Cultura

Bologna. Forse preparavano un attentato a San Petronio. 5 arresti

4 nordafricani e un italiano scoperti per una videocamera. Volevano colpire un affresco della basilica che i musulmani ritengono blasfemo. Borghezio (Lega): Tutti gli islamici potenziali terroristi

di Ettore Colombo

Si aggiravano ieri nella basilica di San Petronio con una videocamera. Secondo i carabinieri in realtà quattro nordafricani e un italiano stavano effettuando un sopralluogo per un attentato alla chiesa simbolo di Bologna, su cui da qualche mese penderebbe una minaccia terroristica. I militari, che stavano svolgendo un apposito servizio di vigilanza nella basilica, hanno notato i cinque, ne hanno osservato il comportamento e poi li hanno fermati. Le manette sono scattate subito dopo l?ascolto dell?audio del filmato, che confermerebbe l?ipotesi di preparazione di un attentato dimostrativo. Nel giugno scorso del resto fece discutere la pubblicazione di un rapporto dei Ros che svelava l?esistenza di una trama da parte di un gruppo islamico legato ad al-Qaeda proprio per colpire San Petronio. Ma al di là di quella pista, la cui attendibilità è ancora da verificare, resta l?ostilità della parte più integralista del mondo islamico in Italia nei confronti dell?affresco del 1415, dipinto su una parete della chiesa bolognese che raffigura una scena del ventottesimo canto dell’Inferno di Dante. Maometto vi compare nudo tra gli idolatri e sottoposto a sevizie. Per l’Unione Musulmani d’Italia si tratta di una rappresentazione ?blasfema e oscena?, della quale è stata più volte chiesta la rimozione. Nei discorsi registrati, in lingua berbera, tra i cinque arrestati, si parla proprio di quelle minacce e del dipinto, dicendo che “se non lo tolgono verrà tutto giù”. Ma ci sarebbero anche riferimenti “alle ragioni di Bin Laden”. Avevano girato immagini dell’affresco, dell’altare maggiore e dell’esterno della chiesa. Per i cinque, tutti residenti a Padova, il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia bolognese ha ipotizzato il reato previsto dall?articolo 270 bis del codice penale: associazione sovversiva con finalità di terrorismo. Si tratta di quattro giovani marocchini e di un professore di Storia dell’arte in pensione, 55 anni padovano, che ha fatto da sponsor per l’ingresso in Italia dei quattro stranieri, tutti dotati di regolare permesso di soggiorno. Per loro è stata chiesta la convalida del fermo e l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. “Siamo in una fase molto iniziale, ma è una situazione allarmante” ha dichiarato il pm Giovagnoli. E la vicenda si trasforma anche in un nuovo caso politico. Il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu si è detto contrario alla diffusione della notizia del fermo. Ambienti del Viminale non nascondono infatti l”’irritazione” del ministro per la ”precipitazione” con cui è stata data la notizia. ”La corsa verso le telecamere e i taccuini dei cronisti non giova certamente al buon esito delle indagini e alla lotta al terrorismo”. Polemiche anche per una durissima dichiarazione del parlamentare della Lega Nord Mario Borghezio, secondo cui bisogna ”considerare ora ogni persona o organizzazione islamica in Italia come potenziale terrorista”. ”Il governo – prosegue – ha ora il dovere, in vista del primo anniversario dell’11 settembre, di stringere una morsa inesorabile di controlli tutte le persone fisiche e le organizzazioni islamiche, ognuna delle quali va considerata un potenziale terrorista”. Il Centro di Cultura Islamica di Bologna intanto prende le distanze da quanto avvenuto nella basilica e dalla ”fantomatica sedicente Unione dei Musulmani Italiani, formata da poche persone, il cui giudizio, da noi non condiviso, non è affatto rappresentativo dell’orientamento delle comunità islamiche italiane”. ”Da un punto di vista islamico, il rispetto dei luoghi di culto, in specie quelli cristiani – prosegue una nota del Centro – è un punto fondante della spiritualità musulmana, basata sul rispetto reciproco tra le varie componenti della società civile. Come credenti, ci auguriamo che mai nessun luogo di culto, di qualunque fede, sia oggetto di azioni vandaliche o di gesti dimostrativi. L’affresco quattrocentesco che riporta una figura umana recante la didascalia Machomet e che si trova inserita in una rappresentazione dell’Inferno sulla base della concezione dantesca dell’epoca, malgrado possa offendere la sensibilità dei musulmani, va visto nell’ottica di un’opera gotica di sei secoli orsono. Non può fornire pretesto per atti vandalici”.


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