Cultura

Bolivia. Che cosa puoi fare con 24 euro

In un Paese a un soffio dal caos politico, dove gran parte della popolazione vive con meno di 5 dollari alla settimana, siamo andati a vedere la struttura di Intervita.

di Benedetta Verrini

La solidarietà è una busta da 24 euro che ogni mese parte dall?Italia, fa scalo a Londra, affronta un volo transoceanico alla volta di Miami, e atterra a La Paz. La capitale della Bolivia è come un immenso catino, a 3.800 metri d?altezza, brulicante di case e di persone. Dal catino si sale ancora, fino alla sommità dell?altipiano, e sul bordo sorge un altro agglomerato suburbano, senza infrastrutture, né fogne né strade, a 4.100 metri sul mare, che si chiama El Alto. La busta della solidarietà punta dritta nel cuore di questo sobborgo, dove oltre un milione di persone vive con meno di 5 dollari la settimana. Prende l?Avenida 6 de Marzo (dove nell?ottobre scorso ci sono stati i peggiori scontri tra esercito e popolazione, che hanno costretto alla fuga il presidente Gonzalo Sanchez de Losada) e arriva davanti al cancello blu di un grande complesso di edifici. è il “quartier generale” di Intervita, l?organizzazione che si occupa di sostegno a distanza. Lì, quei 24 euro verranno spesi per sollevare la popolazione dall?abisso di miseria in cui si trova, partendo dagli aiuti più elementari: le vaccinazioni dei bambini, la distribuzione di pane, la scuola, l?educazione all?igiene e alla salute, lo sviluppo di attività agricole. Cosa non facile, in una città sorta dal nulla nel giro di 15 anni, che ogni anno cresce del 6,4%, ?arricchendosi? solo di famiglie provenienti dalle zone rurali dell?altipiano che arrivano con il sogno del lavoro nella capitale. Ma la capitale li respinge sul bordo del suo catino, perché non c?è posto. E l?unico lavoro cui attaccarsi sono il ?piccolo commercio? e i ?servizi?, che stanno per vendita di povere cose sui marciapiedi, ?urlatori? delle destinazioni sui mini-autobus cittadini, sbucciapatate. Molti ragazzini fanno i lustrascarpe, e tengono tutto il giorno il passamontagna in testa per la vergogna di farsi riconoscere. Lidia, sola con tre bambini Nel centro di queste strade di polvere e di rifiuti, la cittadella di Intervita è un continuo luogo di pellegrinaggio. Dalle 7 del mattino, lungo il muro perimetrale si forma una composta fila di mamme. Hanno due o tre bambini per ciascuna, i più piccoli caricati sulle spalle, avvolti nella coloratissima coperta della tradizione aymara. Aspettano che apra il Centro medico, l?unico di El Alto dove possono ottenere vaccinazioni, medicinali, consulenza medica gratuita. C?è anche Lidia in fila. è con i suoi tre bambini, Pamela, Celina e Wilme. Lidia ha 29 anni e l?anno scorso è stata lasciata dal marito. Sopravvive sbucciando patate per un ristorante e viene pagata 13 boliviani all?ora, 1 dollaro e 70 al giorno. Spesso non ha di che sfamare i suoi figli. è venuta all?ambulatorio di Intervita per far controllare Wilme, il maschietto, che a marzo durante un gioco in strada con altri bambini è rimasto gravemente ustionato. “Giocavano con una bottiglietta di alcol: è stato un attimo. Wilme aveva tremende bruciature sulle gambe e lo abbiamo portato all?ospedale pubblico, ma non avevo soldi per pagare le cure”, ricorda Lidia, con gli occhi bassi e lucidi. “Non sapevo come fare. Poi, mi hanno detto di rivolgermi a Intervita, che l?ha fatto ricoverare all?Ospedale del Bambino, pagando tutte le cure”. Il centro medico, intanto, ha aperto: ci sono 2 ambulatori (uno odontoiatrico e uno di medicina generale), un?infermeria e un laboratorio. Le mamme entrano e si accoccolano sulle panche di legno. Un?infermiera accende un televisore e mette una videocassetta Disney: i bambini si siedono per terra ipnotizzati. C?è un bel da fare. In Bolivia ogni famiglia ha in media 5,5 figli. La mortalità infantile è del 69 per mille. “L?85% dei bambini, qui a El Alto, è affetto da parassitosi intestinali”, sospira un?infermiera. “I vermi significano denutrizione e anemia. Per questo cerchiamo di individuarli e curarli. E poi, giriamo per le 67 scuole della città, effettuando controlli settimanali di routine sugli studenti, cercando di educarli all?igiene e insegnando anche alle famiglie la purificazione dell?acqua e la gestione della spazzatura”. Da quando si è insediata a El Alto, nel 1997, Intervita è diventata una specie di avamposto di speranza e solidarietà. C?è un?altra fila che si forma, alla mattina, dall?altra parte del complesso: è quella di mamme e papà che, come volontari, caricano sacchi di pane vitaminizzato e di latte in polvere arricchito da distribuire in ciascuna scuola. “Il nostro intervento è sottoposto alla condizione che la comunità si adoperi e collabori nel progetto” spiega Edgar Centero, responsabile dell?organizzazione a El Alto. “Per innescare lo sviluppo, coinvolgiamo i beneficiari”. Un forno da record Dal forno di Intervita, in cui lavorano 15 fornai appositamente formati dall?associazione, escono 75mila pani vitaminizzati al giorno. Hanno un gusto delicato di panino semidolce. Vengono distribuiti dagli stessi genitori, organizzati in turni, nelle scuole di El Alto e in quelle dei progetti di Puerto Acosta (sul lago Titicaca) e Tihuanaco. I fatti di ottobre L?ora del pranzo, a scuola, per 73.800 bambini è l?unica occasione della giornata in cui fare un pasto nutriente. Succede così, ad esempio, all?Unidad educativa Martin Cardenas, la più grande di El Alto, un complesso di 7mila bambini. I più piccoli stanno compostamente seduti al banco. Hanno appena ricevuto il latte caldo, un composto cremoso arricchito di mais e vitamine, e lo mangiano con il panino. Altrettanto succede, contemporaneamente, a Tihuanaco. Famoso nel mondo per i reperti precolombiani e la celebre Porta del Sole, è un complesso rurale dove Intervita sostiene ben 65 comunità, sparpagliate sull?altipiano. I progetti importanti, qui, sono anche nel settore dello sviluppo agricolo e artigianale, sollecitando le famiglie a collaborare per mettere insieme i raccolti o il bestiame, e incrementare ogni anno la produttività. Non è difficile, convincerli a lavorare insieme, i boliviani. Ce l?hanno nel dna, nella memoria dell?etnia aymara, dove la solidarietà tra le persone è l?elemento fondamentale per sopravvivere alle asperità dell?altopiano, dove non cresce nulla e gli inverni sono durissimi. A El Alto, nella scuola interna di Intervita frequentata da 350 bambini privi di altre possibilità d?istruzione, si parla dei ?fatti di ottobre?. In una specie di riunione d?istituto, i piccoli dicono la loro sul destino del Paese. Qualcuno, qui, con quella busta che arriva dall?Italia, sta dando loro gli strumenti e le opportunità per cambiarlo davvero.


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