Cultura
BjÖRK ascolta Il suono della pace
Björk:«Questa è la raccolta di canzoni di chi ritorna a casa dopo un lungo viaggio»
di Walter Gatti
Piccola, quasi invisibile, insospettabilmente potente: cosa c?è di così magico e ipnotico nel mondo di Björk? Come fa questa fragile islandese di 36 anni ad affascinare a ogni nuovo disco? Non è solo questione di musica, di scelte eccentriche e personalissime rispetto al mainstream e al popsystem: nelle armonie computerizzate e negli archi arrangiati da questa musicista c?è il tentativo di dare senso e dignità a una nuova visione del mondo e della musica giocando tra solitudine e caos, compartecipazione e isolamento, creazione e ripetizione, realtà del suono strumentale e di quello sintetico dei chip e dei loop. Insomma, Björk oggi (proprio mentre la terra trema per un conflitto dagli esiti incerti) è un paradigma. E proprio i motivi e i significati reconditi che serpeggiano nel nuovo disco Vespertine lo confermano: «Questa è la raccolta di canzoni di chi ritorna a casa dopo un lungo viaggio», ha detto la stessa Björk in un?intervista rilasciata al settimanale americano Billboard, «di chi, dopo aver cercato la felicità negli angoli del mondo, scopre ? riassettando il proprio appartamento ? che il paradiso è nascosto sotto il tavolo della cucina». Bizzarro? Non tanto: il precedente disco, Homogenic, era un disco di rincorse e di assenze, in cui ogni canzone raccontava di persone da inseguire inutilmente, di scogliere troppo alte da scalare per un essere ?solo?. Questo Vespertine, che ha già scalato le classifiche di mezzo mondo, è invece un inno al raccoglimento, alla chiarezza di sé e del proprio posto nel mondo. «A mio parere già il titolo è un?illuminazione. Si riferisce alla preghiera serale dei vespri, quella che i cristiani recitano per concludere la giornata di lavoro. Dopo una serie di dischi estremi, dopo una serie di esperienze molto coinvolgenti all?esterno, ho avuto il bisogno di esplorare una parte interna, intima della mia vita, in uno stato di raccoglimento e di umiltà». E allora, scorrendo i testi di Hidden Place, di Cocoon, di Unison, ecco un grondare di ?pace immensa?, ?respiro miracoloso?, ?santità?, ?meraviglia?, ?estasi divina?, ?vita eremitica?, valori ed esperienze in cui il confine tra spirito, carne e panteismo si fanno variamente labili, «sino a giungere», ha scritto il periodico francese Les Inrockuptibles, «ad un sincretismo felice non inedito per i popoli dell?estremo nord, ma estraneo e affascinante per il resto della cultura occidentale». Björk, poi, usa tutto questo per una visione musicale contemporanea, in cui la dance diventa musica da camera, di laude campionata, di minimalismo rarefatto: c?è paganesimo e cascate d?emotività, erotismo gelido e voglia di resurrezione, c?è Munch, ma anche John Lennon. Un inno alla solitudine? Nientaffatto: suggerisce Björk ancora in Billboard: «La pace interiore, la sicurezza personale e degli affetti non si raggiungono nell?estraneità dal mondo, ma abbracciando il mondo intero». E dunque: quale il punto di contatto? A conti fatti per la musicista venuta da Reykjavik l?anello mancante è l?elettronica: basta un pc web based per dialogare con l?universo. Elettronica: posso fare tutto in totale solitudine, dal mio laptop. Elettronica: ogni contatto mi è permesso, ogni contaminazione artistica e umana. Solo, ma connesso al mondo: ambiguità? Irrisolvibile dilemma oppure nuova frontiera dell?apertura al mondo? Alla base di tutto rimane la grande maledizione della scelta dell?uomo: Philip Dick disse che «senza l?umana totale libertà, nessuna società tecnologica avrebbe un solo secondo di vita» e credo che Björk firmerebbe al volo questa dichiarazione.
Oggi Björk Gudmunsdottir, 36 anni, mamma di un bimbo di 7 avuto dal chitarrista della sua prima band, gli Sugarcubes, vive tra New York, Londra, l?Islanda e la Groenlandia, villaggio di Illulissat (costa occidentale) dove trascorre parte dell?estate. Il sogno di Bjork è portare tutto il mondo dentro il suo pc. Condividere il divino e l?infernale, il desiderato e l?inconosciuto, il troppo umano e il fastidiosamente estraneo nel singolo click di un mouse. Santa Teresa del bambin Gesù, chiusa in una cella conventuale, voleva portare tutti i fardelli dell?umanità dentro un Padre nostro e per questo la Chiesa l?ha eletta patrona delle missioni. Björk sarà la technopatrona del terzo millennio?
La cantante islandese ha rilasciato una lunga intervista confessione al settimanale francese Les Inrockuptibles. Ecco alcuni passaggi che testimoniano il Björk-pensiero nell?anno 2001, all?indomani dell?uscita del suo nuovo disco Vespertine.
La musica domestica
Napster, Internet, i cd: penso che l?ascolto della musica in questo momento stia tornando a essere un rito domestico. Da secoli le migliori esperienza musicali si svolgevano a domicilio, poche persone andavano ai concerti, ma avevano gli strumenti e suonavano tra di loro. Poi con questo secolo c?è stata Woodstock, e la musica è diventata sinonimo di rito di massa, dove la gente stava ammassata con il fango sino alla cintura. Si aveva l?impressione che la musica non potesse essere altro che esperienza collettiva. Ora, però, ho la sensazione che la musica ritorni a casa. Io ho scritto l?ultimo mio disco in Islanda e ho curato la postproduzione a Manhattan. Lavoravo sul mio computer, ma sempre in condizioni domestiche. Per questo il disco è un canto d?amore al mio portatile?
La musica e la pace
La musica cambia il mondo tutti i giorni. Ci sono statistiche mediche, si sa quante vite siano state salvate dai dottori. Peccato che non ci siano statistiche per dire quante vite siano state salvate dalla musica. O quanto la musica renda la gente più felice. è il ruolo che ha nel far sentire meglio le persone. è straordinario che un qualcosa di esteriore faccia scattare emozioni interiori così forti. E quando l?esterno e l?interno entrano in rapporto, trovano una sintonia, allora ci si sente pacificati.
La musica seria e quella popolare
Quando sento parlare di karma o di reincarnazione, sono perplessa. Non perché non ci creda, ma mi dispiace che la gente continui a pensare con categorie del passato. Il mio ruolo è, detto in termini megalomani, quello di essere catalizzatore, nella vita delle persone, tra la loro quotidianità, le loro orecchie, la loro città, i loro amori. In genere vengono vissute come zone separate tra loro: le emozioni sono separate dalla tecnologia, per quanto tutti siamo circondati dalla tecnologia. Le città sono separate dalla natura. La musica seria è separata da quella popolare. Cent?anni fa gente come Satie, Debussy o Ravel tenevano uniti questi due mondi. A quell?epoca era un miracolo. Arrivavano come reazione a una musica seria che era a quei tempi elitaria. Brecht e Weil tentavano di riunire musica seria e musica popolare. Sento di essere investita di un medesimo ruolo oggi, di rimettere in contatto il rurale e l?urbano, le emozioni e le tecnologie. La natura è nella città e si possono mettere emozioni in un computer. L?importante non è lo strumento, ma ciò che ci si fa.
Elogio della sera
Il mio disco è dedicato alla preghiera della sera, i Vespri. Non è un caso, anche se non sono religiosa, ma se dovessi pregare lo farei come in quest?album. Sono in cerca di una pace interiore. La religione è il mio più grande tabù perché è legata al concetto di autoritarismo. Prima cercavo di immaginare la forma del mio dio. Cadere nella neve e mangiarne: non potevo andare più lontana per avvicinarmi a Dio. Sono solo a casa, mi inginocchio e prego nel modo più umile. Questo disco deve aiutare le persone inquiete, come una piccola preghiera prima di dormire. L?indomani ti risvegli e puoi ricominciare?
Nessuno ti regala niente, noi sì
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