Cultura

Biologico. Nasce la federazione unitaria. Benvenuti nell’era del biorealismo

Non erano mai riusciti ad aggregarsi, dando l’immagine di un mondo diviso e litigioso. Ora la svolta. Che cosa cambierà? Parla il presidente Lino Nori.

di Carlotta Jesi

Per i bioentusiasti, è una rivoluzione verde. Per i bioscettici, convinti che le divisioni interne al settore fossero la causa della sua marginalità rispetto al resto del mercato, addirittura un miracolo. Su una cosa però concordano: il 29 settembre, data di nascita della FederBio, la Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica, segna una svolta epocale. Perché a FederBio aderiscono, per la prima volta nella storia, tutti i protagonisti dell?agricoltura sostenibile nostrana. Dalle organizzazioni di consumatori a quelle di produttori, dagli organismi di controllo ai produttori. Dai biopuristi ai biorealisti. A guidarli, in qualità di presidente della federazione, c?è Lino Nori, già alla testa della Fiao – Federazione italiana per l?agricoltura organica di cui FederBio è il naturale proseguimento. Vita: La Fiao, nata nel 1992, non è mai riuscita ad aggregare tutti i protagonisti del settore. Cosa ha fatto cambiare idea a realtà con dna tanto diversi? Lino Nori: Chi è fuori dal settore si diverte a dipingerci come un branco di litigiosi, ma ciò è dovuto solo a identità molto forti che, comunque, hanno fatto la storia del bio. Diciamo che in questi anni siamo maturati, la situazione economica oggi impone a tutti sforzi maggiori. Vita: Sforzi di lobby? Nori: Certamente vogliamo diventare un punto di riferimento per le istituzioni, facendo loro proposte unitarie e parlando a nome dell?intero settore. Ma guai a pensare che FederBio sia una sorta di associazione ?bulgara? in cui le posizioni dei soci si appiattiscono. I soci sono aggregati per aree comuni di attività che elaborano proposte al consiglio direttivo della federazione. Se le idee dei diversi gruppi non dovessero coincidere, ciascuno è libero di portare avanti le proprie istanze. I temi da portare all?attenzione del governo sono tanti: dall?adeguamento della normativa quadro sul settore alla necessità di un maggiore coordinamento tra enti locali e ministero. Vita: Contrari alla devolution? Nori: Il biologico è un settore nato con una visione europea, per noi il bio in Norvegia deve essere uguale a quello in Grecia. Detto questo, se si decide che la politica agricola deve far capo alle Regioni, deve prevalere il buon senso. Ci vorrebbe poco perché gli organismi di controllo delle singole regioni si coordino con il ministero creando standard comuni. Vita: Dopo tanti anni di boom, si parla di crisi del settore. Dal 2001 ad oggi sono diminuite le aziende agricole? Nori: Vero, ma questo non ha avuto un grande impatto in termini di prodotti immessi sul mercato. La crescita degli anni prima era dovuta ai contributi comunitari di durata quinquennale, contributi che, in molti casi, non portavano nuovi prodotti biologici sul mercato. Nei primi mesi del 2005 i contributi sono ripresi e sono convinto che le aziende aumenteranno di nuovo, diciamo di un 10-15%. Ma non è questo a indicare il vero spessore del bio. Vita: Come misurerebbe l?impatto della federazione? Nori: Parlare di numeri è difficile, però posso dire che ha un?influenza sul resto del mondo molto più vasta delle sue dimensioni. Basta pensare a quanti convegni si organizzano in Italia e a quanti corsi di formazione esistono nel nostro Paese. Anche le persone che, nella vita quotidiana, parlano di bio sono molto più numerose del 2% della popolazione che lo consuma. Un grande impatto, di sicuro, lo abbiamo come battistrada, come sperimentatori di soluzioni che possono anche essere estese all?agricoltura non biologica. Vita: Può farci qualche esempio? Nori: Siamo stati i primi a parlare di sicurezza alimentare, di rispetto dell?ambiente, di trasparenza nei confronti dei consumatori e della necessità di filiera produttiva. L?Unione europea considera il biologico come un settore strategico, e pilota, per sperimentare soluzioni innovative estendibili al resto del mercato. Bruxelles riconosce, insomma, che il bio cammina dieci passi avanti agli altri. Nello statuto del FederBio, per esempio, si cita espressamente il Fairtrade come competizione, giusta, tra i vari soggetti del settore. In Italia, ma anche tra Nord e Sud del mondo.

Info: Chi ne fa parte Il portafoglio di FederBio

Chi c?è nella neonata FederBio? Ecco, con le nuove richieste di ammissione, la base sociale della federazione: Aiab; Amab Marche; Amab nazionale; Anabio; Associazione per l?agricoltura biodinamica; Associazione Terre dell?Adriatico ; Assometab; Bioager; Bioagricert; Bioagricoop; Bios; Ccpb; Codex; Consorzio biologico per lo sviluppo sostenibile; Distilleria; Ecocert Italia; Formaterre; Icea; Imc; Proscenio/Greenplanet; C&I; Qualità Italia; Sana; Sidel; Suolo e salute; Terra sana Italia. Info: FederBio, via Marconi, 71 – 40122 Bologna email e sito in costruzione Per il momento, fiao@fiao.itFIAO

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