Famiglia

Birmania, la vita difficile delle ong

Gli aiuti umanitari sono rimasti per tanti giorni fuori dalle frontiere. Un grande esperto francese spiega perché è accaduto. E quale è stato il vero tragico errore del regime birmano

di Redazione

Sul numero di Vita in edicola, un servizio sul cataclisma birmano e sul veto agli aiuti umanitari da parte del regime. Intervengono sul tema Piero Fassino, delegato Ue per il Sude Est asiatico e Alfredo Mantica, neo sottosegretario agli Esteri. Ecco alcuni passaggi dell?intervista a François Grunewald, direttore del Groupe URD (Urgence-Réhabilitation-Développement), un istituto francese indipendente di ricerca e di analisi sullo sviluppo e l?emergenza.

?Quanto accade in Birmania non puo?sorprendere il mondo umanitario. Le esperienze precedenti ci hanno già dimostrato che di fronte a regimi come quello birmano le polemiche sulle difficoltà incontrate dagli operatori per consegnare gli aiuti ai sinistrati rischiano di avere effetti controproducenti?. François Grunewald non vuole pronunciare la parola fallimento. Nemmeno quando in sospeso c?è la vita di centinaia di migliaia di esseri umani rimasti intrappolati tra una castatrofe ambientale e una dittatura militare claustrofobica. Dopo venticinque anni passati a creare progetti di sviluppo e sfidare le emergenze umanitarie, Grunewald affronta la chiusura a riccio del regime birmano con la saggeza di un veterano. Per il direttore del Groupe URD (Urgence-Réhabilitation-Développement), un istituto indipendente di ricerca e di analisi sullo sviluppo e l?emergenza, ?l?ingerenza umanitaria non ha nessuna possibilità di successo in Birmania. Per convincere Rangoon ad aprire le sue frontiere, non c?è altra alternativa alle pressioni diplomatiche mantenendo alta l?attenzione dei mass-media?.

Intanto il numero delle vittime continua a crescere in modo vertiginoso. Lei si aspettava una tragedia di queste dimensioni?

Conoscendo il regime birmano e visto la portata devastante del ciclone, direi che i dati non sorprendono. Lei apra un file Excel e componga una tabella con quattro caselle. Nella parte superiore, inserisca due colonne, la prima composta da Stati dittatoriali, la seconda da Stati di stampo democratico. Ci ficca poi nella parte inferiore una prima riga in cui inserire gli Stati che si interessano alla loro popolazione e una seconda con quelli che non si curano dei propri cittadini. Bene, la Birmania è il tipico Stato dittatoriale totalmente indifferente al destino del suo popolo. La sua unica preoccupazione è quella di controllare i birmani con metodi estremamente repressivi. Il ciclone Nargis ha messo a nudo i limiti terribili di un regime che, contrariamente al caso cubano, non ha mai messo in piedi una vera politica di prevenzione e un sistema di allerta contro le catastrofe ambientali. A Cuba, quando passa un ciclone, anche devastante, ci sono al massimo tre morti.

Il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner è stato il primo a evocare la necessità di bypassare le resistenze della giunta militare e consegnare gli aiuti con la forza. Lei che ne pensa?

E? una proposta del tutto fuori luogo. L?ingerenza umaniatria è possibile soltanto quando il regime è debole, il che non è il caso della Birmania. La giunta militare dispone di due alleati potenti nel Consiglio di sicurezza, la Cina e la Russia, quindi non vedo nessuna possibilità di poter imporre con la forza un intervento umanitario. Questo è uno dei grandi limiti del dibattito che caratterizza la responsabilità di protezione civile: quando si è confrontati a una giunta militare solida e ben appoggiata a livello diplomatico, l?ingerenza umanitaria non ha nessuna possibilità di essere applicata. A costo di ripetermi, è inutile sprecare fiato con proposte demagogiche, meglio puntare sulle capacità di persuasione delle diplomazie occidentali per convincere il regime birmano dell?opportunità di accettare gli aiuti esterni e dei rischi che la giunta militare nel medio-lungo termine sul piano della legittimità politica, sia internazionale che interna.

per aiutare le ong presenti in Birmania www.italiaiuta.org


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