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Bogdan, il Lippi dei senzatetto

Al via a Milano la Homeless World Cup. Italia grande favorita. Parla il ct Kwappik

di Lorenzo Alvaro

Gli ultimi acquisti del calciomercato italiano, quest’anno, si fanno in Abruzzo. È qui che la nazionale italiana senza tetto sta selezionando quattro giocatori che debutteranno domenica 6 settembre nella Homeless World Cup 2009, a Milano. «Abbiamo scelto di fare il nostro ritiro in Abruzzo, proprio per creare un legame tra chi conosce da anni la condizione di homeless e chi ci è stato catapultato da pochi mesi e sta cercando di ricostruire il proprio mondo», spiega Bogdan Kwappik, polacco, in Italia dal 1993 e allenatore della nostra nazionale. Nata nel 2003, con la collaborazione di Nike, Vodafone Foundation e Uefa, la Hwc si gioca quest’anno a Milano, con finale prevista per domenica 13 settembre. Ci sono buone speranze che l’Italia ci arrivi: la nostra nazionale infatti è tra le più forti al mondo e ha già vinto due mondiali. Sotto le 35 tende allestite dalla Croce Rossa Italiana arriveranno circa 500 giocatori, provenienti da 48 nazioni. Una competizione calcistica che va ben oltre il folclore ma che, come dimostrano gli annuali report post competizione, ha un impatto molto significativo sulla vita dei calciatori. L’ultima ricerca disponibile ad esempio, effettuata dopo il torneo di Copenhagen 2007, testimonia come su 381 partecipanti ben 110 abbiano trovato un impiego (29%), 118 abbandonato la dipendenza da alcool e droghe (31%) e 122 intrapreso un percorso d’istruzione (32%).
In tanti indicano l’esperienza di Hwc come una grande possibilità, «ha realmente cambiato la mia vita», racconta Brad Stone, in forza alla nazionale canadese. Dalla selezione irlandese Dermot Haverty spiega come ora si senta più sicuro perchè «mi ha aiutato a mettere insieme la mia vita», a cui fa eco dalla selecion portoghese Joao Semedo «per la prima volta mi sento portoghese e cittadino».
Ma come si spiega questo grande risultato prima di tutto umano?
A questa e ad altre curiosità ha provato a rispondere a Vita.it il commissario tecnico della nazionale italiana, il polacco Bogdan Kwappik.

Vita: Mister perchè avete deciso di andare all’Aquila?
Bogdan Kwappik: È un’idea che ci è venuta dopo il terremoto. Abbiamo deciso di venire qui perchè nonostante non abbiamo vissuto il terremoto conosciamo bene il dramma di non avere una casa. Siamo venuti per essere vicino a questa gente ma l’abbiamo fatto solo ora per non sembrare opportunisti. Abbiamo aspettato che si spegnessero i riflettori in modo che non sembrasse una speculazione.

Vita: Cosa resterà a Milano e all’Aquila dopo questi Mondiali?
Bogdan: Abbiamo portato un progetto. Abbiamo parlato con Lattanzi, assessore dello sport dell’Aquila. Dopo i mondiali abbiamo pensato che si potrebbe spedire uno dei due campi da streetsoccer di Milano all’Aquila e istituire un centro per i ritiri annuali in Abruzzo. Inoltre sarebbe il primo passo per l’istituzione del campionato homeless italiano.

Vita: Siete i favoriti. Come sta la squadra?
Bogdan: A parte la sfortuna per l’infortunio del nostro portiere titolare, un ragazzo curdo siriano la squadra è a posto. Il sostituto comunque, peruviano è sicuramente all’altezza.

Vita: I punti di forza?
Bogdan: Abbiamo molti buoni giocatori a partire dal nostro capitano, Angelo. Abbiamo un forte aquilano senegalese di diciassette anni Diome, che ha le carte per essere il capocannoniere del torneo e Patrik anche lui di colore molto promettente.
Di sicuro però, può sembrare retorico ma non lo è, la marcia in più la da il gruppo nonostante la multiculturalità.

Vita: Ma ci sarà una stella?
Bogdan: Beh, c’è Alessio, un ragazzo particolarmente promettente, ha solo sedici anni ma può diventare veramente forte.

Vita: Le ricerche effettuate dagli organizzatori dicono che il 70% dei partecipanti dopo i tornei cambia vita. C’è un motivo?
Bogdan: Più di uno: le regole, la strada insieme e l’obbiettivo. Lavoriamo insieme e abbiamo delle regole che rimangono anche dopo. Il rapporto tra i giocatori e me e il mio staff, basato sul rispetto, serve per fargli capire come devono comportarsi con gli altri. Sopratutto però è fondamentale l’avere una meta a cui puntare che significa dare un senso alla propria esistenza e cominciare ad realizzarsi e sentirsi appagati.

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