Politica
Blair e non profit, storia di un feeling
Mai nella storia il terzo settore ha avuto una così forte influenza sul governo». Parola di Acevo, che ora attende al varco Brown di Carlotta Jesi...
Il premier aveva ancora il bicchiere in mano quando è dovuto correre nel suo studio per prendere una chiamata di Condoleeza Rice. Ma ormai il brindisi l?aveva fatto: «C?è ancora moltissimo che il terzo settore può fare in questo Paese. Ah, e grazie per le molte offerte di lavoro ricevute nel vostro campo». Downing Street n. 10, 5 giugno 2007: cronaca di un anniversario – i 20 anni di Acevo – e di un addio – quello del primo ministro Tony Blair – che sintetizza in un?alzata di calici due mandati di proficua collaborazione tra il governo e la società civile inglese. Anzi, di più, precisa il numero uno di Acevo, Stephen Bubb: «Un rapporto unico al mondo: mai nella storia, e in nessun Paese, il non profit è stato libero di influire su un premier e, al tempo stesso, di criticarlo come noi abbiamo fatto con Blair».
Anche sulla guerra in Iraq?, viene da chiedere al numero uno dell?associazione che riunisce oltre 2mila leader del potente terzo settore inglese. «Non come Acevo, ma come singoli enti non profit certamente sì», risponde. È invece proprio come uomo di Acevo che uno dei più stretti collaboratori di Bubb è stato assegnato al governo per scrivere la riforma della legge sulle charity con cui Blair ha voluto modificare una legge vecchia di 400 anni e traghettare il non profit dall?era dell?assistenzialismo a quella dell?impresa sociale. E, sempre all?azione di lobby dei leader del terzo settore, si devono «l?impegno e la profonda conoscenza in campo sociale dimostrate dal premier uscente». Star come Bono Vox e Bob Geldof, secondo Bubb, «funzionano bene per attirare l?attenzione su cause scomode e per raccogliere fondi. Ma è al cuore del governo che bisogna puntare per influenzarne davvero le politiche». E a un ufficio, in particolare: quell?Office for third sector, fortemente voluto da Acevo, che oggi regola la relazione tra il governo e la società civile e a cui spetta promuovere il coinvolgimento del non profit nell?elaborazione delle politiche. Dall?ambiente alla scuola. Un esempio dell?impatto avuto dall?Ufficio per il terzo settore? A Bubb basta una sola parola per spiegarlo: devolution. Ovvero la sussidiarietà orizzontale, sancita dal premier nella riforma dei servizi pubblici e in un apposito action plan, grazie a cui oggi l?80% dei servizi di housing sociale e oltre il 60% dei servizi di assistenza sociale sono gestiti da enti non profit. «Percentuali che speriamo di raggiungere presto anche nel campo della salute, del reinserimento dei detenuti e della lotta alla disoccupazione», svela il ceo di Acevo, «e su cui Blair nell?incontro di Downing Street è stato chiaro. Le sue parole sono state: in passato si era diffusa l?opinione che il governo volesse usare il volontariato per disfarsi di responsabilità che non voleva più, ma ora si è capito che una soluzione centrale, fortemente burocratica, spesso non è la migliore soluzione possibile, soprattutto quando là fuori c?è un volontariato con l?abilità e la creatività necessarie per prendere in mano servizi importanti».
Che succederà dopo il passaggio di consegne tra Blair e Gordon Brown, soprattutto a quella Commissione per l?Africa voluta dal premier uscente che sembra l?ennesima buona azione di aiuto allo sviluppo irrealizzabile per mancanza di fondi? «Il nostro ruolo è quello di spingere il governo a compiere sempre un passo in più: nel caso della Commissione per l?Africa, però, il premier non è stato spalleggiato dai governi degli altri Paesi ricchi». Al nuovo inquilino di Downing Street, Acevo ha già consegnato un elenco di 10 impegni urgenti da rispettare nei primi 100 giorni di governo. Dallo sviluppo dell?impresa sociale al sostegno di una cultura della donazione che possa contare su incentivi fiscali. «Vogliamo che Gordon Brown lanci una nuova politica, quella del terzo settore come partner, alla pari, di governo».
Info: www.acevo.org.uk
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