Non profit
Blackout Chavez
Imbavagliata la stampa, sequestrate le industrie di caffè. Un paese, per metà senza elettricità, nel caos
di Paolo Manzo
Il Venezuela sta vivendo ore turbolente su più fronti. A pochi giorni dalla decisione del governo di chiudere 34 radio in tutto il paese e mentre crescono le proteste per la controversa legge in discussione in Parlamento contro le notizie che danneggiano «gli interessi dello Stato», un’irruzione nella sede della Globovision di Caracas, canale televisivo contrario al presidente Hugo Chavez pone di nuovo l’accento sulla democraticità dell’informazione. Secondo i dirigenti del canale televisivo un gruppo di persone avrebbe lanciato gas lacrimogeni nei pressi degli studios dell’emittente per poi entrare nella sede minacciando con armi da fuoco gli agenti di sicurezza e lanciando poi alcuni candelotti lacrimogeni all’interno dell’edificio. Il direttore della tv, Alberto Ravell, ha immediatamente puntato il dito contro Chavez. Gli aggressori, secondno le sue dichiarazioni, erano agli ordini di Lina Ron, bionda dirigente della sinistra più radicale che a Caracas appoggia il governo. Da tempo comunque Globovision denuncia di essere oggetto di azioni ostili da parte del governo di Chavez. L’aggressione è stata comunque condannata dal ministro degli interni, Tareck El Aissami, che ha preannunciato l’apertura di un’indagine da parte della giustizia. Tutto è accaduto proprio nel giorno in cui il governo ha annunciato la presa di controllo di due delle più importanti aziende del caffè, la Fama de America e il Cafe Madrid. «Se alla fine delle nostre indagini», ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura Elias Jaua, «risulteranno irregolarità e poltiche di monopolio esercitate ai danni del paese allora passeremo subito alla loro nazionalizzazione». Un tassello importantissimo, quello del caffè, che si aggiunge ad altri 11 prodotti alimentari su cui il governo ha imposto quote e controlli. Intanto, come se non bastasse, un blackout di vastissime proporzioni ha lasciato mezzo Venezuela senza elettricità. Le autorità sono state costrette addirittura ad evacuare la Metropolitana, i treni e sospeso i servizi di trasporto nella capitale Caracas. Secondo Ipolito Izquierda, presidente della Società nazionale dell’elettricità, ancora non sono chiare le cause del blocco.
REAZIONI
La prima ha farsi sentire è stata Amnesty International che ha espresso grande preoccupazione. L’organizzazione per i diritti umani ha chiesto alle autorità di Caracas di avviare con la massima urgenza un’indagine completa e imparziale sull’accaduto, affinchè i responsabili siano portati di fronte alla giustizia.
«Gli attacchi contro la libertà di espressione costituiscono da tempo un grave problema in Venezuela», ha dichiarato Susan Lee, direttrice del Programma Americhe di Amnesty, «Il presidente Chavez deve garantire il rispetto del diritto dei mezzi d’informazione a esercitare le proprie legittime attività, che comprendono anche le critiche nei confronti del governo».
Amnesty International si e’ detta preoccupata anche per la proposta, presentata dal Procuratore generale del Venezuela, di considerare reato penale «la diffusione attraverso i mezzi l’informazione di notizie false che minaccino gli interessi dello
stato» così come di «notizie distorte o ingannevoli, nei casi in cui riguardino la pace sociale, la sicurezza nazionale, l’ordine pubblico, la salute mentale o la morale pubblica». Le pene previste da questa bozza di legge arrivano fino a quattro anni.
A giudizio di Amnesty International, se approvata questa legge porrebbe restrizioni inaccettabili alla libertà di espressione in Venezuela.
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