Politica
Bombe italiane all’Arabia Saudita: esposto per violazione della legge 185
Lo ha presentato oggi la Rete Italiana per il Disarmo, presso diverse Procure della Repubblica.
di Redazione
Alfio Nicotra, Lisa Pelletti Clark, Massimo Valpiana, Giorgio Beretta, Maurizio Simoncelli e Francesco Vignarca per Rete Italiana per il Disarmo hanno presentato un esposto in diverse Procure d'Italia per chiedere di indagare sulle spedizioni di bombe dall'Italia all'Arabia Saudita: si tratta di almeno sei spedizioni nell'arco di pochi mesi. L’ipotesi? Violazione dell'articolo 1 della legge 185/90, che vieta l'esportazione di armamenti verso Paesi in stato di conflitto armato e che violano i diritti umani.
«Siamo giunti a questa decisione a seguito delle continue spedizioni di tonnellate di bombe dalla Sardegna all’Arabia Saudita: bombe che servono a rifornire le Royal Saudi Air Force che dallo scorso marzo sta bombardando lo Yemen senza alcun mandato da parte delle Nazioni Unite, esacerbando un conflitto che portato a quasi 6mila morti di cui circa la metà tra la popolazione civile (tra cui 830 tra donne e bambini) e alla maggior crisi umanitaria in tutto il Medio Oriente», spiega Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Disarmo. «Il Governo in questi mesi non ha mai ritenuto di incontrare le nostre associazioni nonostante le nostre ripetute richieste, dando risposte evasive e anche contraddittorie: abbiamo quindi ritenuto doveroso inoltrare alla Magistratura un esposto per chiedere di verificare la legalità e l’osservanza della legge 185 del 1990 che regolamenta l’esportazione di sistemi militari dall’Italia».
La Legge italiana (la n.185 del 1990) vieta infatti espressamente non solo l’esportazione, ma anche il transito, il trasferimento intracomunitario e l’intermediazione di materiali di armamento «verso i Paesi in stato di conflitto armato» e «verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione». «Non ci risulta – conclude Vignarca – che le Camere siano state consultate in merito a queste spedizioni di bombe all’Arabia Saudita, anzi sono state presentate diverse interrogazioni parlamentari alle quali il Governo non ha ancora dato risposta».
Dal settembre scorso la Rete italiana per il disarmo ha documentato queste spedizioni e ha chiesto al Governo italiano di sospendere l’invio di bombe e sistemi militari all’Arabia Saudita. Un carico di migliaia di bombe è partito due settimane fa dall’aeroporto di Cagliari con destinazione la base dell’aeronautica militare saudita di Taif, non lontano dalla Mecca. A partire dall’ottobre scorso due spedizioni sono avvenute via aereo cargo, altre due sono state effettuate imbarcando le bombe ai porti di Olbia e Cagliari). Le bombe sono prodotte dalla RWM Italia, azienda tedesca del gruppo Rheinmetall con sede legale a Ghedi (Brescia) e stabilimento a Domunovas (Carbonia-Iglesias) in Sardegna.
«Considerate le ingenti forniture di bombe aeree della RWM Italia avvenute in questi mesi, riteniamo che si tratti di nuove autorizzazioni all’esportazione rilasciate dall’attuale Governo Renzi. Ma anche trattandosi di autorizzazioni rilasciate negli anni scorsi è espresso compito dell’esecutivo verificare che sussistano le condizioni di legge per l’invio dei materiali militari. Saremmo perciò interessati a sapere il ministero degli Esteri ritiene che l’intervento militare della coalizione a guida saudita in Yemen sia conforme all’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite e ai principi della nostra Costituzione», afferma Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio OPAL di Brescia.
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