Cultura

Biologico: l’Agenzia di Parma lo controller

Si tratta di un tema che sta molto a cuore agli europei

di Gabriella Meroni

L’ Agenzia per l’ alimentazione europea di Parma sarà dotata anche delle competenze sulla qualità dei prodotti biologici. Si tratta di un tema che sta
molto a cuore agli europei: lo conferma un sondaggio effettuato dalla Commissione, che ha rilevato che per il 90% la garanzie che sulla sua tavola arrivino prodotti sani e sicuri rappresenta una priorità. Ma ha anche scoperto che oltre l’ 88% dei futuri cittadini europei la pensa così.
Se il 72% dei Quindici chiede che vengano maggiormente incoraggiati i metodi di lavorazione biologica, anche il 69% dei cittadini dei Paesi alle porte dell’ Unione, ritiene che le coltivazioni verdi vadano favorite e sostenute. Per oltre il 90% degli europei l’ agricoltura più verde oltre a fare bene alla salute dei consumatori, fa bene all’ ambiente: meno pesticidi e fitofarmaci, più rispetto per la biodiversità, maggiore rispetto per le garanzie di origine controllata e per la provenienza, oltre ad essere i pilastri di un’ alimentazione più sana, costituiscono i capisaldi di un’agricoltura sostenibile in grado di assicurare profitto compatibile con la tutela delle risorse e del territorio.
D’ altra parte l’ agricoltura sostenibile nasce proprio in Europa: tre sono le scuole di pensiero che sono state sperimentate e hanno trovato applicazione nel nostro continente. Si tratta dell’ agricoltura biodinamica, realizzata in Germania per la prima volta da Steiner, quella fondata su metodi organici, sviluppata in Gran Bretagna da Sir Howard, e l’ agricoltura biologica che ha visto i suoi primi sperimentatori negli svizzeri Rush e Muller.
Dopo una fase iniziale nella quale queste metodologie fondate sulla messa al bando della chimica, avevano avuto una diffusione di nicchia, marginale rispetto a quelle tradizionali, dagli anni ’80 hanno registrato un grande incremento, in Europa, ma anche negli Usa, in Canada, in Australia, in Giappone, favorito dall’ impegno delle istituzioni che si sono dotati di legislazioni di riconoscimento e sostegno, sia attraverso sovvenzioni che mediante l’attribuzione di marchi e dichiarazioni.
I dati al 2000 pubblicati dalla Commissione mostrano che spetta all’ Italia lo scettro dei regina del biologico, con un tasso di incremento annuo di aziende riconosciute del 46,9%, seguita dalla Finlandia con il 45% e dall’Olanda con il 44%.
L’ Ue si è dotata di un quadro normativo in materia attraverso il Regolamento n.2092/91, cui si è aggiunto il regolamento n. 2078/92 che offre possibilità di sostegno finanziario alle pratiche più rispettose dell’ambiente e della salute dei consumatori.
Ma le organizzazioni che operano a livello mondiale in materia di produzione, certificazione, formazione e promozione dell’ agricoltura biologica si sono volute equipaggiare con un codice di comportamento che impegna i membri dell’ Ifoam (Feder. Internazionale dei Movimenti di agricoltura biologica) al rispetto di linee guida non vincolanti ma raccomandate, in quanto sintetizzano lo stato attuale dei metodi di produzione e trasformazione. Nel 1999 inoltre la Commissione del Codex alimentare ha dato vita alle direttrici in materia di produzione, trasformazione, etichettatura e commercializzazione di prodotti più verdi. E che oltre a fissare i principi della produzione biologica a livello di azienda agricola, seguono il viaggio dei prodotti nella confezione, immagazzinamento, trasporto, etichettatura, commercializzazione, consentendo agli Stati membri di elaborare le loro norme nazionali sulla base dei principi comunitari senza trascurare le specificità autoctone e la biodiversità.
E sempre nel 1999 anche la FAO ha adottato un programma di lavoro nel settore dell’agricoltura biologica per promuoverla nei paesi in via di sviluppo.

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