Welfare

Birmania: Amnesty preoccupata per la sorte di San Suu Kyi

Dalla giunta militare di Rangoon arriva un secco no alle richieste internazionali dell'immediato rilascio della leader dell'opposizione birmana, Aung San Suu Kyi.

di Redazione

Amnesty International ha espresso oggi la sua forte preoccupazione per l?escalation di violenza politica e repressione in corso nel Myanmar, a seguito di scontri tra le autorità e sostenitori della Lega nazionale per la democrazia (Lnd) verificatisi venerdì 30 maggio. L?organizzazione per i diritti umani teme per l?incolumità di più di cento tra militanti della Lnd e studenti ? compresa Aung San Suu Kyi, leader del partito e premio Nobel per la pace ? che si troverebbero in detenzione incommunicado (ovvero senza poter incontrare familiari o avvocati) dagli incidenti di venerdì, nel corso dei quali sarebbero state uccise da quattro a settanta persone. Rimane sconosciuta la sorte di altri 150 sostenitori della Lnd che viaggiavano insieme agli altri militanti del partito. ?Le autorità devono aprire un?inchiesta esauriente e indipendente sui gravi episodi del 30 maggio e portare i responsabili di fronte alla giustizia. La sorte e il luogo di detenzione degli esponenti dell?opposizione politica che risultano ?scomparsi? devono essere resi noti immediatamente? ? ha dichiarato Paolo Pobbiati, coordinatore Amnesty International. ?Siamo profondamente preoccupati per questi gravi sviluppi. Siamo di fronte a una repressione dura e priva di qualunque giustificazione nei confronti dei militanti di un partito politico e di altre persone che svolgono attività legittime?. ?Siamo ulteriormente sconcertati? ? ha aggiunto Pobbiati ? ?per quanto affermato dalle autorità, le quali hanno accusato gli esponenti della Lnd di ?incitare alla rivolta? attraverso discorsi e comizi contenenti critiche nei confronti delle autorità?. Amnesty International chiede al Consiglio di stato per la pace e lo sviluppo (Spdc), l?organismo che controlla il potere nel Myanmar, di rilasciare tutti coloro che sono detenuti per aver espresso il proprio dissenso in modo pacifico. Le autorità devono rendere immediatamente pubblica la lista degli arrestati, spiegare dove e su quali basi legali sono detenuti e garantire loro di ricevere visite di familiari e avvocati e cure mediche. ?Lo Spdc deve prendere misure immediate per affermare il diritto alla libertà di espressione, di associazione e di riunione nel Myanmar? ? ha concluso Pobbiati. ?Le intimidazioni, gli arresti e la detenzione di coloro che agiscono pacificamente per esercitare i propri diritti rappresentano un passo nella direzione sbagliata?. Dalla giunta militare di Rangoon arriva un secco no alle richieste internazionali dell’immediato rilascio della leader dell’opposizione birmana, Aung San Suu Kyi. Frale voci dei molti leader di governi occidentali ed asiatici che avevano chiesto la liberazione del Premio Nobel della Pace, arrestata, e forse ferita, durante gli scontri avvenuti il 30 maggio scorso, era spiccata anche la voce del presidente degli Stati Uniti, George Bush. La risposta ai diplomatici occidentali e’ arrivata oggi quando il vice ministro degli Esteri, Khin Maung Win, ha detto che Aung San Suu Kyi rimane in custodia cautelare, specificando che le condizioni di salute della donna sono buone. L’esponente della giunta militare infatti ha smentito le notizie secondo le quali il Premio Nobel sarebbe rimasto ferito durante gli scontri fra i militanti della Lega nazionale per la democrazia e le forze governative.


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