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Bioetica: no a sospensione alimentazione forzata per stadi vegetativi

E' questa la posizione espressa dal Comitato nazionale di bioetica (Cnb) in un documento approvato a maggioranza

di Redazione

No alla sospensione delle pratiche di alimentazione artificiale e di idratazione nei pazienti in stato vegetativo persistente. E’ questa la posizione espressa dal Comitato nazionale di bioetica (Cnb) in un documento approvato a maggioranza. Il Comitato di bioetica prende dunque posizione dopo il drammatico caso di Terry Schiavo, la cui morte a seguito della decisione di staccare il tubo dell’alimentazione forzata da parte dei giudici Usa scosse il mondo pochi mesi fa. Il documento, ha spiegato il presidente del Cnb Francesco D’Agostino, ”e’ stato approvato a maggioranza dai due terzi del Comitato e sara’ reso pubblico nelle prossime settimane”. Il punto, ha sottolineato D’Agostino, e’ valutare se tali pratiche possano configurarsi, in particolari casi, come accanimento terapeutico: ”Si tratta di pazienti – ha affermato – che possono essere alimentati e idratati anche da familiari e non necessariamente in ospedale. Pertanto, alimentazione e idratazione artificiali in pazienti in stato vegetativo persistente non sono da considerarsi, secondo il documento del Cnb, un atto medico ma un atto di assistenza di base che, come tale, non puo’ configurarsi come accanimento terapeutico”. il Cnb a maggioranza, ha detto D’Agostino, ”ha dunque ritenuto che non sia lecito sospendere queste pratiche”. Netto il giudizio del presidente del Cnb: ”Parliamo naturalmente di situazioni patologiche estreme e tragiche, ma ritengo che nei confronti di questi pazienti l’alimentazione e idratazione artificiali abbiano il valore simbolico di un’assistenza totale a persone che ne hanno assoluto bisogno. Non riesco dunque a considerare tali azioni – ha commentato – un semplice atto medico; si tratta, al contrario, di una pratica di assistenza gratuita e pura che non andrebbe mai lasciata cadere”. Di segno opposto la posizione di minoranza, a favore della sospensione di tali pratiche in particolari casi. Secondo alcuni dei membri laici del Cnb, infatti, alimentazione e idratazione artificiali in pazienti in stato vegetativo persistente possono essere considerati un atto medico, come afferma parte della letteratura scientifica, dal momento che si tratta di procedure comunque complesse e che richiedono un’esperienza clinica. In questo senso, tali pratiche possono anche configurarsi, in determinati casi, come accanimento terapeutico e possono, quindi, essere sospese. Un’ulteriore posizione e’ quella espressa dal vicepresidente del Cnb, Cinzia Caporale: ”Il consenso del paziente – ha sottolineato – rappresenta il faro bioetico per eccellenza, questo significa che tutto quello che il paziente puo’ decidere per se stesso attraverso le direttive anticipate vale anche per il futuro e riguarda – ha concluso – pure pratiche quali l’alimentazione e idratazione artificiali in casi estremi in cui l’individuo non e’ piu’ cosciente”.


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