sempre stato un principato indipendente anche dall?impero romano. Ninive Capitale dell?impero assiro (2000 a.c.), Ninive si trova all?estremo nord. È importante per i suoi palazzi, il cui stile decorativo influenzò l?arte greca. Quello di Sennacherib (704-681 a.c.) conserva circa 2mila bassorilievi. Ma la scoperta decisiva è stata la biblioteca del colto re Assurbanipal (668-627 a.c) con le sue 1.500 opere. Tra queste l?epopea di Gilgamesh. Ur I Sumeri irruppero nella storia dell?umanità dal nulla e seimila anni fa fondarono sullo sbocco dell?Eufrate (oggi situato molti chilometri più a sud) la prima vera città della civiltà umana, Ur di Caldea. Un sito urbano con decine di migliaia di abitanti e una organizzazione sociale molto articolata. Qui nacque la prima forma di scrittura, il cuneiforme. Info: Progetto Assurbanipal, contro l’isolamento culturale: Scheda Informativa Progetto Assurbanipal


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