Economia

Bodini: «I Comuni utilizzino le nuove norme per le non profit»

«Il decreto Cura Italia ha introdotto interventi di sostegno innovativi. Ad esempio dando seguito alla facoltà di rimodulare i contratti in essere per i servizi che non possono essere erogati in questo periodo di emergenza anziché sospenderli, garantendo così una sia pur ridotta fonte di entrata agli enti assegnatari». L'appello del direttore di Euricse

di Riccardo Bodini

In questo tempo straordinario di sospensione delle nostre vite quotidiane, in cui tante delle cose che siamo abituati a dare per scontate vengono a mancare, c’è una generale – anche se non certo unanime – riscoperta di valori a cui la nostra società e il nostro stile di vita hanno dato sempre meno peso: il tempo per sé, le relazioni con gli altri, il senso civico, la solidarietà. Paradossalmente, proprio nel momento in cui le relazioni interpersonali vengono limitate al massimo ci riscopriamo comunità. Riscopriamo che i nostri destini sono inesorabilmente intrecciati, che quello che fa ognuno di noi impatta sul prossimo e vice versa. E che in una società sempre più individualista è la dimensione collettiva quella da cui dipende davvero il nostro futuro.

Così nell’emergenza viene data giusta enfasi ai comportamenti solidaristici: dalla solidarietà tra vicini di casa, nei gesti concreti e nei gesti simbolici che rimbalzano in questi giorni da un balcone all’altro, alla solidarietà con chi compie il proprio dovere “in prima linea”, sia medico, infermiere o addetto alle pulizie nei reparti di terapia intensiva; alla solidarietà sociale in senso ampio nei confronti delle persone, delle imprese e delle organizzazioni che stanno soffrendo le conseguenze anche economiche della crisi sanitaria che sta investendo il mondo intero.

Ecco, in questo richiamo all’importanza della solidarietà bisogna stare attenti a non dimenticarsi di chi la solidarietà l’ha sempre praticata nel quotidiano, fino a farne l’oggetto del proprio lavoro. Di quelle organizzazioni che nella cura delle relazioni e nell’erogazione di servizi sociali trovano la propria ragion d’essere. E che anche adesso, nel mezzo dell’emergenza sanitaria, continuano ad impegnarsi e ad erogare servizi tra mille difficoltà e lontano dall’attenzione mediatica – dalle associazioni che assistono le persone senza fissa dimora ai lavoratori delle cooperative sociali impegnati nelle pulizie di ospedali e case di riposo.

In altre parole il mondo degli enti di Terzo settore, che come noto è stato colpito molto duramente dallo stato di emergenza in atto. Quando parliamo di questo mondo parliamo di un patrimonio collettivo di risorse, di relazioni, di competenze su cui tutti abbiamo fatto affidamento e da cui dipende in modo imprescindibile il nostro sistema di welfare. Un patrimonio che rischia di essere significativamente compromesso se non vengono prese misure urgenti per tutelarlo, e che non deve uscire dalla crisi ridimensionato perché nei prossimi mesi e anni ne avremo ancora più bisogno che nel passato.

Bisogna quindi guardare in primo luogo agli enti pubblici, dal governo nazionale fino alle amministrazioni locali, perché si ricordino di chi eroga i servizi di interesse generale ai loro cittadini, spesso partecipando attivamente anche alla programmazione sociale e alla progettazione degli interventi. E adottino quindi tutti i provvedimenti necessari per far sì che questa capacità di dare risposta ai bisogni (destinati ad aumentare a seguito di questa crisi) non venga a mancare. Ma bisogna anche pensare a ciò che si può fare per mobilitare risorse private, nelle forme più disparate: donazioni, lasciti, investimenti, volontariato. Il decreto Cura Italia ha introdotto interventi di sostegno innovativi: spetta ora alle amministrazioni locali adottarli, adattandoli se necessario ai vari contesti. Ad esempio dando seguito alla facoltà, prevista dal decreto, di rimodulare i contratti in essere per i servizi che non possono essere erogati in questo periodo di emergenza anziché sospenderli, garantendo così una sia pur ridotta fonte di entrata agli enti assegnatari.

Se saremo capaci di apprendere da questa emergenza (cosa affatto scontata) potremmo trovarci a vivere in un mondo più solidale, più attento alla dimensione collettiva (dei problemi e delle risposte), più equilibrato nel suo modello di sviluppo. Il primo banco di prova sarà la cura che metteremo nel proteggere le persone e le organizzazioni che hanno sempre operato in questa direzione.

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