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Bombe italiane nella guerra in Yemen, Renzi dica stop
Appello di OPAL, Amnesty International Italia e Rete Italiana per il Disarmo: a maggio esportate dall’Italia agli Emirati Arabi Uniti “armi e munizioni” per un valore di oltre 21 milioni di euro e un peso di circa 16.900 chili, nonostante la legge 185. Germania e Svezia hanno cancellato contratti con l'Arabia Saudita, l'Italia cosa aspetta?
di Redazione
«Mai più la guerra!», ha detto il Papa a braccio questa mattina, puntando poi il dito verso «quelli che fabbricano, che trafficano le armi: armi insanguinate, armi bagnate nel sangue di tanti innocenti».
L’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Difesa e Sicurezza (OPAL) di Brescia, Amnesty International Italia e la Rete Italiana per il Disarmo (RID) chiedono al Governo Renzi di fermare l’invio di bombe e sistemi militari italiani ai Paesi della coalizione guidata dall’Arabia Saudita (con l'appoggio di altri Paesi sunniti della regione) che, per contrastare l’avanzata del movimento sciita zaydita Houthi, sta bombardando lo Yemen da cinque mesi senza alcun mandato o giustificazione internazionale. Germania e Svezia hanno sospeso e cancellato importanti contratti militari con l'Arabia Saudita, l’Italia no.
Il conflitto ha finora causato più di 4mila morti e 20mila feriti – di cui circa la metà tra la popolazione civile – provocando una “catastrofe umanitaria” con oltre un milione di sfollati e 21 milioni di persone che necessitano di urgenti aiuti. In tutto il Paese la popolazione sta subendo una grave scarsità di cibo e questo minaccia la sopravvivenza dei più vulnerabili.
Tra gli ordigni utilizzati in questo conflitto è possibile che vi siano anche delle partite prodotte in Italia. Giorgio Beretta analista dell’Osservatorio OPAL di Brescia, ha denunciato più volte queste esportazioni di bombe dall’Italia all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti, «esportazioni che stanno continuando nonostante l’intervento militare a guida saudita non abbia mai ricevuto il consenso da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e che i bombardamenti aerei siano stati ripetutamente stigmatizzati come “possibili crimini di guerra” da Human Right Watch e Amnesty International per aver avuto come obiettivi diverse zone residenziali non militari causando una situazione che le Nazioni Unite e la Croce Rossa Internazionale definiscono come "catastrofe umanitaria"». Ancora oggi, dice, «nonostante l’aggravarsi del conflitto, non ci risulta che il Governo italiano abbia sospeso l’invio di sistemi militari alla colazione saudita, anzi in questi mesi dal nostro Paese sono continuate ad essere inviate bombe e forniture militari per le forze armate dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti», afferma Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio OPAL di Brescia. «Ordigni inesplosi del tipo di quelli inviati dall’Italia, come le bombe MK84 e Blu109, sono stati ritrovati in diverse città bombardate dalla coalizione saudita ed è quindi altamente probabile che la coalizione stia impiegando anche ordigni inviati dal nostro Paese» dice Beretta, che spulciando i documenti ufficiali (come il registro del commercio estero dell’ISTAT) ritiene di poter confermare come lo scorso maggio siano state «esportate dall’Italia agli Emirati Arabi Uniti “armi e munizioni” (tra cui bombe) per un valore di oltre 21 milioni di euro e per un peso di circa 16.900 chili».
«Quello dello Yemen è un conflitto che si svolge nel completo disprezzo del diritto internazionale umanitario. Abbiamo denunciato a più riprese come gli attacchi da terra degli Houti e delle milizie loro alleate e, soprattutto, gli attacchi aerei della coalizione a guida saudita, spesso indiscriminati e diretti contro centri abitati e obiettivi privi d’interesse militare, costituiscano crimini di guerra su cui è necessario che le Nazioni Unite istituiscano al più presto una commissione internazionale d’inchiesta», dice Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
A questi appelli si aggiunge anche la presa di posizione della Rete Italiana per il Disarmo: «Le armi prodotte in Italia non avrebbero mai dovuto raggiungere quel teatro di conflitto – afferma Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Italiana per il Disarmo – in quanto la nostra legge sull'export di materiale militare (185/90) vieta espressamente forniture verso paesi in guerra». Da qui la necessità di un blocco immediato ed esplicito di qualsiasi ulteriore consegna e di un'indagine chiarificatrice dei passaggi ed autorizzazioni che hanno permesso l'arrivo in Arabia Saudita di bombe partite dai nostri porti.
Photo scattata a Sanaa il 31 Agosto, by MOHAMMED HUWAIS/AFP/Getty Images
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