Mondo

Bolivia: elezioni a sorpresa. L’indigeno che non t’aspetti

Fa saltare il banco con 600mila voti. è Evo Morales, leader dei produttori di coca. Il 3 agosto sarà lui il nuovo presidente?

di Alicia Garcia

Bogotà, luglio Stupiti. Cosí si autodefiniscono i boliviani che sono andati a votare lo scorso 30 giugno. Tutti i sondaggi davano in testa la Nfr – Nueva Fuerza Republicana che puntava sul carisma di Manfred Reyes Villa, ex sindaco di Cochabamba ed ex capitano dell?esercito. E nessuno s?immaginava che Evo Morales, un contadino indigeno, coltivatore di coca, avrebbe ottenuto il voto da 600mila boliviani. Il suo partito, il Mas – Movimiento al Socialismo, riunisce una base di socialismo, un po? di retorica revoluzionaria e una fiducia convinta nella mobilizzazione sociale. Ma l?esplosività del suo programma sono la retromarcia sui programmi per l?eliminazione della coca, l?espulsione del dipartimento speciale antidroga Usa, la smilitarizzazione della regione del Chaparo e la riforma della legge che regola il traffico di droga. No all?ambasciatore Ma davvero i boliviani hanno votato una simile proposta politica? I numeri dicono di sì, ma dietro si nasconde la ribellione contro l?influenza Usa nelle politiche latinoamericane. «Il nostro governo non permetterà mai la vittoria di un paladino della coca». Così si era espresso, quattro giorni prima delle elezioni, l?ambasciatore Usa, Manuel Rocha e, da allora, la simpatia degli elettori s?è indirizzata con forza verso il Mas. Ricordando all?ambasciatore che la Bolivia è un Paese sovrano, che può scegliere da solo chi governa. La dichiarazione del diplomatico Usa è stata quindi la goccia che ha fatto traboccare il vaso boliviano che, però, non è l?unico a esser colmo in America latina. Un continente stanco delle ingerenze Usa e da anni sotto il ricatto del debito estero e del blocco degli aiuti (non solo a Cuba e in Venezuela, ma anche in Brasile e Argentina). Sussidi poi, quelli a stelle e strisce, che non promuovono lo sviluppo né riducono la povertà. Anche quando s?implementano tutte le ricette dell?Fmi. Evo Morales, comunque, non governerà probabilmente il Paese, essendo arrivato ?solo? secondo con il 21% dei voti. Ma, il 3 agosto prossimo, affronterà al ballottaggio per la presidenza della Repubblica, Gonzalo Sánchez de Lozada, leader del Movimiento Nacional Revolucionario, che ha ottenuto il 23% dei suffragi. E Morales ha già dichiarato, sin d?ora, di non volere l?appoggio di nessun partito che sostenga il neoliberismo. La formazione di un governo in Bolivia, quindi, risulta assai difficile: nessun partito vuole fare accordi, dopo una campagna dura e piena di accuse reciproche. Vedremo. C?è comunque tempo sino al 3 agosto per un patto tra Mnr, Mas, Nfr, Mir (Movimiento de Izquierda Revolucionaria) e Mip (Movimiento Indìgena Pachacuti). Ma è assai probabile che Sànchez de Lozada sarà il nuovo presidente e che governerà con una minoranza parlamentare. Una prospettiva davvero poco allettante nel bel mezzo di una crisi economica e sociale. Sì ai ?cocaleros? Il successo di Evo Morales, comunque, non è stato indotto solo dalla difesa della sovranità nazionale. È stato anche il segno dell?approvazione, da parte dei boliviani, delle coltivazioni di coca. Una coltura millenaria, che placa la fame, è curativa e aiuta a superare il mal d?altura. In Bolivia, infatti, non si consuma molta cocaina, ma tante persone si sono arricchite con la sua esportazione. E i prodotti alternativi proposti dai piani di sradicamento della coca non hanno mercato. info Notizie, foto, video e audio su: www.boliviatimes.com


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA