Politica

Bologna: affitti agevolati sì, raccomandati no

Il Comune decide di cambiare i criteri di assegnazione degli affitti con canoni ridotti anche dell'80%, ma solo per le sedi di un pugno di associazioni.

di Silvia Vicchi

Ha fretta, Sandra, mentre scende dall’autobus e corre su per le scale dell’ospedale. Sono le 11.30 e gli infermieri hanno già lasciato il piatto coperto sul comodino di Enzo, nella camera numero sei, dove l’odore di disinfettante e di minestrina, acre e dolce allo stesso tempo, ti prende alla gola e ti obbliga a respiri più lunghi. è un odore che annuncia morte. Enzo ha l’Aids, è ormai in uno stadio che i medici definiscono terminale, e senza aiuto non può sollevare il cucchiaio, portare il cibo alla bocca, mangiare. Sandra è una volontaria di Accanto, e ogni giorno, domenica compresa, viene in questo reparto a portare aiuto concreto e conforto a chi da tempo non ha più nessuno. Accanto opera a Bologna con diciotto volontari, pochi, ma agguerriti. E, a dispetto delle polemiche in prima pagina sui quotidiani bolognesi, ha una sede ampia e luminosa in via Busacchi. Anche Sandra abita in via Busacchi, ma non è un caso, perché da tre anni la sede operativa dell’associazione è proprio a casa sua. Qui i volontari si incontrano, qui si convocano le assemblee, si prendono le telefonate, si coordina l’attività. Curioso? Neanche un po’, perché le associazioni di volontariato orfane di sede, nel capoluogo emiliano sono ben più di qualche decina e lavorano dall’abitazione privata di un volontario, nonostante i bandi e i numerosi spazi che ogni anno l’amministrazione comunale ha a disposizione. Infatti le sedi ci sono e molte sono anche state assegnate. Al volontariato? «Non proprio e non sempre», precisa l’assessore Paolo Foschini, padre di una riforma che in città ha scatenato un vero putiferio. «Per essere precisi, in passato sono state assegnate sedi a un centinaio di realtà associative, mentre oltre 900 non hanno avuto nulla. Non solo: la maggior parte di queste ha ottenuto canoni scontati in modo differenziato, fino all’80per cento, senza che fossero chiari i criteri in base ai quali un’associazione è più meritoria di un’altra, a volte senza bandi e con rapporti diretti. Legambiente offre forse un servizio migliore della Lila? E l’associazione meritoria nel ’95, lo è ancora oggi? Nessuno ha controllato cosa realmente queste associazioni fanno e come lo fanno, non esiste rendicontazione. Vi sembra trasparente?». L’idea di Foschini, fraintesa per davvero o per finta, è di ripristinare parità di condizioni per tutti, fare tabula rasa del passato, portare i canoni all’80 per cento del prezzo di mercato e sostenere con contributi proprio quelle associazioni che sono di volontariato e che rendono un servizio alla città e alla gente. Ogni aiuto economico risulterebbe dal bilancio sociale e sarebbe verificato da un rendiconto agli assessorati competenti. In questo modo si farebbe piazza pulita di eventuali privilegi goduti da alcune realtà del Terzo Settore, da parte della passata amministrazione. L’annunciata riforma, sabato 7 aprile, ha portato in piazza circa duecento persone a fischiare e protestare contro il Comune. Tra loro, oltre ai molti rappresentanti del centrosinistra, il Forum del Terzo settore e qualche rappresentate di associazioni di volontariato. «Voglio tranquillizzare il volontariato, che ha frainteso, o è stato messo nella condizione di non capire», ribatte Foschini. «Non solo ai volontari nulla sarà tolto, ma molto sarà dato. Non sono toccati dalla riforma, perché essi si rapportano col Comune per l’erogazione di servizi, quindi hanno diritto alla sede e ai fondi. Chi protesta oggi, lo fa per solidarietà o per difendere uno status quo di diritti acquisiti. Il volontariato non è di destra, o di sinistra, è una risorsa che eroga servizi, con gente di destra e di sinistra, e il Comune ha l’obiettivo di aiutarlo a lavorare al meglio, in un’ottica di autentica sussidiarietà. Anche chi oggi protesta ha tutto l’interesse ad agire all’interno di un metodo chiaro e trasparente». Conferma Gianluca Galletti, assessore al bilancio: «L’intento è di sostituire a un metodo arbitrario e discrezionale, una procedura chiara e limpida nell’assegnazione degli spazi. Non si toglie una lira al volontariato, tanto più che i fondi per le libere forme associative sono stati raddoppiati: da un miliardo a un miliardo e ottocento milioni di lire». Dall’elenco delle sedi assegnate risulta che Legambiente ha ottenuto in passato quattro sedi, con abbattimento del canone del 75 per cento. Il circolo culturale Pavese gode di una sede centrale scontata del 70 per cento e diverse sedi Arci hanno affitti inferiori dell’80 per cento del loro costo effettivo. Molti anche gli spazi assegnati ad associazioni culturali, come l’associazione Amici Italia-Cuba, o Phonetica, l’Archeoclub d’Italia, Conoscere la musica e altre ancora. Tutte con canoni ridotti. Altre, impegnate nell’assistenza alle persone o nei servizi alla città, aspettano da anni. Eppure sembra che i volontari, quelli sempre pronti a dare, quelli che hanno nel cuore il diseredato sconosciuto da aiutare, non siano affatto preoccupati: né dalla riforma, né dall’avere o meno una sede. «Certo», ammette Sandra, «ci piacerebbe e potremmo lavorare in modo più coordinato, dando un’immagine più professionale, ma non è una priorità». Perché Sandra, sede o non sede, continuerà ogni giorno a salire le scale di quell’ospedale per imboccare Enzo, finché vivrà. E dopo di lui, ci sarà un altro Enzo, un altro sofferente cui donare la certezza di contare per qualcuno, attimi di serenità in mezzo al nulla di una vita.


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