Formazione

Bobba. “Non decide Casarini chi può andare ai cortei della pace”

"La giornata del 20 marzo non può essere strabica. No ad ogni antiamericanismo", dice il presidente delle Acli

di Ettore Colombo

Che Casarini o chiunque altro decida chi può venire e chi no alla manifestazione del 20 marzo mi sembra qualcosa che abbia poco a che fare con il movimento per la pace”. Il presidente delle Acli Luigi Bobba non si dice d’accordo con le posizioni di chi, nel movimento pacifista, invita i parlamentari che scelgono la linea del non-voto sulla missione militare in Iraq a non scendere in piazza per la manifestazione del 20 marzo, organizzata dal Comitato Fermiamo la Guerra. “Questo è un movimento plurale, con posizioni comuni e poi riflessioni e scelte non sempre collimabili con un sì o con un no”, dice Bobba con toni pacati. Ma avverte: “Non ci possono essere scomuniche, non si può mettere alla porta nessuno”. Insomma, Bobba non ci sta a ‘criminalizzare’ quella parte dell’opposizione che al Senato ha scelto di non partecipare al voto sul rinnovo delle missioni militari all’estero. “La scelta di una parte rilevante del centrosinistra al Senato di votare a favore delle missioni di peacekeeping e contro quella militare in Iraq ha la sua coerenza – sottolinea il presidente delle Acli – semmai c’è da dire che è pura tattica elettorale la scelta del governo di averle messe tutte insieme. Fa parte dell’instaurazione di un clima preelettorale che non favorisce la credibilità generale del paese ed il dialogo tra le grandi coalizioni”. In vista della giornata del 20 marzo, per Bobba non si può ignorare il modo in cui il popolo della pace si rapporta agli Stati Uniti. In piazza, insomma, non ci deve essere spazio per l’antiamericanismo: “La manifestazione – spiega – non può essere strabica, non può solo vedere le guerre dove ci sono gli americani, ma deve denunciare tutte le guerre e i dopoguerra che spesso sono più disastrosi dei conflitti in sé”. Pertanto, in Iraq “è chiaro che la missione militare non può continuare senza una legittimazione internazionale. C’è un’unica strada: organizzare una forza multinazionale sotto l’egida dell’Onu che porti presto a libere elezioni.


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